Mitch Rapp - Everyone but you

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Mood: spicy/quasi romantico
(Lo spicy è alla fine, questo è un immagina lunghissimo)

E se la figlia di Stan Harley si presentasse come candidata alle selezioni della CIA?











Purtroppo a svolgere la pre-selettiva è mio padre. Sta leggendo tutti i nomi sei presenti, che dovranno effettuare tre prove.
Verremo eliminati in base a sfide e duelli. Adesso siamo una cinquantina di persone, di queste ne verrà presa la metà.

Siamo scesi dal pullman che ci è venuto a prendere dalla fermata e siamo in un campo in mezzo al nulla, vicino cui c'è una struttura gigantesca in legno nuovo.

Affianco a lui ci sono due persone: Saraa, una collega storica di mio padre, a cui sono parecchio affezionata.
L'altro non lo conosco. È vestito interamente di nero. Ha dei capelli corti ma folti, spettinati. Un viso quasi grazioso, ma reso duro e serio dalla sua espressione e dalla cicatrice presente sulla guancia destra.

Sembra essere più grande di me. È in forma, si vede che si alleni, e la sua T-shirt a mezze maniche mi lascia osservare i suoi bicipiti.

È attraente e bello, come la voglia di dare un pugno in faccia a mio padre.

Odio le scenate. Cosa crede di fare?

<<Y/n Harley... Cosa credi di fare qui, Y/n?!>>, grida e tutti si voltano nella mia direzione.

Non gli rispondo, perché bene o male mi aspetto cosa possa esserci nel cervello di 48/50 palestrati rincogioniti nel mio gruppo. Non avrei voluto sapessero di lui.

Lo guardo con indifferenza e passa almeno trenta secondi a capire cosa dire.

Vedo il ragazzo alla sinistra di mio padre annoiato, suppongo abbia capito che la figuraccia la stia facendo lui e non io.

<<Dai, di queste cose ne parlerete insieme dopo, tu puoi iniziare ad andare nell'hotel>> stabilisce la superiora di Stan, che non può permettersi di ribattere.

Così, ancora indifferente, salgo i pochi gradini che mi portano all'ingresso.
Gli occhi degli altri non mi spaventano: quando sei bravo, se ne rendono conto.

***

Ho ormai finito di sistemare le mie cose, e mentre cammino per il grande corridoio che porta alla reception scorgo Victor.

Prima di accennargli un sorriso e salutarlo col gesto della mano, lui mi sussurra:<<Parla con tuo padre e poi con me. È incazzato nero...>>

Annuisco e continuo a camminare sbuffando.

I ragazzi nella haul, gli stessi del pullman, sono intenti a conversare animatamente e allegramente. In uno dei divani, poco più lontano, vedo mio padre: come fa ad essere sempre dove sono io?

<<Io, te, nel mio ufficio. Tra dici minuti, tarda e te ne ritorni a casa>>

Gli altri mi guardano ancora: alcuni il culo, alcuni il seno e altri spettegolano.

Cerco di non darci troppo peso e mi degno di cercare questo benedetto ufficio.

Sono due volte che salgo e scendo, occupando l'ascensore. Questa stanza è più nascosta della Camera Dei Segreti in Harry Potter.

Chiamano la struttura Hotel, ma in realtà è sempre occupato da persone che fanno esercizi e gestiscono la CIA.
Conosco solo due colleghi di mio padre: Victor e Saraa.

Innervosita e incazzata da questo stupido giochetto, cerco di calmarmi mentre le potre elettroniche di fronte a me si aprono.

Entra il ragazzo carino di stamattina all'ingresso e, presa dalla disperazione, ne approfitto per chiedergli:<<Ciao, per caso sapresti dirmi a che piano è l'ufficio di Stan Hurley?>>

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