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Al mattino successivo, Can e Sanem non si resero conto della posizione scomoda che avevano assunto entrambi. Essendo su un letto singolo, Can era più per terra che altrove, mentre Sanem aveva più coperta addosso che altro. Con un sorriso stampato sul viso, fu Can a svegliarsi per primo e a rendersi conto della situazione, ma questo non lo scostò di un millimetro. Portò due dita fra le ciocche lunghe di Sanem e le fece scendere lentamente, sempre più in basso.

Quella morbidezza che tanto adorava lo faceva impazzire, lo rendeva vittima di un incantesimo. Vittima di una droga alquanto potente. Ma poi, si ricordò dell'accaduto della sera prima. Sanem non era al suo fianco, e lui aveva preso una compressa, nella speranza di tornare a dormire e di dimenticare quel sogno. Un sogno reale.

Si chiese dove fosse andata, ma non ricevette nessuna risposta, notando gli occhi di Sanem semi aperti. Man mano si svegliava, circondata dal profumo forte del suo uomo. Un largo sorriso di fece spazio sul suo viso, e nessuno dei due decise di interrompere quel contatto visivo. Can risalì con le dita sulla guancia di Sanem, sfiorandole la pelle delicata quanto sottile.

«Buongiorno» mormorò lei.

«Buongiorno a te»

«Immerso nei pensieri?»

«Probabilmente, ma lasciamo perdere questo dettaglio. Dimmi piuttosto, dov'eri ieri sera? Non ti ho trovata»

«Avevo bisogno di parlare con qualcuno»

Sanem era diventata più schietta. Ricordava più o meno i suoi errori, li aveva persino letti nel romanzo è aveva notato la sua reazione, paurosa quanto ansiosa. Non avrebbe mai voluto ritrovarsi in una situazione del genere, perciò preferì la verità.

«Con chi dovevi parlare? Spero di non essere inopportuno»

«Affatto... Con Bulut»

Quel nome provocò un velo di tristezza sul viso di Can, che però si sforzò di non mostrare. Cosa avevano da dirsi? Sanem aveva raccontato tutto?

«Cos'hai detto?»

«Di noi. Ho parlato del tuo ritorno e del fatto che mi corteggerai di nuovo. Ma non pensare minimamente al fatto che io abbia raccontato dei tuoi problemi a Bulut, non mi permetterei mai, sapendo soprattutto quanta difficoltà hai avuto nel parlarne a me»

Si sentì rassicurato, ma provava gelosia mista al dolore interno. Se lui non avesse sbagliato, lei non avrebbe creato un rapporto così profondo con qualcun altro.

«Vuoi fare colazione?» cambiò discorso Can.

«Sono nelle tue mani capo»

«Quindi ti affidi a me?»

«Mi affido a te»

Prima di concludere quella conversazione, qualcuno bussò alla porta e Sanem diede già per scontato chi fosse. Si sollevò dal letto, e ancora assonnata, andò diretta ad aprire. Si trovò davanti Bulut, con occhi gonfi. Non sapeva descrivere se fosse a causa di un pianto improvviso o della forte stanchezza.

«Bulut»

«Sanem, vi disturbo?»

«No affatto, vieni entra»

Can rimase un po' scettico nel notare come Sanem diede libero accesso al suo amico. Non si aspettava una reazione di quel genere, ma non poteva aspettarsi altro, d'altronde era colpa sua.

«Bulut, lui è Can. Can, lui è Bulut» indicò con entrambe le mani i due ragazzi, che si prestarono l'uno difronte all'altro. Si scambiarono una stretta e si sorrisero cordialmente.

«Il grande Can Divit... Sono contento che tu sia qui per lei»

«Sono qui per riprendermela»

«Lo so, e infatti spero che tu ci riesca. Non ho mai visto gli occhi di Sanem brillare così tanto, almeno, da quando tu sei qui lei è cambiata. L'ho notato ieri sera, e l'ho notato oggi» Can pensò per un attimo che Bulut stesse cercando di mettergli contro. Sanem non aveva parlato con lui, non gli aveva detto che Can era a conoscenza delle chiacchere che avevano fatto la sera prima. Bulut quindi, aveva parlato senza sapere. Ma poi, Can cambiò linea di pensiero, e si concentrò sul bersaglio.

Cᴇʀᴄᴀᴍɪ, Tʀᴏᴠᴀᴍɪ Dᴇɴᴛʀᴏ ᴅɪ Tᴇ. Pᴜᴏɪ Fᴀʀʟᴏ. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora