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Quella voce. La sua voce. Quel suono sottile che richiamava il suo nome, lo si poteva sentire anche a miglia di distanza. La sua paura divenne il triplo più alta, e forse, era consapevole di quello che capitò quel giorno. Sanem sapeva che quelle parole avevano scosso Can come mai nessuno aveva fatto, eppure per lei era stato normale, non aveva avuto sensi di colpa in un primo momento. Era stato il suo istinto, erano venute spontanee. Ma quella spontaneità, aveva fatto male e aveva distrutto quel cuore che batteva per lei. Can era a terra, Sanem non era riuscita a sollevarlo, ma almeno, aveva sistemato un cuscino dietro il suo viso per provare a farlo stare più comodo. Incredibilmente, avvicinò man mano la sua mano a quella sua, intrecciandola immediatamente, e un forte scossone fece il suo ingresso all'interno dello stomaco.

«Can... üzgünüm» mormorò, osservandolo. «Ho chiamato l'ambulanza, stanno venendo qui. Ma tu puoi svegliarti prima, vero che lo farai?» Quelle parole non arrivarono a destinazione. Can non aprì gli occhi e Sanem fece cadere sulla pelle del suo ex ragazzo una lacrima, che lentamente scendeva e andava a fatti suoi.

Arrivarono i soccorritori che riuscirono a sollevare Can da terra e a posizionarlo sul divano. Sanem era sola in casa, Leyla aveva raggiunto il suo lavoro mentre i suoi genitori erano fuori a fare la spesa, per poi andare dritti al negozio. Nessuno aveva idea di quello che era successo.

Uno degli operatori chiese che cosa fosse capitato e Sanem spiegò tutto, dalla prima parola all'ultima. I medici riuscirono a farlo riprendere, ma avvisarono i due ragazzi di non muoversi. Can era debole e non poteva azzardarsi a muoversi per le prime ore, se non voleva crollare a terra. In serata avrebbe potuto raggiungere casa sua. Sanem annuì, e una volta lasciati andare i soccorritori, si avvicinò a Can.

«Mi hai spaventata» sussurró lei, non distogliendo mai lo sguardo dal suo. Quelle iridi scure non le riconosceva e avrebbe dato qualsiasi cosa pur di ritrovarle famigliari.

«Tu hai spaventato me, Sanem»

«Come?»

«Quello che hai sentito. Mi hai spaventato e mi spaventi ancora, io ti sono vicino ma non ti riconosco. È la tua stessa storia. Ti trovi in un posto dove la realtà che una volta vivevi cessa di esistere»

«Can, io so che sono state le mie parole a provocare questo tuo svenimento, ma ti giuro su quanto conta per me ricordare, che non avrei voluto andasse a finire cosi. Ti ho semplicemente chiesto di aiutarmi a ricordare ma mi rendo conto di aver peggiorato la situazione. Ma la verità è che io non so chi tu sia, posso considerarti amico ma non è reale. Nella vita precedente io e te eravamo un qualcosa, ma ora cosa siamo? Chi sei tu per me? Chi sono io per te?»

«Tu resti sempre la mia Sanem, la mia fenice» Parlò Can, portando le sue dita sulla pelle morbida di Sanem, che non si ritrasse.

«Non è vero Can»

«Cosa non è vero?»

«Bu» {Questo} poi aggiunse. «Mi hai appena detto che non mi riconosci, che mi sei vicino ma non hai idea di chi sono. Non è come prima, tutto è cambiato. Noi siamo cambiati»

«Sanem per me è un miracolo che tu sia qui, non so se rendo. Avevamo pochissime speranze, una tra le quali è che saresti rimasta in coma per sempre. Quando hai aperto gli occhi, nonostante il tuo vuoto di memoria, io ho tirato un sospiro di sollievo perché tu non ci avevi lasciato Sanem. Non avevi lasciato me. La cosa più importante è che tu stia bene, non importano le conseguenze. Non m'importa se ti dovessi innamorare di un altro ragazzo. Tu sei qui, sei viva»

«Ma non sono con te» Quel discorso venne interrotto dal suono del campanello. Sanem non aspettava nessuno, perciò rimase di stucco. Lasciò Can per pochi istanti, quando non appena aprì la porta, si ritrovò davanti un altro sconosciuto. Una persona che però conosceva benissimo Sanem. Aveva fatto parte del suo passato, ma Sanem non aveva idea di chi si trovasse davanti.

Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora