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'Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you
You're my end and my beginning
Even when I lose I'm winning

Clare

Dire che sono in ansia sarebbe un eufemismo, sono letteralmente in crisi.
Il progetto verrà presentato tra meno di dieci minuti, e ovviamente il panico doveva salirmi proprio ora.

Non poteva aspettare un po', o per lo meno venire prima? Doveva arrivare proprio ora che mancavano dieci minuti all'inizio dell'evento.

Sono chiusa in un camerino da quasi cinque minuti, e sono sicura che Chris sia andata a chiamare mia sorella non appena ha visto la situazione.

Non sa, però, che persino Audrey non è in grado di calmare uno dei miei attacchi di panico. Capitano raramente, ma quando li ho è impossibile controllarli, e uscirne.
Non distinguo le voci, non distinguo niente. Sono cosciente, capisco cosa accade intorno a me, ma non collego le persone con ciò che loro rappresentano per me.

La vista è offuscata, sfocata. I respiri sono ridotti a dei brevi ansiti, veloci e incontrollabili.

Le mani mi tremano, e l'abito che mi ricopre fino alla parte inferiore del collo sembra opprimermi. Mi impedisce di respirare.

È come se d'improvviso fossi stata catapultata in uno spazio stretto, in cui non trovo neanche l'aria per respirare.

Ma io so di essere nel camerino, e so di essere alla mia sfilata più importante dell'anno.

<< Clare? >> sento una voce al di fuori della porta.

Non la distinguo, ma sono abbastanza lucida da immaginare che sia Audrey. Se non sbaglio Chris aveva mormorato che sarebbe andata a chiamarla.

<< Clare, apri la porta. Ti prego >> ritenta la voce da fuori, battendo due colpi sul legno della porta.

<< Cenere? Apri questa dannata porta prima che la butti giù >>

Non è Audrey, c'è solo una persona che mi chiama così.

<< Clare, se non la apri entro cinque secondi la butto giù. Per favore apri, mi stai facendo preoccupare >> bussa nuovamente, tre colpi più forti di quelli precedenti.

<< ti prego... >> dice, la voce che gli si spezza.

Con difficoltà, riesco ad aprire la porta. E lui non perde neanche un secondo, che entra e me lo ritrovo davanti.

Lo riconosco, è questo ciò che mi stupisce. Lo riconosco nonostante non abbia mai riconosciuto nessuno durante i miei attacchi di panico.

<< Cenere, ehi respira >> posa una mano sulla mia guancia, e l'altra sul mio letto. Come se volesse calmarlo lui stesso.

<< respira, segui me >> lui inspira, ed espira. Lo fa lentamente, e attende che io segua i suoi movimenti.
Ma peggioro la situazione, perché mi innervosisco di più quando non riesco a seguirlo.

<< tranquilla, Clare. Devi stare tranquilla >> posa entrambe le mani sulle mie guance, e mi posa un bacio umido sulla fronte.
Poi un'altro, e un'altro.

Continua finché non sente le mie spalle rilassarsi, ma solamente di poco.

Mi abbraccia, non sapendo come aiutarmi. E mi tiene più stretta del dovuto, come se avesse paura che io possa scappare.

<< Cenere... >>  sussurra insicuro.

Io non reagisco, perciò mi prende le guance tra i palmi e mi costringe a guardarlo negli occhi.

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