Ghali - Barcellona

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Mood: neighbours to lovers/ tension spicy/ sentimental

Ispirato a Barcellona, Ghali.
Due ragazzi, il primo vero amore. Quello che si sperimenta una volta sola nella vita.












La nostra storia inizia nel lontano 2015, quando Ghali aveva ventidue anni e si ammazzava di lavoro, assieme alla sua mamma, per poter pagare l'affitto del monolocale affianco al mio.

Da poco si erano trasferiti, mio fratello mi aveva detto che le vipere vicine avevano iniziato già a parlarne.

<<Mamma e figlio?>> domandai a Luca.

<<Si, pare il padre sia carcerato>>

<<Che brutta cosa>>

<<Suo padre era nero, il ragazzo è mulatto>>

<<Immagino che la signora difronte abbia già deciso come accoglierlo per metterlo a disagio>> risi di soppiatto. Io e la mia famiglia, la mia piccola quotidianità, io e mio fratello, non giudicavamo nessuno. A Baggio non ci si giudicava: non tra i giovani del mio quartiere. Le situazioni spiacevoli erano all'ordine del giorno.

<<Loro non danno confidenza>>

<<Bene così, meglio per noi>>

Luca mi guarda e mi sorride compassionevole. Io e lui, l'uno l'ancora dell'altro.

...

Passarono settimane e finalmente terminarono il trasloco. Non ci eravamo presentati, loro avevano orari molto diversi dai nostri. Io lavoravo dalle 6 alle 16, poi studiavo e mi preparavo per andare alle lezioni serali per la specializzazione di inglese. Mi avrebbe permesso di insegnare. Avevo bisogno del ruolo, del "posto fisso", solo così la mia vita sarebbe stata dignitosa.

Luca faceva due lavori, panettiere e barman, a casa non c'era mai.
Ghali e sua madre, stesso discorso. Solo il sabato sera, a volte, verso le 21, uscivamo entrambi e ci rivedevamo - ignorandoci - nel locale frequentato da tutti a Baggio.

Perché abitare in un buco di culo è così: tutti si conoscono e nessuno si frequenta.

Tuttavia una domenica sera, era estate e faceva molto caldo, decisi di portare fuori la sdraio e ascoltare un po' di musica.

Il balconcino dava su un altro palazzo, piuttosto vicino al mio, quindi non si vedeva letteralmente niente. Il mio e quello degli Amdouni erano comunicanti, separati solo da una serranda rotta e putrefatta in plastica. Generalmente confidavo nella benevolenza di coloro che soggiornavano affianco, sperando non invadessero la mia proprietà privata.

Lo vidi la prima volta da vicino quando indossava una canotta bianca, dei pantaloni del pigiama neri e un ciondolo sul collo colore oro. I dread raccolti in un codino mezzo rotto, i baffi appena accennati e la barbetta rasata.

Non era bello, era attraente e ipnotico. Poteva benissimo essere uno di quelli che andavano a donne. Eppure non l'avevo mai visto con una ragazza.

Mi accesi una Marlboro e iniziai a fumarla appoggiata alla ringhiera. Tirava un'aria di serenità, un vento caldo che mi aveva fatto passare il mal di testa.

Involontariamente posai lo sguardo sul pavimento vicino al mio e incrociai per pochi secondi il suo sguardo.

"Che figuraccia", pensai. "Crederà io sia una ficcanaso".

Velocemente tornai con gli occhi bassi sulla mia sigaretta.

<<Scusa, hai da accendere?>>

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