Correre verso la luce

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Rubare, o come preferiva dire Eddie 'prendere in prestito', il camper era stato più difficile del previsto. Soprattutto perché Eddie non era poi così bravo a mettere in moto collegando dei cavi. Eppure c'è l'avevano fatta.

Evelyn si affacciò al finestrino. Le foglie già di un verde brillante degli alberi venivano mosse da una leggera brezza primaverile. Erano in viaggio da almeno un ora e mezza e l'unica cosa che riusciva a scorgere ormai da miglia e miglia erano soltanto quegli alberi. Né una macchina né una casa nelle vicinanze.

Sbuffò e decise di spostare l'attenzione verso i suoi compagni di viaggio. Steve era impegnato a guidare e a chiacchierare con Nancy. Era strano vederli così in sintonia. Da quando si erano lasciati non avevano più passato molto tempo insieme, se non durante le loro avventure nel Sottosopra o a qualche uscita.

Era bello vederli scherzare e sorridere. Una volta finito tutto questo sarebbero diventati una grande famiglia. Era quello che si ripeteva nella testa da giorni, se non da anni. Ma ormai stava diventando tutto sempre più un'illusione che una realtà.

Era vero, anche lei aveva paura. Temeva di non farcela. Di non riuscire a proteggerli tutti. Di non riuscire a salvare sé stessa, questa volta.

"Hai sentito, Eve?"

La voce di Nancy la risvegliò dai suoi pensieri. Si alzò di scatto e si avvicinò ai due.

"Steve vuole avere sei bambini."

Evelyn lo guardò schioccata. "Sei bambini, Steve? Non ti bastano quelli che hai già?"

"Non sono figli miei." ribatté velocemente l'altro.

Evelyn alzò le spalle con noncuranza, come se quel fatto fosse del tutto irrilevante. "È come se lo fossero. E lo saranno per sempre. E poi c'è Robin."

"Robin?" le domandò lui.

"Lo sai che dovremmo mantenerla per sempre, vero? Quando ci sposeremo e compreremo una casa, dovremo sempre conservare una camera solo per lei." scherzò Evelyn. "Non ti libererai mai di Robin, né di tutti loro." concluse, indicando uno ad uno i ragazzi.

Sia Nancy che Steve scoppiarono a ridere. Ma, in fondo, erano consapevoli che quella era la realtà.

Da quando erano iniziate le loro avventure nel Sottosopra, avevano costruito questa enorme e variopinta famiglia. Ed Evelyn ne era più che felice. Certo, anche prima badava a quei quattro ragazzini e li considerava dei fratelli minori. Ma, da quando era arrivata Undici e il Sottosopra, tutto era cambiato. Si erano uniti. Ormai passavano la maggior parte del tempo insieme. E questo le piaceva. Come le piaceva vedere Robin e Nancy sempre più affiatate. O Steve e Dustin essere diventati ormai del tutto inseparabili. Quella era la sua famiglia. E, pensandoci bene, non avrebbe potuto chiedere di meglio.

"Eve!" la richiamò Lucas. Le tirò la manica della maglietta e la fece voltare bruscamente. "Vai a parlare con lei!" concluse, indicando Max, che se ne stava rannicchiata in fondo al camper con le cuffie sulle orecchie.

Ripensandoci, Evelyn era pronta a ritrattare tutto. Quei ragazzini erano la sua condanna. "Perché non potete stare semplicemente seduti e non litigare?" domandò infastidita. "Almeno per cinque minuti."

Lucas sbuffò. "Io e Max non abbiamo litigato." puntualizzò. "È stata lei a litigare con me. Ha fatto tutto da sola."

Fu in quel momento che Evelyn la vide. La rabbia, ma soprattutto la tristezza erano le uniche emozioni visibili sul volto di Lucas.

Sbuffò e maledì Lucas per averla disturbata, ma si incamminò verso la rossa. Le si sedette accanto e solo in quel momento Max la notò. Si tolse le cuffie e stoppò la riproduzione della solita canzone di Kate Bush.

We can be heroes - Steve HarringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora