Noi amici? Mai

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Era notte fonda quando i tre ragazzi giunsero a casa Byers. Erano armati fino ai denti e pronti per mettere in atto la loro vendetta.

Entrarono nella casa e si misero subito a lavoro. Iniziarono ad attaccare tutte le luci di Natale, che in precedenza erano state staccate da Joyce e Hopper. Montarono la trappola per orsi nel corridoio, mentre nella camera di Will attaccarono un filo con all'estremità uno yo-yo che serviva a segnalare la presenza del mostro. Evelyn cosparse tutto il pavimento con della benzina, mentre Nancy metteva le pallottole nella pistola e Jonathan era intento ad aggiungere dei chiodi nella vecchia mazza della ragazza.

Tutto era pronto, ma adesso arrivava la parte più difficile: preparare l'esca.

"Ripassiamo di nuovo il piano."

"Di nuovo, Jonathan? Lo sappiamo già a memoria." si lamentò Evelyn. Avevano passato i precedenti dieci minuti a ripeterlo, parte per parte. Oramai lo sapevano perfettamente e se qualcosa doveva andare male lo avrebbe fatto comunque.

"Di nuovo. Non dobbiamo sbagliare niente, non abbiamo altre possibilità. Se va male noi..." Jonathan si fermò. Non voleva neanche pensare a cosa sarebbe potuto succedere se il piano non avesse avuto successo.

"Ok, ok...allora, appena lo sentiamo corriamo in camera di Will..."

"Attente alla trappola."

"Poi aspettiamo che si muova lo yo-yo." disse Nancy aggiungendosi alla conversazione.

"E poi..." disse Jonathan mentre accendeva la fiamma dell'accendino che teneva in mano.

"Flambè!" concluse Evelyn con un debole sorriso sulle labbra. Anche in questa circostanza era rimasta la solita divertente ragazza, perché in fondo sapeva di avere il dovere di provare a sdrammatizzare.

"Grazie per questa perla, Eve. Ma adesso..." la rimproverò Jonathan, che proprio non ce la faceva a scherzare.

Tutti e tre presero un coltello dalla cucina e se lo portarono vicino al palmo della mano sinistra.

L'esca consisteva nel farsi un piccolo taglio sulla mano e lasciar fluire il sangue così da attirare il Demogorgone.

"Al mio tre." continuò il ragazzo. "Uno...due...sentite non siete obbligate. Posso farlo solo io. Andrà bene lo stesso, credo."

"Smettila di parlare." lo zittì Nancy prima di urlare "Tre!".


Dopo aver lasciato scorrere il sangue per qualche minuto ed aver sporcato tutto il tappeto del soggiorno, presero delle fasce e iniziarono a medicare le ferite. Si accomodarono sul divano ed attesero un qualsiasi segno.

"Avete sentito?" chiese tutto d'un tratto Nancy.

"È solo il vento." la rassicurò Evelyn.

"State tranquille. Mia madre ha detto che le luci parlano quando arriva." le tranquillizzò il ragazzo.

"Parlano?" chiesero stupite le ragazze.

"Be, no...lampeggiano. Come una specie di allarme."

Dopo quella scoperta, Evelyn si concentrò molto di più attentamente sulle luci, mentre gli altri due si comportavano di nuovo da "fidanzatini", come piaceva chiamarli lei. Possibile che quando erano soli dovevano sempre fare così? Perché doveva sempre sentirsi di troppo? Ma soprattutto, perché quei due non ammettevano i reciproci sentimenti evitando così di sembrare degli idioti?

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta. I tre sobbalzarono e prima ancora di capire chi fosse, Evelyn aveva già in mano il suo arco e lo puntava in direzione della porta.

We can be heroes - Steve HarringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora