Chapter Three ;

3.3K 97 3
                                    

Dušan si era trasferito a Torino da poco eppure sembrava essersi già abituato ai ritmi della città piemontese e della squadra bianconera.
Paulo era stato il primo a presentarsi al serbo e gli aveva fatto subito una buona impressione.

«Allenamento impegnativo oggi, non trovi?» Chiese l'argentino dando una pacca amichevole sulla spalla al compagno di squadra. Il serbo annuì. «Avrei potuto dare di più però» osservò.

«Sei qui da pochissimi giorni e già sei così duro con te stesso? Rilassati» gli disse Paulo.

Dušan avrebbe voluto dimostrare appieno il suo potenziale e voleva che Max Allegri fosse orgoglioso del suo lavoro. Lo aveva voluto così fortemente tanto che la società della Fiorentina aveva ceduto.

Quando era arrivato a Firenze era solamente un ragazzetto di nemmeno diciotto anni e non conosceva né la città né la lingua. Gli era dispiaciuto lasciare il Partizan e la Serbia ma giocare in una squadra italiana lo avrebbe aiutato a fare un salto di qualità.

Le prime settimane furono tragiche: quando non era ad allenarsi, era immerso nei suoi pensieri. Pensava a lei. Pensava a tutte le parole che gli aveva detto e a quanto abbiano fatto male.

Quando lui e Paulo arrivarono all'ingresso della Continassa, si imbatterono in una Natalija intenta a smanettare con il proprio cellulare. Dušan si irrigidì e l'argentino sembrò notarlo ma non disse niente.

Natalija spense il cellulare e trasalì quando si rese conto di trovarsi davanti al ragazzo a cui aveva spezzato il cuore qualche anno prima.

«Posso parlarti?» Gli chiese, sperando in una risposta positiva. Dušan stava per rispondere ma venne interrotto da Paulo. «È meglio che vi lasci soli. Ci vediamo domani, Dušan» e si diresse verso la sua automobile.

Il calciatore bianconero incrociò le braccia e puntò il suo sguardo su Natalija. Quest'ultima sembrava nervosa e ci vollero un paio di minuti prima che iniziasse a parlare.

«Voglio parlarti di quella sera»

-

«Ottima partita, Vlahović!»
«Sei stato fantastico!»
«Un vero bomber!»

Nonostante avesse vinto una normalissima partita e non la Champions League, Dušan si sentiva ugualmente sul tetto del mondo. Aveva messo in rete tre palloni e tutti i presenti erano scoppiati in un boato. In quel momento si sentì proprio come Charles Puyol, Zlatan Ibrahimović, Marco Van Basten, Johan Cruyff... un vero campione.

Natalija indossava la maglietta del Partizan con dietro il cognome e il numero di Dušan ed esultò per ogni goal di quest'ultimo. Era così orgogliosa di lui.

«Hey bomber!» Disse Natalija avvicinandosi a Dušan e dandogli un bacio sulle labbra. «Hai giocato bene»
«Bene? Sono stato formidabile!» Esclamò il ragazzo ridacchiando.
Natalija gli diede un colpetto che lo fece ridere ancora di più: «Sii umile»

«Stasera vieni da me?» Chiese Dušan cambiando argomento.
«Perché per una volta non sei tu a venire a casa mia?» Dušan accettò e poi la baciò nuovamente.

***

Natalija era intenta a mettere in ordine la sua camera che, come al solito, era completamente in disordine. Dušan sarebbe arrivato a momenti e doveva ancora pettinare quel nido di uccelli che aveva al posto dei capelli.

«Lija stanno bussando alla porta!» La chiamò Aleksandar. Natalija sbuffò mentre correva in bagno: «Apri tu! Sono in bagno»

Suo fratello sbuffò a sua volta prima di andare ad aprire. Quando vide Dušan con un mazzo di margherite tra le mani, fece un sorrisetto malizioso.

Pacific Ocean ; Dušan Vlahović Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora