Guardando negli occhi il ragazzo difronte a lei, Sanem intuì che non aveva nulla da dire di estremamente importante. Al contrario, voleva parlare con lei del suo ex ragazzo per poterla aiutare a ricordare, ma non aprì bocca. Bulut rimase ad osservare Sanem, senza spiaccicare una sola parola. Vennero però interrotti dal suono del cellulare di Can, che fece intuire subito della chiamata in arrivo.
«Emre dimmi» disse ignorando i due, fermi a guardarlo.
«Can sei da Sanem?»
«Si perché?»
«Abbiamo bisogno di te... O meglio, io ho bisogno di te»
«Che è successo?» Can impallidì all'istante, e Sanem lo notò, perciò si avvicinò a lui. Intrecciò le loro mani e avvertì una scarica elettrica partire dalla base della schiena.
«Leyla ha avuto un incidente con la sua macchina. Non abbiamo idea di chi sia il colpevole, ma a quanto pare le ha salvato la vita. I soccorritori dicono che se non avesse praticato il massaggio cardiaco Leyla avrebbe perso la vita»
Can posò gli occhi su Sanem. Come poteva riferire alla sua donna che sua sorella aveva avuto un incidente?
«Emre informo Sanem e saremo lì in un batter d'occhio, non fare cazzate» Una volta richiusa la chiamata, Can strinse più forte le loro dita, portandole ad arrossarsi.
«Che diavolo è successo? Perché sei impallidito e perché stai sfogando così forte?»
«Sanem... Mantieni la calma»
«Can non dirmi di restare calma, cos'è successo»
«Leyla ha avuto un incidente. Non so i dettagli, so semplicemente che chi guidava l'altra auto le ha praticato un massaggio cardiaco, salvandole la vita. Ma loro non hanno idea di chi sia. Suppongo che chiunque sia il responsabile abbia chiamato i soccorsi e voglio sperare che sia rimasta con lei ad aspettare il loro arrivo»
«Dobbiamo tornare ad Istanbul subito»
E fu questione di un attimo. Sanem preparò la sua valigia mentre Can sistemò i suoi bagagli, sotto lo sguardo di Bulut, preoccupato. Si avvicinò e posando una mano sulla spalla di Sanem, attirò gli occhi di Can su di lui.
«Hai bisogno di me?»
«No Bulut, davvero. Hai già fatto abbastanza per me, non ti chiederò di seguirmi anche ad Istanbul»
Anche perché non glielo permetterei, avrebbe voluto dire Can, ma si contenne.
«Sicura?»
«Evet»
«Se cerchi qualcuno con cui parlare o magari sfogarti, sono qui. Sempre qui, per te»
«Grazie davvero»
«Ci rivedremo vero?»
«Lo spero»
Mentre i due si abbracciarono, Can tossì, rompendo quell'abbraccio. Non desiderava altro che vederli divisi, quella troppa vicinanza dava sui nervi. Dopo aver lasciato quella stanza, camminarono dritti verso l'aereo da prendere, ma nessuno dei due aprì bocca anche solo per errore.
Si sentivano soltanto respiri profondi che portavano l'altro a pensare male. Se magari si stesse sfogando in silenzio? Se aveva paura di parlare o di chiedermi consiglio? Ma Can all'improvviso, ruppe quel ghiaccio.
«Sai siete molto amici tu e Bulut»
«Non mi pare il caso di parlarne ora»
«Ah no? Però quando sono stato io a sbagliare, pretendevi di sapere tutto e subito»
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Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ.
Fiksi PenggemarSe fosse stata Sanem a perdere la memoria, invece che Can, cosa sarebbe successo? La fenice come avrebbe potuto risorgere dalle sue stesse ceneri? E l'albatros sarebbe volato via, lasciando la sua compagna da sola, oppure l'avrebbe aiutata a guarire...