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-e tu perchè sei triste?- si avvicinò con ancora quella coperta sulle spalle.

-nulla, giornata storta. Mi fa arrabbiare tutto cazzo!- un mio pugno colpì il muro di marmo, e come potete ben pensare, mi feci molto male alla mano.

-AAH! Ma che fai? Mi fai paura!- Iniziò a tremare, si tirò la coperta verde fino alla testa, rannicchiato.
Mi sembrava un pisellino.

Massaggiai la mia mano, non sapevo se sarei riuscito a trattenermi ancora a lungo, così corsi in camera mia.

Presi a pugni il letto, lanciai a terra il cuscino e strappai dei fogli su cui avevo scritto un'idea per una storia.

Ero furioso, a lavoro il vicecapo mi stressava con la consegna degli orari, che a quanto pareva, non poteva farsi da solo. Inoltre.

Non riuscivo più a reggere la situazione con la mia ragazza.

Le idee per una storia da pubblicare erano inesistenti.

E come se non bastasse, forse mi stavo innamorando, dell'ultima persona a cui avrei mai pensato.

Avevo bisogno di qualcuno che mi consigliasse cosa fare, ma quella perosona, per me, se n'era andata già da tempo.

Spinsi la sedia a terra, fece un rumore frastordante. Calciai il cestino da cui uscirono tutte le carte e proprio quando stavo per iniziare a tirarmi i capelli, qualcuno bussò alla porta.

Quelle piccole crisi isteriche venivano già ai tempi dell'adolescenza, mi stressavo e esplodevo. Inoltre non avevo nemmeno fatto gli esercizi della respirazione che mi aveva assegnato il mio psicologo.

Eijiro aprì la porta della mia camera leggermente intimorito. Lo fulminati con lo sguardo.

-che hai da guardare?!- strinsi i pugni e forzai la mascella

Singhizzò, ma cercò di non farsi sentire -mhh tu non ti senti bene hic volevo aiutarti hic p-però non sono bravo hic con le parole hic- si avvicinò, io venni colto alla sprovvista. Lasciai cadere qualunque cosa avessi in mano e stessi per scaraventare a terra.

Me lo ritrovai avvinghiato al collo.
-noi siamo amici, e gli amici si aiutano... vero Katsuki?-
Era davvero un bel abbraccio.
Pieno di calore e sicurezza. Ti avvolgeva come una coperta in pieno inverno.

Quando riaprì gli occhi, Eijirou non c'era più, aveva preso il suo posto, mia madre.

La vidi con il suo solito maglioncino viola, la maglietta bianca e una gonna sul nero.

-Ma- mi mise una mano sulla guancia a cui io mi strusciai sorridendo amaramente.

-So che ti manco tesoro, anche tu mi manchi tanto. Ora sto bene, ma tu non fare il monello senza di me. Diventa l'uomo che volevi diventare fin da piccolo e segui il tuo cuore- sorrise, ma proprio quando stavo per ringraziarla il suo sguardo mutò. Diventò triste e cupo.

Indicò un punto indefinito dietro di me e disse solo: "perchè lo hai fatto? Erano così belle"

Volevo abbracciarlaa, ricambiare il gesto d'affetto precedente ma lei sparì non appena la toccai.

Mi pulsavano le tempie, mi sedei sul letto poggiando la schiena al capezzale.

-Bakugou! Ti sei svegliato!- Mamma? Mi strofinai gli occhi.

Il moro era inginocchiato accanto al mio letto con una bacinella d'acqua. Portò le sue labbra sulla mia fronte come se mi volesse dare un bacio. Ero imbarazzato, così mi girai.

-Bakugou hai la febbre ristenditi per favore- rimboccò le mie coperte e mise uno straccio bianco bagnato sulla mia testa. Tremavo di freddo, poi avevo molto caldo, beh, non mi ammalavo da tanto.

-Mi sono permesso di cucinare per te un passato di verdure, viste le tue condizioni, apri la bocca dai- mi portò il cucchiaio alle labbra. Offeso mi girai. Non ero un bimbo

-Bakugou! Non farti pregare dai- lasciò il piatto sul comodino e prese la coperta che aveva addosso prima, piegata perfettamente sulla scrivania e me la mise sopra tutte le altre.

-posso?- dopo aver acconsentito, egli si sedè sul mio letto.

-prima mentre stavamo parlando, ci siamo abbracciati, ricordi?- annuì

-poi ti sei aggrappato a me e le tue gambe hanno come, mmh ceduto. Quando ti ho messo a letto ho notato che avevi la febbre e così ho aspettato che ti svegliassi rimettendo in ordine la stanza e cucinandoti qualcosa. Mi ero preoccupato sai. Ci tengo a te- sorrisi.

Mi guardai attorno, tutto perfettamente al suo posto, eccetto...

-dov'è la mia pianta di rose?- doveva essere vicino al balcone. L'altro sospirò. Uscì dalla stanza e tornò con una busta verde.

-Ho trovato il vaso già spaccato, la terra fuori e i petali strappati dal gambo. Mi dispiace, non sapevo cosa fare. Mmh anche il cuscino era sporco. Sarà caduta colpita da quello-

Un'altra, ne avevo uccisa ancora una.

Allungai la mano e presi un petalo. Povere rose. Asciugai con il palmo i miei occhi.

-Bakugou? Stai tanto male? Cosa posso fare?-

Quei fiori erano l'unica cosa che riusciva a farmi sentire ancora vicina mia mamma. Ma si erano spenti, anche quelli, proprio come lei.

Happy Sugar Life KIRIBAKU Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora