Prologue ;

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«Ciao, come ti chiami?»
«Natalija, tu?»
«È un bel nome, io sono Dušan»

Natalija non capiva il perché di quella sua improvvisa timidezza. Era sempre stata una bambina estroversa e pronta a fare nuove amicizie ma, davanti a quel bambino dagli occhi marroni e profondi come l'Oceano Pacifico, sembrava essersi dimenticata di come si parlasse.

Indossava una maglietta da calcio con dietro scritto il nome di Charles Puyol, dei pantaloncini e delle scarpette un po' rovinate. Sottobraccio aveva un pallone che sembrava essere stato acquistato da poco.

«Sai giocare a calcio?» Le chiese Dušan poggiando delicatamente il pallone sul terreno da gioco, come se avesse paura di rovinarlo. Natalija scosse la testa. Aveva guardato qualche partita in televisione con suo fratello Aleksandar ma non ne capiva niente di fuorigioco, rigori, cartellini e cose del genere.

«Però una volta ho visto giocare la nazionale serba. Sono molto bravi» disse.
Al bambino che aveva davanti si illuminarono gli occhi ma Natalija in un primo momento non se ne accorse.

«Un giorno vedrai me giocare nella nazionale serba» annunciò iniziando a palleggiare.
«Tutti i bambini avranno una maglietta con dietro il mio nome»

Natalija gli sorrise. Ammirava la sua determinazione. «Per quale squadra fai il tifo?» Gli chiese, sedendosi per terra. Dušan smise di palleggiare e andò a sedersi vicino a lei. Le loro mani quasi si toccavano.

A Natalija iniziava a battere forte il cuore e quasi le mancava il respiro.
«Non faccio il tifo per nessuna squadra in particolare ma mi piacciono molto la Juventus, il Barcellona e l'Arsenal» rispose Dušan guardandola negli occhi.

Natalija deglutì. Non poteva sopportare di essere guardata da lui. Da lui e dai suoi occhi che le ricordavano un pozzo senza fondo.
«Mi metti in soggezione» disse ridacchiando e facendo arrossire il bambino accanto a lei.

«Scusami, non era mia intenzione»
«Stai tranquillo» lo rassicurò dandogli una pacca amichevole sulla spalla. Dušan le sorrise e lo stesso fece Natalija.

Era prematuro capire che tra loro stesse nascendo qualcosa. Un legame che nonostante la distanza e gli anni non si poteva mai spezzare. Un legame profondo, come l'Oceano Pacifico. Un legame che, però, allo stesso tempo faceva male.

Natalija credeva che non l'avrebbe più visto dopo quel pomeriggio di metà settembre e la stessa cosa credeva Dušan. Credevano che loro erano il frutto di un incontro casuale, di un momento.

Dušan e Natalija erano molto più questo.
Ma se ne sarebbero resi conto soltanto dopo anni.

«Devo tornare a casa, si sta facendo buio» disse Dušan guardando Natalija un'ultima volta. Non voleva andarsene. Voleva continuare a parlare con lei, con quella bambina dai capelli chiari e gli occhi verdi. Ma sapeva che, se avesse tardato, i suoi genitori potevano preoccuparsi.

«È meglio che torni a casa anche io»

L'aspirante calciatore si alzò, prese il pallone e si allontanò da colei che si era appena insidiata nella sua vita senza chiedere il permesso.

«Dušan...» Natalija sospirò.
Il suo amico si fermò e si voltò.
«Ci rivedremo?»

Dušan non esitò: «Certo che ci rivedremo, te lo prometto»

Il pomeriggio dopo Natalija fu contenta nel constatare che Dušan aveva mantenuto la promessa.

«Guarda, ho portato una maglietta di calcio anche per te» disse, porgendole la maglietta di Johan Cruyff.

-

Natalija si trovava fuori alla terrazza del suo appartamento di Torino. Amava stare lì, soprattutto quando era notte fonda e le strade erano completamente vuote.

Stringeva al petto una maglietta di Johan Cruyff mentre delle lacrime le rigavano il viso. Si era ripromessa più volte di non piangere, non per lui.

Piangeva silenziosamente, come se avesse il timore di svegliare i suoi vicini di casa. Prese il cellulare e lo accese, con la speranza di trovare un suo messaggio. Ma niente.

Si sentiva una stupida.

Si era innamorata di colui che le aveva fatto credere di tenerci, di amarla.

Natalija tirò su col naso mentre il cielo iniziava a schiarirsi. La luna stava lasciando il posto al sole e le stelle stavano scomparendo pian piano.

Quando i primi uccelli iniziarono a cinguettare, Natalija si addormentò, con la maglietta di Cruyff ancora stretta gelosamente al petto come se fosse l'oggetto più prezioso al mondo.

E forse per Natalija lo era.

Spazio Autore
Ciao a tutti!
Spero che il prologo della storia vi sia piaciuto! È stato scritto di getto e devo dire che il risultato non è niente male. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima!
- pcvard <3

Pacific Ocean ; Dušan Vlahović Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora