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Dei rumori assordanti diedero il via a quella nuova giornata di lavoro. Era passato un giorno da quella richiesta di Sanem e Can si era ripreso al cento per cento. Tornando a lavoro, aveva portato Sanem con sé e gli sguardi dei molti passanti, compresi di lavoratori, si erano posati su di loro. Avevano mormorato, ma Sanem così come Can non ci avevano dato molto peso.

Una volta messo piede in agenzia, Cey Cey e Deren corsero verso i due ragazzi, prestando attenzione soltanto a Sanem. Can sorrise, per poi dileguarsi. Non avrebbe voluto lasciare Sanem da sola, ma voleva che si integrasse senza il suo aiuto.

«Sanem ti ricordi di noi?»

«In verità no. Da quello che ho capito tu sei Cey Cey»

«E io Deren» La interruppe quest'ultima. Delle voci si accumularono, impedendo a Sanem di capirci qualcosa.

"L'altra, vieni anche tu"
"Sanem dice a te"

Un altro flash? O aveva forse capito male? Eppure ne Cey Cey ne Deren avevano pronunciato anche una piccola parola dopo le presentazioni. Sanem stava man mano riacquistando frammenti della sua memoria, ma ancora troppo poco per dichiarare vittoria.

Lo squillare del cellulare interruppe quella chiaccherata, e mentre Cey Cey notarono chi stesse cercando Sanem, Can si era fermato dinnanzi al suo ufficio per guardarla, incrociando le braccia al petto. Lo sguardo di Sanem si fece più cupo non appena lesse il nome di Yiğit. Senza far capire nulla ai due compagni, indietreggiò per rispondere, ma Deren capì immediatamente che c'era qualcosa che non andava.

«Yiğit»

«Sanem, per fortuna hai risposto. Ho provato a cercarti anche ieri ma non ho mai sentito la tua voce. Allora? Come stai? Passati i giramenti di testa? Passo a trovarti se vuoi»

«Yiğit piano, fa con calma, troppe domande assieme mi destabilizzano. Io sto bene, non ti ho risposto per tutta la giornata di ieri perché non sono stata da sola, ma con Can, ergo non ho usato il cellulare»

Yiğit rimase in silenzio, quelle parole avevano scosso dentro di lui qualcosa, e il suo cuore aveva preso a battere talmente veloce, dal non rendersi conto di aver posato una mano sul tavolo difronte a lui con rabbia.

«Con Can? Credevo che l'avessi lasciato andare»

«Basta fingere, io so tutto su di te. Non avrei dovuto crederti, ma purtroppo il gioco di sguardi mi inganna. Non riconosco Can o altrimenti ti avrei mandato fuori di casa a calci. Ma prima che tu possa parlare, anticipo già che è stata Leyla a dichiarare che le parole di Can raccontavano il vero. Io sono stata una sciocca a fidarmi»

«Sanem in quella famiglia ti stanno prendendo tutti in giro. Ti hanno confermato che Can è andato via? Ti hanno detto che i tuoi genitori non volevano che partissi?»

«Yiğit basta, stai combattendo una guerra che hai già perso. È inutile che continui a lottare, io so tutto. So dei sensi di colpa dei miei genitori, so che Can mi ha lasciata da sola per un anno, so tutto. L'unica cosa buona che hai fatto è stato aiutarmi a pubblicare il romanzo, per il resto sei stato inutile. Ora basta, smetti di importunarmi» Riattaccò, non volendo sentire altro.

Yiğit aveva già parlato a sufficienza. Sanem non si accorse della figura di Can davanti ai suoi occhi, perciò prese un respiro profondo. Una volta metabolizzato il tutto, quasi non prese un infarto.

«Accidenti a te, per poco perdevo la vita» parlò con mano sul petto. Can si avvicinò di più, prendendo quella stessa mano.

«Non dirlo nemmeno per scherzo, io come faccio a vivere altrimenti? Sanem, ho già rischiato di perderti una volta, non ti perderò un'altra volta. E stavolta per sempre»

Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora