Joel Dawson - Anyway

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Mood: romantico/normale

Si può essere felici comunque. Anche Y/n e Joel dopo aver perso tutto nella vita?












Ho pensato di aver perso tutto.
Ho visto mia madre morire.
Mia sorella a terra e priva di vita.
Ho sentito il mio cuore girarsi e forse anche smettere di battere.

In quel momento ho capito che l'assenza di mio padre, il non avere il vestito per il ballo di fine anno, l'avere un lavoro che non piacesse, e non avere il più figo del campus ai piedi, non importassero.

È quando vedi la vita dimostrare il peggio, che ti rendi conto di quanto stessi bene prima.

Ero entrata in un loop inconfondibile.
Vivere in superficie mi spaventava e non ne conosco il motivo, ma ho sempre preferito scappare che fare amicizia e parlarmi il culo in un bunker.

Rischiavo la vita ogni giorno e non avevo più paura. Non avevo niente da perdere.

Non fino a quando non ho incontrato lui.

Joel Dawson.

Stava cercando del cibo in superficie e l'ho salvato con una balestra da una creatura terrificante.

Mi ha ringraziato impacciatamente.
L'ho capito quando mi ha fatto svariate domande sul perché fossi lì.

Sarà stato il non parlare con nessuno o il colpo di fulmine, ma mi ispirava fiducia.
Aveva un'aria tranquilla, pacata e giocosa.

Ma la vita ci cambia.

E lui era maturato tanto. Era un ragazzo completo: era bello, a mio parere, era divertente e autoironico, sapeva valutare le situazioni e riusciva a non farmi pensare ai ricordi più brutti.

Quando mi propose di fare parte del suo bunker, non seppi dire di no.
Sentivo la necessità di restare ancora un po' con lui.

Fu così che ora sono qui, nella cucina più piccola che abbia mai visto nella mi vita, a preparare una pasta al pesto per dieci persone.

Vado molto d'accordo con Tim e Dana, mi hanno accolta in modo parecchio educato. Sono estroversi, quindi riescono a farmi sentire a casa.

Mangiamo le solite scatolette surgelate.
La pasta è la scorta maggiore.
Pasta a pranzo e pasta a cena.

Mi ucciderò prima o poi.

Continuo a fare le porzioni, spegnendo il cucinino.

<<Signorina, qui abbiamo fame!>>, mi grida Connor. Sbuffo ma non contrabbatto. Non ne ho voglia: tratta praticamente tutti così.

<<Non trattarla così. Potrebbe decidere di non farti mangiare!>>

Mi giro di poco e vedo Joel farmi l'occhiolino. Sorrido un po' anch'io e nella mia mente ripercorro quei pochi secondi che sembrano essere delle ore per me.

Karen mi aiuta a servire i piatti e poi insieme mangiamo. C'è chi parla in privato, chi si porta il piatto in stanza e chi mangia tristemente.

Le altre situazioni potrebbero anche essere peggio della mia e mi vengono i brividi.
Sono ormai due mesi che sono qui.

<<Sai... Penso che fare la cuoca ti si addice alla perfezione>>

Mi dice la sua voce squillante, mentre mastica. È così tenero.

<<Prima di questo inferno lo facevo. Lavoravo al Griddy's>>.

<<Sei seria?! Ci venivo spesso! Non ti ho mai riconosciuta>>

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