Una porta sul retro

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"Ehi, Dustin." gracchiò una voce alla radio. "Qui è Eddie, l'Esiliato."

Evelyn non si mosse nemmeno di un millimetro, convinta di essersi sognata quella leggera voce vicino al suo orecchio destro.

"Dustin" continuò la voce, "mi senti?"

Evelyn si stropicciò gli occhi e a tentoni cercò di raggiungere il walkie-talkie abbandonato a qualche centimetro da lei. Lo prese tra le mani, alzò l'antenna e premette il pulsante.

"Sono Eve..." mormorò, ancora troppo addormentata per aggiungere altro.

Dall'altra parte sentì Eddie ridere. "Ben alzata, Eve." scherzò. "Mi servirebbe una consegna di cibo piuttosto in fretta, a meno che non vogliate che esca allo scoperto."

"No!" urlò la ragazza, facendo svegliare di soprassalto Nancy, che dormiva con la testa appoggiata alle sue gambe.

"Ti prego, Eddie. Resta dove sei. Arriviamo il prima possibile." concluse Evelyn. Era già pronta ad attaccare, quando l'altro tossicchiò nella speranza di riottenere la sua attenzione.

"Senti... potreste prendermi sei birre? Lo so che è una gran cazzata bere adesso" aggiunse velocemente, "ma una birra fredda mi calmerebbe i nervi."

La ragazza alzò gli occhi al cielo. Quello le sembrava il momento meno adatto per bere, ma acconsentì, pur di non doversi sorbire le sue suppliche di prima mattina.

Era pronta a terminare finalmente la chiamata e a ritornare a dormire, quando Nancy le appoggiò la mano sulla spalla e la scosse violentemente. Evelyn si voltò di scatto e notò il divano vuoto, o per meglio dire il 'letto improvvisato' per Max. Le coperte erano state accantonate senza troppa eleganza, ma della ragazzina non c'era alcuna traccia.

La sera precedente, dopo gli eventi al cimitero, si erano riuniti nella casa dei Wheeler e avevano deciso di rimanere tutti insieme lì. Dovevano controllare Max. Ognuno di loro aveva un turno preciso. E, in quel momento, il turno era di... Dustin.

Le due ragazze si alzarono velocemente dal pavimento e si precipitarono dall'altra parte del salotto, dove c'erano Robin, distesa sul secondo divano e Dustin, seduto per terra con la testa appoggiata alla televisione.

"Dustin!" gli urlò Evelyn, scuotendolo fino a farlo svegliare.

Il fratello aprì lentamente gli occhi e poi li richiuse a causa della fastidiosa luce mattutina. "Cosa?" riuscì a biascicare.

"Non dovevi sorvegliare Max?" gli chiese Nancy, innervosita e preoccupata allo stesso tempo.

Dustin spalancò gli occhi di colpo. Questa volta l'aveva combinata grossa, ne era consapevole. "L'ho fatto, te lo giuro, Eve." disse tutto d'un fiato.

"Allora dov'è?"

Il più piccolo dei Henderson si guardò in giro. Ispezionò tutto il soggiorno, nella speranza di scorgere la ribelle chioma rossa. Ma lì Max non c'era. E lui era nei guai fino al collo.

"Era qui un secondo fa. Giuro che avrò dormito al massimo per..." si tirò su la manica della felpa e controllò l'orologio. Alzò lentamente la testa e sul suo volto si poteva leggere solo una cosa: senso di colpa. "Un'ora." sussurrò debolmente.

Evelyn sbuffò. Si diresse verso la cucina, nella speranza di trovarla lì. Altrimenti avrebbe chiesto aiuto ai genitori di Nancy.

Entrò di corsa in cucina e la signora Wheeler la salutò con un radioso sorriso stampato sul volto. Indossava un grembiule da cucina e in mano reggeva un enorme vassoio pieno zeppo di pancake. Il signor Wheeler, invece, sedeva al suo solito posto, sempre troppo impegnato a leggere il giornale per degnare gli altri di un saluto.

We can be heroes - Steve HarringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora