Aitor Cazador × (Fem!) Reader

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"Dove te ne scappi così in fretta T/N?"
"Va via Aitor, mi hai stancata"
La ragazza aveva le lacrime agli occhi.
Si mise a correre, ancora con la divisa da calcio addosso, e se ne andò. Dove fosse diretta, solo una persona poteva saperlo.
Non lo aveva mai ammesso a sè stessa, ma lei qualcosa per quel dispettoso, combina guai, lo provava. Lui però non sembrava aver inteso la cosa a dovere, tanto che, spesso, i suoi scherzi la portavano a starci male, e non glielo aveva mai fatto notare, almeno fino a quel giorno. Sky la richiamò.
"T/N, aspetta!"
Ma fu tutto inutile. Ormai della ragazza non c'era più traccia.
"Che le hai fatto sta volta?"
"Beh, diciamo che non sapevo che quello stupido bracciale fosse così importante per lei e quindi..."

"Cosa hai fatto?! Ti rendi conto che quella era l'ultima cosa che le era rimasta dei suoi genitori?"
"Non lo sapevo"
"E questo è uno dei motivi per cui non si dovrebbe toccare la roba degli altri"
Aitor era davvero dispiaciuto per quello che era successo. Con i suoi scherzi lui non avrebbe mai voluto mirare a fare stare male qualcuno, tanto meno T/N. Odiava essere così, ma non poteva farci nulla: non era uno sentimentale, non sapeva come esprimere quello che provava, e quindi si comportava così. Decise di prendere ciò che rimaneva del bracciale e sistemarlo. Ricordava esattamente come fosse prima, quindi non sarebbe stato difficile farlo tornare al suo antico splendore. Gli allenamenti ormai erano al termine, così prese il suo borsone e corse a casa.
"Ah, Aitor sei tornato"
"Sì papà. Sai dov'è papi?"
"Tuo padre dev'essere nel suo ufficio"
"Grazie"

Prima di entrare nell'ufficio del padre, Aitor si diresse nella sua camera per posare il borsone. Si diresse poi davanti alla porta dell'ufficio, la targa diceva 'Jordan Greenway'. Bussò e appena gli venne dato il consenso, entrò nella stanza.
"Hey Aitor, sei tornato. Com'è andata oggi?"
"Non benissimo"
"Cos'è successo?"
Dopo aver spiegato tutto a suo padre Jordan fece un lieve sorriso.
"L'importante è che tu abbia imparato la lezione. Ti aiuterò a riparare il bracciale, così ti potrai scusare con T/N"
Il ragazzo pensava a quello che gli disse Riccardo: 'quella era l'ultima cosa che le era rimasta dei suoi genitori'. Si sentiva ancora più in colpa, perché lui stesso era rimasto senza genitori e di loro non gli era rimasto nulla se non un ricordo vago e sbiadito. I suoi padri, Jordan e Xavier, lo avevano adottato quando era piccolo ed era felice di aver trovato qualcuno che lo amasse e lo facesse sentire parte di una famiglia. Ma T/N... chissà se lei aveva trovato qualcuno, come lui, oppure no?

Non si rese conto di essersi immerso talmente tanto nei suoi pensieri, da essersi perso a fissare il vuoto. Suo padre invece lo aveva notato perfettamente.
"Aitor, è sistemato"
"Grazie papà. Ti voglio bene"
Jordan fu sorpreso, poiché suo figlio non gli aveva mai mostrato molto affetto, e quando lo faceva era un momento speciale, ed in quel momento Aitor sembrava non volersi più staccare dall'abbraccio che gli stava dando.
"Che succede?"
"È solo che... pensavo che sono fortunato ad avere te e papà. Immagino chi invece non ha nessuno. Sono felice di stare con voi"
Per un attimo gli tornò in mente quando Aitor venne a casa con loro per la prima volta. Era un bambino di soli 5 anni e quando gli diede il suo primo abbraccio disse le stesse esatte parole: 'sono felice di stare con voi'. Sorrise istintivamente.
"Anche noi siamo felici di averti qui, credimi, non sai quanto"
Aitor immaginava solo, quanto i suoi padri debbano aver fatto fatica per riuscire a crearsi una famiglia.

Uscito di casa, chiamò subito la dolce Sky.
"Hey Sky, sai dov'è T/N?"
"Sì, T/N è..."
La ragazza giocava con quel bimbo così carino. Era piccolo, ma a lei faceva piacere sapere di averlo vicino: per lei era la cosa più preziosa. Aveva appena imparato a camminare e aiutandolo, tenendolo per le manine, lo stava accompagnando al recinto della sabbia. Lo lasciò giocare per andarsi poi a sedere su una panchina poco distante da lì.
"T/N!"
Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque: quello era Aitor. Cosa ci faceva lì? Non gli era bastato l'episodio del primo pomeriggio?
"Ciao, Aitor"
"T/N, sono venuto per darti questo"
Quasi non ci credeva, il suo bracciale era stato riparato! Ma perché lo aveva fatto?
"Grazie Aitor, sai per me quel bracciale significa molto"
"Lo so, me lo hanno detto. Ti chiedo scusa per aver toccato le tue cose senza il tuo permesso"
Aitor si stava scusando? Perché gli asini non avevano ancora preso il volo?
"Aitor Cazador che si scusa? Questa mi è nuova"
Disse ridacchiando.
"Sì. Vedi, anche io ho perso i genitori da molto piccolo. Da un po' di anni sono con una coppia di ragazzi che mi ha adottato, e sono felice, ma tu..."
"Io invece sto con una donna molto forte. Si chiama Camelia Woods, ed è la mia mamma adottiva. È sola, e quando è venuta all'orfanotrofio avrebbe potuto scegliere chiunque. Io ero già grande, e nessuno mi avrebbe mai presa. Invece lei scelse subito me"
Ad Aitor si illuminarono gli occhi. La sua
T/N aveva trovato qualcuno che la accogliesse.
"Poi, dopo un lungo tempo di prove e fallimenti, è riuscita ad avere anche un bambino tutto suo. È il mio fratellino, e sta giocando sulla sabbia"
"Sono felice per te"
"Grazie. Si chiama Kousei, ed è un amore. Ha appena imparato a camminare e a parlare. È timido, ma quando prende confidenza diventa un gran chiacchierone"

Il bambino smise di giocare con la sabbia per tornare dalla sorella, ma quando vide Aitor, d'istinto si andò a nascondere dietro la più grande. Il giovane si accucciò e piano piano tese una mano verso il bambino che, titubante, sbirciava da dietro le gambe della sorella.
"Ciao"
Il piccolo lanciò uno sguardo verso T/N che di rimando, gli sorrise e annuì leggermente. Poi prese coraggio e decise di andare in contro al più grande.
Dopo aver giocato un po' con lui, il bambino rideva come un matto. Decise poi di andare a giocare di nuovo sulla sabbia per fare un disegno su di essa.
"Certo che ci sai fare con i bambini"
"Tu dici?"
"Certo! Secondo me saresti un padre fantastico"
A quelle parole, il ragazzo arrossì leggermente.
"Beh, immagino che tu non saresti da meno"
Anche T/N arrossì di poco per il complimento. I due ragazzi si girarono allo stesso tempo l'uno verso l'altro: I loro sguardi erano intensi, vividi, pieni di parole che non sapevano come pronunciare. I due fecero insieme il passo che li portò ad unire le loro labbra: sembrava surreale. Entrambi avrebbero voluto restare così per sempre: tutto sembrava fermo, come se il tempo avesse smesso di scorrere, e ci fossero solo le labbra dell'altro dove rifugiarsi in quell'istante. Quando si staccarono si presero per mano senza dire una parola. Nemmeno la più piccola frase avrebbe potuto fare di quel momento qualcosa di meglio rispetto a quello che già era, e loro lo sapevano: molto spesso il silenzio vale più di mille parole. Si diressero mano nella mano verso il recinto con la sabbia dove Kousei attendeva I due ragazzi per mostrargli il suo disegno. Altro non era che un dolce disegno di due omini, uno con I capelli lunghi e uno corti, (presumibilmente loro due) che si yenevano per mano, e lui in mezzo. Dopo aver fatto I complimenti al piccolo, presero una manina a testa e tutti insieme si diressero fuori dal parco. Erano rimasti solo loro per strada, e chiacchieravano come se tutto fosse esattamente come doveva essere.

Fine

Inazuma Eleven one shots & x reader (IE 1-2-3 & GO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora