Stiles Stilinski - The worst memories

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Mood: Romantico / drammatico

La storia d'amore di Y/n e Stiles è finita già da un po', ma proprio mentre lei cerca di andare avanti, Stiles la sorprende durante la notte.






















Guardo la piccola sveglia poggiata sul comodino alla mia destra e leggo l'orario.
Sono le tre meno un quarto di notte.
Cerco di svincolarmi dalla presa ferrea del mio ragazzo, che respira rumorosamente, e prendo il telefono.

Mi stanno chiamando. La suoneria è così alta che per paura di svegliare Isaac la abbasso, pensando che magari potrei evitare di rispondere e tornare a dormire.

Appena leggo il nome di Stiles, clicco il tasto verde.

<<Stiles, che straminchia vuoi alle tre di notte?>>

<<Y/n, ti prego, scendi>>.

Poso lo sguardo verso colui che dorme beato nel mio letto e mi chiedo se è davvero questo, ciò che voglio. Sento di nuovo, come un eco, la voce tremante di Stiles e inzio a pensare che potrebbe essergli successo qualcosa di davvero importante.

Prendo la prima felpa che trovo nell'armadio, non mi metto i pantaloni e scendo le scale con velocità. Le ciabatte battono sui gradini, ma non mi faccio questo problema perché Isaac ha il sonno pesante.

Uscita nel portico di casa, osservo la Jeep azzurra di Stiles parcheggiata di fronte casa mia.

Non lo guardo, perché non ci riesco.
Sono arrabbiata con lui.

Vederlo mi ricorda troppe cose. Ce ne sono state di belle e di brutte, ma vederlo mi ricorda solo quelle peggiori.

<<Sali!>>, esclama, quasi urlando.

Entro e mi siedo sul sedile del passeggero, guardandomi le cosce, innervosita ed elaborando tutto quello che ho da dirgli.

<<Ma sei pazzo a venire sotto casa mia, a quest'ora, in pigiama?! Il mio fidanzato sta dormendo nella mia camera, cosa potrebbe pensar->>

Finalmente ho il coraggio di dirgli in faccia quelle poche parole, perché in realtà ce ne sarebbero molte altre, prima di accorgermi che sta piangendo.

Ha le labbra gonfie, gli occhi rossi, le guance color bordò e i denti che stringono il labbro inferiore. Guarda verso il basso, e la gamba gli trema: è in ansia. Si tortura le mani grandi, che sogno ogni notte, facendole scrocchiare con movimenti meccanici.

Anche in questo stato, mi sembra il ragazzo più bello del mondo.

<<Hey... che hai?>>.

Sembra subito perdonare la mia ira, ricominciando a respirare in maniera irregolare.

<<Sono tornati gli incubi e io non ce la faccio più... Y/n, ho paura...>>

Non sono abituata a sentigli dire il mio nome. Di solito inventava qualche soprannome. Questo significa che la situazione è parecchio grave.

Non mi capacito di quanto stronza io sia stata finora, perché quando stavamo insieme i suoi incubi erano un problema davvero centrale nella sua vita.

Ai tempi, lo abbracciavo, mi facevo raccontare a grandi linee il sogno che aveva fatto e lo calmavo, ipotizzando situazioni positive.

Come noi che da una foresta di lupi, arrivavamo tramite un tunnel in un villaggio ai Caraibi o cose simili.

<<C-cosa hai sognato?>>

Non penso voglia dirmelo.
È triste, indifeso e si sente in colpa.

<<Senti, so che non vuoi che sto qui perché c'è lui in casa tua però io ho bisogno di te. Adesso>>, per sospirare l'ultima parola deve recuperare il fiato, che ha perso per dire quelle fastidiose parole.

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