Il Sottosopra sta ritornando

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Continuarono a camminare per chilometri e chilometri sotto terra. Più procedevano più Evelyn si sentiva mancare l'aria. Dei piccoli, fastidiosi brividi le rizzarono i peli sulle braccia. Quella sensazione era talmente tanto orribile, da non lasciarle spazio per nessun altro pensiero.

Due braccia le circondarono le spalle e la spinsero verso una piccola rientranza del tunnel. Robin la guardò negli occhi e con un piccolo movimento della testa le indicò l'altro lato. Un militare sovietico era appena passato davanti a loro.

"Ok, libero." mormorò Steve dopo aver controllato. "Libero. Andiamo."

Uscirono dal loro nascondiglio il più silenziosamente possibile. Proseguirono sulla loro strada, sempre prestando la massima attenzione.

"C'è mancato poco." sussurrò Robin.

Evelyn annuì. "Troppo poco."

Steve si voltò verso il resto del gruppo. "Tranquilli. Va bene?" disse per poi proseguire aumentare il passo in direzione dell'ennesimo tunnel. "Nessuno ci ha..."

"Visti?" concluse per lui Evelyn.

Davanti a loro si estendeva un'enorme stanza piena zeppa di russi, alcuni indossavano la divisa bianca come quella degli scienziati, altri erano sicuramente dei militari. Se questo non era bastato a farle perdere il respiro ci pensarono tutte quelle armi tra le loro mani.

"Merda!"

Steve spinse gli altri dietro a una grande cassa rossa per evitare di farsi vedere.

Evelyn cercò di trovare un piano, un piano geniale per scappare senza farsi vedere. Ma come avrebbero fatto? Di russi ce n'erano a bizzeffe mentre loro erano solamente cinque. Non avevano grandi possibilità. Anzi, non c'erano affatto.

"Alba rossa." sussurrò Dustin.

"L'ho visto." disse Erica. "Primo piano, nord-ovest."

"Visto cosa?" domandarono Steve e Robin in contemporanea.

"La sala di comando!" rispose Erica convinta.

"La sala di comando?"

"Corretto."

"Ne sei sicura, Erica?" le domandò Dustin.

"Affermativo." rispose. "La porta si è aperta per un secondo e ho visto un mucchio di luci, macchine e attrezzature."

Dustin sbuffò contrariato. "Potrebbe essere mille altre cose."

"Tipo cosa, Dustin? Un parco giochi?" domandò Evelyn. "È l'unica possibilità che abbiamo." aggiunse quando tutti gli occhi le furono puntati addosso.

"Io sono con te." Robin sorrise. Era sicura di quello che diceva. "Dobbiamo rischiare."

Le ragazze puntarono gli occhi su Steve, l'unico che non avevano ancora espresso la propria opinione. Spostò lo sguardo da Evelyn a Robin e viceversa, poi sbuffò arrendendosi.

Controllarono la situazione, e quando furono certi di avere la strada libera strisciarono verso la porta descritta da Erica. Uno scienziato l'aprì con la carta magnetica e ne uscì velocemente, senza prestare troppa attenzione nel richiuderla.

Avevano un'occasione. Una soltanto.

"Andiamo." disse Steve correndo verso la porta. Riuscì a bloccarla, facendo entrare tutti nella stanza.

Ce l'avevano fatta.

Evelyn non aveva idea di come l'avevano fatto, ma poco importava. Buttò fuori tutta l'aria che aveva trattenuto fino a quel momento. Si voltò verso l'altra parte della stanza, e con suo grandissimo orrore notò un militare seduto sulla sedia con delle grandi cuffie sulle orecchie.

We can be heroes - Steve HarringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora