Niente più bugie

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Undici era a casa ed era salva. Evelyn si ripeteva queste parole nella testa da almeno cinque minuti. Non era riuscita a fare neanche un passo verso la ragazzina, al contrario di Mike che le si era gettato al collo dopo pochi secondi.

"Eve?" Il sussurro era uscito dalle labbra di Undici. Guardava la maggiore con un piccolo sorriso ad illuminarle la faccia.

Evelyn la strinse tra le braccia.

"Perché piangi?"

Solo in quel momento si accorse di aver le guance rigate dalle lacrime. La gioia di rivedere quella ragazzina, che in poco tempo era entrata nella sua vita e nel suo cuore, l'aveva destabilizzata.

Sciolse l'abbraccio con Undici così da permettere anche agli altri di poterla finalmente salutare. Spostò lo sguardo verso destra e notò Steve. Aveva osservato tutta la scena con il sorriso sulle labbra. Neanche dopo tutto questo tempo gli era facile capire quanto lei amasse quei ragazzini.

"Non ho mai smesso di sperare." disse Mike, ancora con lo sguardo stravolto. "Ti ho chiamata ogni sera per..."

"Trecentocinquantatre giorni" concluse per lui Undici. "Ho sentito."

Mike strabuzzò gli occhi. "Perché non mi hai risposto?"

"Perché non glielo permettevo." La voce ferma di Hopper rimbombò nella casa. "Né a lei, né a Evelyn."

Fantastico, pensò Evelyn. Adesso sì che si trovava nei guai. Tutti i ragazzi più piccoli spostarono lo sguardo su di lei, e nessuno di questi era uno sguardo dolce e comprensivo.

"Tu lo sapevi?" Più che una domanda quella di Mike sembrava una condanna a morte.

Evelyn tentò di spiegare, ma le urla e le accuse di suo fratello e dei suoi due amici erano più forti di tutto. Non cercavano neanche di capire la sua posizione. Hopper le aveva impedito di dir loro la verità. Quelli che rischiavano la pelle erano Undici e tutte le loro famiglie, non poteva di certo fregarsene e condannarli a morte perché quei quattro sciocchi dovevano sapere sempre tutto. Eppure, mentre le gridavano contro, gli occhi le si riempirono di lacrime per la seconda volta nell'arco di poco tempo. Sembrava strano, ma sapere di averli delusi fu peggio di un pugno per Evelyn.

Steve si accorse subito che qualcosa non andava. Le si avvicinò sempre di più cingendo il braccio intorno alla sua vita. Lo aveva visto nei suoi occhi il dolore che provava in quel momento e questo era l'unico modo per darle conforto.



Dopo i saluti, Undici volle vedere con i suoi occhi il piccolo Will ancora addormentato. Ritornando verso la compagnia, la ragazzina notò il foglio dove c'era CHIUDETE LA PORTA e il suo sguardo vi rimase incollato per molto tempo.

"Hai già aperto questa porta prima, vero?" chiese Joyce speranzosa. In risposta ricevette solo un lieve cenno di assenso.

"Pensi che se..." la voce le si smorzò per la tensione "se ti riportassimo laggiù, potresti chiuderla?"

"Sì"

Per l'ennesima volta quel giorno si spostarono tutti nella cucina di casa Byers. Hopper aveva preso la parola e cercava di fare il punto della situazione.

"Non è com'era prima, è cresciuto. Tanto." Raccontò tutto quello che aveva visto nel laboratorio solo poche ore prima. "E pensando di poter entrare là, quel posto è pieno di quei cani."

"Democani" lo corresse subito Dustin.

"Dustin non è il momento per le tue lezioncine. Lì fuori c'è una cosa che vuole ucciderci tutti." Evelyn non tentò di essere dolce in quel momento. L'unica cosa che le interessava era salvare la pelle alle persone che amava.

We can be heroes - Steve HarringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora