capitolo 23 -limbo-

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I girasoli seguono l'ondeggiare del vento. Sembra quasi che non riescano più a controllare loro stessi, e si facciano trasportare dalla brezza estiva.

Forse è per questo che mi fermo a guardarli: mi incantano con il loro movimento soave e a tratti leggiadro.

Chiudo gli occhi per ascoltare il luogo che mi circonda: un trattore qualche campo più in la sta passando sulle stradine sterrate. Il rumore del motore cerca di sovrastare quello squillante del canto degli uccellini.

Si crea una armonia stonata, come quella che persiste in me da un po'.

Un fatto può realmente sconvolgerti la vita, ma una persona è tutto un altro paio di maniche. Da quando ho incontrato Thomas, nulla mi sembra più seguire un senso logico.

Riapro gli occhi e lo vedo camminare a qualche passo da me.

Tiene una mano della tasca dei pantaloncini neri corti fino al ginocchio, mentre l'altra è lasciata distesa vicino al fianco. I capelli marroni alla luce del sole mostrano una serie di riflessi biondi che ricadono leggeri.

Se non lo conoscessi, potrei dire di star vivendo una di quelle scene da film d'amore, dove la protagonista scopre finalmente chi è il ragazzo che ha di fronte.

Ma io e Thomas non siamo destinati ad avere lo stesso destino.

Lui ha ancora troppe ferire e tagli da risanare, mentre io sono un vaso di porcellana che un bimbo a involontariamente fatto cadere. Pur provato ad rincollare i pezzi, rimane fin troppo delicato per poterlo affidare a qualcuno.

Entrambi siamo ricoperti di cicatrici invisibili, che nessuno conosce, e a tratti nemmeno noi.

Ciò che succede nella casa sull'albero rimane nella casa sull'albero.

Questa è la frase che continuo a ripetere da circa 10 minuti. Più o meno da quando Thomas si è voltato e mi ha semplicemente rivolto un sorriso.

I suoi occhi colpiti dal sole sono ancora più azzurri, limpidi come l'acqua di un lago. 

Devo smetterla di pensare a certe cose, sono solo azzurri, niente di più, niente di meno.

Manca poco a raggiungere l'oratorio posto vicino alla piccola chiesa quando Thomas decide di voltarsi di nuovo verso di me.

-Che cosa ti frulla in quella piccola testolina, Lara?-

Mentre lo dice inclina leggermente la testa. E' una mossa così incredibilmente tenera che mi viene da sbuffare.

-Perché credi sia così?- gli rispondo e involontariamente piego la testa come aveva fatto lui poco prima.

Lo vedo sorridere, come se si trovasse davanti a una bimba di 5 anni.

-Raggio di sole, tu non sei mai così silenziosa, è fisicamente impossibile-.

Dice ridendo nello stesso modo di prima.

-Ehi, con questo cosa vuoi dire? Che sono logorroica?- La frase doveva sembrare minacciosa, ma la voce mi esce un po' spezzata.

Non la smette di prendersi beffe di me così decido di passare all'azione.

Lo colpisco prima alla spalla e poi nello stomaco. 

Brava Lara, questo si che è un comportamento da ragazza di 17 anni. A dire il vero chi vedrebbe la scena da fuori mi riterrebbe più una bambina a cui non è stato concesso il gelato.

Vedendo che non sortisce alcun effetto decido di usare il piano B.

Inizio a fargli il solletico e lui tenta di fermarmi. Proprio mentre riesce a bloccarmi i polsi Marika compare davanti al cancello con a fianco Victoria.

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