Mano nella mano fecero il loro ingresso nell'ufficio di Can, ma Sanem non riuscì a rimanere lontana dai pensieri che si erano accumulati durante il cammino. La gente sparlava e a lei non andava giù.
Can richiuse la porta, per poi avvicinarsi a lei e intrecciare le mani con quelle di lei. Quella vicinanza provocò brividi lungo tutto il corpo, ma trattenne le lacrime per via di ciò che desiderava avere e non poteva. Non avrebbe mai voluto mostrarsi debole davanti a lei.
«Quello che voglio chiederti non riguarda soltanto me, ma anche te»
«Tipo cosa?»
«Ti va di uscire stasera? Andiamo ovunque tu voglia»
Sanem era rinasta sorpresa, non se l'aspettava ma pensò ad una risposta. Non ricordò nessun momento che poteva essere accaduto nel suo passato e questo la fece tremare dall'ansia, ma non poté fare a meno di rispondere: «Evet, possiamo uscire. Non ho nulla da fare e onestamente mi piacerebbe passare un po' di tempo con un mio amico molto stretto... O oserei dire, intimo»
Erano bastate semplici parole per mandare in pappa il cervello di Can. Non aveva accettato la parola amico ma la parola intimo era andata bene. Sapeva che quello che c'era fra loro era profondo e il solo pensiero che Sanem lo sapesse, lo sforzò a lottare per lei.
«Si, esatto. In fin dei conti non faremo niente di male. E poi, avevo intenzione di chiederti altro. Avevo pensato di andare tutti quanti in campeggio, sai com'è... Per festeggiare il tuo ritorno»
«Ma Can, ognuno sparla di me a modo proprio. Come possono essere felici del mio ritorno?»
«Non lo faranno più, e poi ascolta. Gli altri avranno un'idea completamente opposta del campeggio, penserà che andremo lì per svagare prima della serata che ci sarà in onore della vittoria. Non so se ne sei a conoscenza, ma mentre eri via, abbiamo vinto il progetto contro la violenza sulle donne ed è stata proprio Deren a creare il tutto»
«Non ne avevo idea, alla fine sono tornata in agenzia da poco. Ma Can, io sono invitata a questa serata?»
«Assolutamente si Sanem, fai parte anche tu della squadra e quindi non possiamo di certo metterti fuori. Ora fai una cosa per me, torna davanti a tutti e riferisci loro del campeggio. Ricordati di informarli che sarà un campeggio prima della serata, tamam?»
«Perchè non dirgli che si va lì per me?»
«Perchè in parte è realtà. Nel senso che, porto i miei dipendenti a prendere un po' d'aria perché sono convinto che quella serata ci darà un bel da fare. E in parte, porto chiunque lì per festeggiare il fatto che tu sia viva. Ma questo lo diremo a fine giornata. Il campeggio sarà la settimana prossima» Sorrise Can, notando un velo di tristezza negli occhi di Sanem.
«Che succede? Parlami»
«È che... Sento di essere in un posto dove non appartengo Can, mi sento estranea, e non dovrei, visto che fino a qualche tempo fa io lavoravo qui dentro»
«Sanem sei consapevole del fatto che hai avuto un incidente e che per poco non sei morta? Sei stata in coma per due mesi, due fottuti mesi che mi hanno mandato in rovina. Stare senza di te è stato come rimanere senza ossigeno, quindi non importa come, l'importante è che tu sia qui. È normale che ti senti spaesata, non riconosci il tuo luogo di lavoro, ma hai semplicemente bisogno di tempo. Ti fidi di me?»
Sanem annuì, e non poté fare a meno di abbracciare Can per poterlo ringraziare. Se per lui quel gesto valeva qualcosa, per lei era simbolo di amicizia. Lasciò Can da solo dopo pochi secondi da quell'abbraccio, per poi dirigersi verso gli altri dipendenti. Non era facile per lei parlare con coloro che avevano sparlato di lei, ma si sarebbe dimostrata forte.
STAI LEGGENDO
Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ.
FanfictionSe fosse stata Sanem a perdere la memoria, invece che Can, cosa sarebbe successo? La fenice come avrebbe potuto risorgere dalle sue stesse ceneri? E l'albatros sarebbe volato via, lasciando la sua compagna da sola, oppure l'avrebbe aiutata a guarire...