Chapter Ten ;

2.5K 65 3
                                    

La camera di Natalija era messa a soqquadro. C'erano vestiti sul letto e su una sedia, libri sparsi sulla scrivania e articoli di profumeria sul pavimento. La ragazza aveva da poco preso una decisione importante e tanto sofferta: lasciare Belgrado. La sua amata e anche tanto odiata Belgrado. Non era stato semplice arrivare alla conclusione che la sua città natale non la facesse stare più bene. Lì aveva troppi ricordi che le ritornavano sempre in mente. Ma i ricordi dovevano rimanere tali. Natalija doveva chiuderli in un cassetto e gettare via la chiave.

Quando aveva parlato di quel suo desiderio di andarsene, fu appoggiata pienamente sia dai suoi genitori che da suo fratello. I signori Pavlović avevano visto la loro bambina soffrire dopo l'addio di Dušan e credevano che una nuova vita le avrebbe fatto di sicuro bene. Erano addirittura disposti ad aiutarla economicamente. Sapevano che Natalija era una ragazza seria e che non avrebbe mai speso i loro soldi per motivi futili. Aleksandar non voleva ammettere che le sarebbe mancata terribilmente. Avevano condiviso ogni momento e il solo pensiero di non vedere più sua sorella girovagare per casa, lo faceva sentire strano. Vuoto.

Era stato anche lui testimone dei pianti di Natalija, delle sue notti insonni e delle sue giornate buie. Ma non aveva mai dato la colpa di tutto ciò a Dušan. Quest'ultimo la amava ma non poteva rimanere per lei. E Aleksandar lo aveva capito. Natalija si sarebbe ripresa ma Dušan, se non avesse accettato la proposta della Fiorentina, probabilmente non avrebbe mai sfondato nel mondo del calcio. Non avrebbe mai realizzato il suo sogno.

Avrebbero trovato altre persone. Si sarebbero innamorati di altre persone. E solo allora avrebbero capito che quell'addio, forse, valeva la pena.

Aleksandar si fece spazio tra il disordine generale e si avvicinò a sua sorella che stava chiudendo uno zainetto. Le mise una mano sulla spalla ma Natalija non si voltò. Non ce n'era bisogno. Aveva capito che si trattasse di suo fratello. Sapeva che se si fosse voltata a guardarlo, probabilmente sarebbe scoppiata in lacrime e avrebbe rinunciato al suo piano di lasciare Belgrado.

«Sicura che non vuoi una mano?»
«Si, ma grazie mille per il pensiero»

Aleksandar doveva ancora capire perché Natalija avesse scelto proprio Torino come città da cui cominciare nuovamente a vivere. Ce n'erano altre più belle come Parigi, Londra, Berlino, Madrid, Roma ma sua sorella era rimasta colpita dalla città piemontese.

«Cosa farai quando arriverai a Torino?»

Non avevano mai affrontato quell'argomento prima di quel momento. Cosa avrebbe dovuto aspettarsi Natalija da quella sua nuova vita italiana? La verità era che non lo sapeva nemmeno lei. La barriera linguistica era senza dubbio un problema ma si era ripromessa che avrebbe preso lezioni di italiano subito dopo essere arrivata a Torino. Anche perché, se non lo avesse fatto, non avrebbe mai trovato un lavoro.

«Non lo so, Aleksandar»

Era tutto un punto interrogativo. Aveva preso in considerazione di iscriversi all'università e i suoi genitori le avevano dato la loro disponibilità nell'acquistare tutti i libri che voleva. Ma Natalija non sapeva ancora quale fosse il suo sogno nel cassetto. Infermiera? Avvocato? Insegnante? Ingegnere aerospaziale? Tutti mestieri in cui Natalija non si rivedeva.

«Vedrai che quando arriverai lì, tutto ti sarà più chiaro»
«Lo spero»
«Sii ottimista»

Finalmente Natalija incrociò il suo sguardo. Come aveva immaginato, delle lacrime minacciavano di uscire.

«Ricorda che, se ti senti giù, puoi sempre contare su di me. Sono tuo fratello, Natalija. Mi puoi raccontare tutto, lo sai»

Anche Aleksandar trattenne le lacrime. Non era un ragazzo a cui piaceva farsi vedere triste. Lui aveva un solo compito nella vita: quello di far ridere e stare bene le persone. Il resto non gli interessava.
Natalija lo abbracciò forte. Era il suo modo per ringraziarlo di esserci sempre per lei. Quando tutto sembrava crollare, Aleksandar era lì a porgerle la mano.

Ma quel pomeriggio anche lui pianse. Lo fece in silenzio. Lo fece tra volti che non conosceva e che non avrebbe mai più visto una seconda volta. Natalija si era appena imbarcata e su Belgrado iniziarono ad apparire delle nuvole che sembravano pecorelle. Natalija era il sole non solo nella vita di Aleksandar ma anche in tutta la capitale balcanica.

-

Aleksandar quel giorno non avrebbe pianto. Stavolta non lo avrebbe permesso. Natalija lo stava stringendo in un forte abbraccio. Lo stesso che gli aveva dato prima di salire sul suo aereo qualche anno prima. Dušan era rimasto in auto da solo. Non voleva rovinare un momento tra fratello e sorella.

«Quando arrivi a Belgrado fammi una telefonata, mi raccomando»
Aleksandar annuì.
«Te lo prometto, Lija. Grazie per la bella settimana che mi hai fatto trascorrere, mi sono divertito molto. Spero di ritornarci presto»
«Prometto che presto verrò io da voi a Belgrado»

Un membro dello staff dell'aeroporto annunciò che il volo per Belgrado stava per partire e che i passeggeri dovevano dirigersi al gate.
Alcune persone si alzarono dalle sedie sulle quali avevano trascorso gli ultimi dieci minuti e si diressero al gate numero 8.

Aleksandar guardò un'ultima volta sua sorella e le sorrise. Natalija ricambiò il sorriso anche se stava per scoppiare a piangere.

«Sai una cosa? Quando qualche anno fa mi hai detto che volevi trasferirti a Torino, credevo che fossi impazzita. Ma durante questa settimana ho capito che qui sei davvero felice. Hai degli amici che ti vogliono bene, una bella casa, un ragazzo che ti ama. Quindi sono contento di non aver ostacolato i tuoi piani»

«Ma non ho te, mamma e papà»

«Scherzi? Noi ci siamo sempre per te. Se c'è qualcosa che ti preoccupa, che ti fa stare male, non esitare a chiamarci»

Poi successe tutto così in fretta. Aleksandar le diede un ultimo abbraccio prima di lasciarsi alle spalle Torino.

-

«Ho fatto questo disegno per te, Aleksandar!» Esclamò Natalija correndo verso suo fratello con un foglio tra le sue manine.
Aleksandar era intento a guardare video sul basket sul computer del loro papà.
Mise in pausa il video per potersi concentrare su sua sorella.

«Guarda! Ti piace? Questo sei tu e questa sono io» spiegò indicando le due persone rappresentante nel disegno. In alto aveva cercato di scrivere i loro nomi con l'aiuto della loro mamma.

Era un disegno realizzato da una bambina di cinque anni ma ad Aleksandar piacque molto.
«Sei stata molto brava, Natalija!»
Sua sorella sorrise fiera.
«Hai visto che ho disegnato anche il prato con i fiori?»
Aleksandar annuì e l'abbracciò. Natalija ricambiò.

«Ti voglio tanto bene, fratellone»
«Anche io ti voglio tanto bene, sorellina»

-

Quando Aleksandar tornò a Belgrado, aprì il cassetto e tirò fuori quel disegno che aveva custodito gelosamente per tutti quegli anni.
Sorrise ripensando a quando Natalija glielo aveva consegnato. Se lo portò al petto e chiuse gli occhi.

«Ti voglio tanto bene, sorellina»

Spazio Autore
Buon pomeriggio a tutti! Come va?
Capitolo di passaggio ma ci tenevo a parlare nuovamente del rapporto tra Natalija e Aleksandar. Tenetevi pronti perché il prossimo sarà un capitolo più lungo rispetto agli altri e sono sicura che lo amerete.
Come sempre, attendo i vostri commenti e/o le vostre stelline.
Alla prossima!
- pcvard <3

Pacific Ocean ; Dušan Vlahović Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora