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«Hai finito di essere arrabbiata oppure ce l'hai ancora con me?» Erano passati due giorni dal momento in cui Leyla aveva avuto l'incidente e nulla è tornato come prima. Banu non aveva lasciato l'ospedale per nessuna ragione, aveva pagato le cure di Leyla affinché riuscisse ad uscirne illesa. Sanem però, non voleva soldi da parte di nessuno, soprattutto dalla ragazza che aveva causato la sua sofferenza e il solo pensiero che i componenti della sua famiglia, oltre che Can, l'avevano difesa o anche solo appoggiata, la faceva star male.

Per quarantotto ore Sanem e Can non si erano rivolti parola. O meglio, Can aveva cercato di parlarle ma Sanem aveva deviato ogni tipo di discorso con lui, provando a rimanergli lontana. Ma venne difficile, fu più complicato di quanto pensava. Il suo corpo aveva intenzione di essere vicino a Can, ma c'era un vero e proprio battibecco fra mente e cuore.

Can era stanco di quella distanza, lui come Sanem voleva riavvicinarsi, ma voleva allo stesso tempo rispettarla. Perciò, in base alla sua risposta, avrebbe deciso il da farsi. Però da tutt'altra parte, il pensiero di doverla corteggiare ancora una volta si faceva spazio e quindi, il suo volere non era esattamente quello di rimanere distante, tutto il contrario. Avrebbe voluto che Sanem riuscisse a mettere una pietra sopra il passato e a superare quell'errore maledetto e soprattutto, che riuscisse a stargli vicino senza dover necessariamente stare male.

Prima di aprire nuovamente bocca, si accorsero di un telefono che squillava. Can diede per scontato che fosse quello di Sanem, perciò ebbe la conferma che non avrebbe risposto alla sua domanda, non appena posizionò il telefono all'orecchio. Sbuffò e rimase tutto il tempo a guardarla, pensando a cosa dover fare per riavvicinarla.

«Bulut come stai? Manchi molto anche a me» Sentire quelle parole fu come ricevere una scarica elettrica in tutto il corpo. La consapevolezza che Sanem aveva legato con un altra persona l'aveva distrutto.

«Leyla sta bene per fortuna, l'hanno fatta uscire dall'ospedale e ora si trova a casa dei miei genitori, non so esattamente cosa stia facendo... Bulut, io non so se tornerò ad Ankara»

Io non so se tornerò ad Ankara.

Ci aveva mai pensato? Aveva deciso sul serio? Se rimaneva ad Istanbul avrebbero potuto risolverla in altro modo senza Bulut fra di loro.

«Ma certo, sicuramente qualche giorno passerò a trovarti se non riuscirai a venire qui da me»

«Sanem» la richiamò Can, facendola voltare verso di lui. I loro occhi si incrociarono.

«Devo parlarti... È importante»

Sanem, con ancora il telefono sull'orecchio, non pronunciò neanche una parola, al contrario, si morse nervosamente il labbro inferiore per riuscire a tacere. Non era facile per lei mantenere le distanze, ma d'altra parte capì che forse, affrontarlo, era la soluzione migliore per entrambi.

«Bulut posso richiamarti? È un problema per te?»

Can dentro di sé si sentì meglio. Anche se avrebbe dato per scontato che non sarebbe cambiato nulla, lui ci avrebbe provato. Tentar non nuoce, così dicevano e così sapeva, perciò lui le avrebbe provate tutte, pur di farle capire il valore che aveva. Una volta chiusa la chiamata, Sanem si voltò verso di lui e incrociò le braccia sotto al seno, rimanendo con i suoi occhi fermi sull'uomo davanti a lei.

«Allora Sanem...»

«Che c'è?»

«Volevo chiederti scusa, anche se in quest'ultimo periodo non credo di aver sbagliato chissà quanto. L'ultima volta che abbiamo affrontato Banu, non era di certo per difenderla, posso giurartelo su chi vuoi»

«E poi?»

«E poi?» ripetè stranito Can.

«Si, cos'altro devi dirmi?»

Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora