Chapter Thirteen ;

1.8K 62 9
                                    

/e·go·ì·sta/
[der. del lat. ĕgo «io»]
La prima volta che Natalija aveva sentito usare quell'aggettivo era quando aveva circa quattro anni. Era a fare una passeggiata con sua madre per le strade di Belgrado quando sentì due ragazzi litigare tra loro. Non sapeva il motivo ma le arrivò immediatamente all'orecchio quell'egoista detto a pieni polmoni da uno dei ragazzi.

«Mamma ma cosa significa 'egoista'?» Chiese curiosa. «L'egoista è quella persona che pensa solo a se stessa e non agli altri» rispose sua madre cercando di semplificarne il concetto per farlo capire a sua figlia. «Quindi Aleksandar che non mi fa giocare con i suoi trenini è egoista?» Sua madre ridacchiò. «È più complicato di così» disse «Da grande lo capirai meglio» Natalija si limitò ad annuire.

Quando arrivarono davanti alla porta di casa, la signora Pavlović cercò le chiavi dentro la sua borsa. «Mamma...» iniziò Natalija «io sono egoista?» Sua madre interruppe la sua ricerca per darle una leggera carezza sulla guancia.
Era rimasta sorpresa da quella domanda.

«Tu non sei egoista, Natalija. Sei la bambina più generosa e compassionevole di questo mondo»

Rimase soddisfatta da quella risposta. Non poteva essere come uno di quei ragazzi o Aleksandar. Lei non era egoista.

Ma, seduta sul divano di una delle sue più grandi amiche dopo aver terminato il suo turno di lavoro e guardando Alice e Benedetta congratularsi con Thessa, capì che sua madre, per la prima volta nella sua vita, aveva torto.

Thessa aveva mostrato alle sue amiche un anello di fidanzamento ufficiale che Manuel le aveva regalato da poco e aggiunse che presto si sarebbero sposati. Natalija non aveva dimostrato lo stesso entusiasmo che avevano Benedetta e Alice e si arrabbiò molto con se stessa.

Forse era perché lei e Dušan non parlavano da cinque giorni e cercava di compensare questa mancanza nel lavoro da barista che si era trovata da poco. Oppure perché era semplicemente stanca dopo una giornata lavorativa. Fatto sta che non riusciva più di tanto ad essere felice per Manuel e Thessa.

Forse le parole utilizzate da Dušan nei suoi confronti non erano del tutto infondate.
Forse era davvero egoista.

Tra le grida di felicità delle sue amiche, tirò fuori il suo cellulare dalla tasca sperando di trovare almeno un messaggio da parte di Dušan. Rimase delusa quando constatò che, nemmeno quel giorno, Dušan aveva tentato di contattarla.

Dušan, intanto, non sembrava che stesse dando il suo meglio agli allenamenti e ciò era stato oggetto di discussione tra lui e Mister Allegri. Quest'ultimo gli aveva ricordato che non poteva affrontare discretamente una partita di Champions League se avesse continuato così. Il numero 7 si sentiva deluso da se stesso e nemmeno l'incoraggiamento di Paulo e Álvaro sembrava farlo stare meglio.

Se ne stava seduto da solo. Aveva bisogno di schiarirsi le idee. Batteva insistentemente le dita sul tavolo aspettando quella notifica che sembrava non voler arrivare. Sbuffò. Voleva chiarire con Natalija ma era come se qualcosa lo bloccasse. Come se avesse paura che la sua ragazza non sarebbe tornata da lui.

«Guarda un po' chi si rivede!» La voce di Celia attirò la sua attenzione. Era da un bel po' che non la vedeva in giro.
«Ciao, Celia» la salutò con un flebile sorriso.
«Ti vedo giù di morale. C'è qualcosa che non va?» Dušan la invitò a sedersi di fronte a lui.

Indossava un vestito nero che le arrivava alle ginocchia e i suoi capelli biondi erano sciolti.
«Come mai sei qui?» Le chiese. «I miei amici hanno organizzato un'uscita ma poi ti ho visto da solo e ho pensato di venire a salutarti» spiegò la ragazza.
«Quindi se fossi stato in compagnia, non mi avresti salutato?»
«Non ho detto questo!»
Dušan ridacchiò.

Pacific Ocean ; Dušan Vlahović Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora