CAPITOLO 31

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"Casa"

"Casa"

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ELIO

Cercare di dormire fu un'impresa, continuavo a pensare a lui.
Tutto mi faceva pensare a lui, avevo preso persino ad ascoltare canzoni o artisti che mi ricordassero lui... un disastro, ecco cosa ero.

Non cenai quella sera, non ne avevo tanta voglia.

Ero sdraiato completamente sul letto, i pensieri continuavano ad assalirmi completamente...era diventato tuto così frustrante.

Sentì diversi mormorii accesi provenienti dal salone.
Decisi di scendere a controllare.

<<Quanto tempo ci metterà l'affare ad andare in porto?>> era la voce di Hermes <<Non lo so, non ne ho la più pallida idea, quello stronzo non fa altro che metterci i bastoni tra le ruote, cosa cazzo ha combinato tuo fratello per farlo incazzare così tanto?>> sentì un colpo e sobbalzai, qualcuno aveva violentemente sbattuto il palmo della mano sul bancone della cucina.
<<Cazzo!>> imprecò Hermes, feci qualche passo indietro ma nel farlo, mancai un gradino, caddi come una pera, sbattendo in fine la schiena sul pavimento, proprio sotto gli occhi di Hermes e di un volto che non avevo mai visto prima, aveva una brutta cicatrice sulla faccia, che gli segnava la zona dell'occhio sinistro.

<<Elio? stai bene?>> si avvicinò in fretta Hermes, mi rialzai in fretta e furia <<U-Una favola ! n-non volevo interrompervi, me ne vado!>> feci per andarmene ma la sua voce che richiamava il mio nome rieccheggiò in tutta la casa.
<<S-Si?>> domandai a dir poco terrorizzato.
Avevo appena origliato una sua conversazione.

"Mi avrebbe ucciso, e avrebbe sicuramente gettato il mio cadavere in una fossa comune con l'aiuto di Jonathan!"

<<Origliavi?>> sorrise lui per alleggerire la tensione <<I-In realtà, i-io...ehm, volevo solo un bicchiere d'acqua! ecco, si.>> mentì, lui finse di crederci.
<<In ogni caso.>> mi bloccò nuovamente mentre stavo per salire le scale.
<<Lui è Roberts, il nostro "socio".>> mi sorrise, poi l'uomo accanto a lui accennò un saluto <<Salve, p-piacere mio.>> parlai velocemente e finalmente riuscì a dileguarmi nuovamente in camera mia.

Quella famiglia aveva così tanti pezzi mancanti, vuoti che non riuscivo a colmare.
Cosa nascondevano?

Decisi di mettermi a studiare, mi avrebbe aiutato a non pensare a lui, alla famiglia stramba, a tutto.
Ma mi sbagliavo, mi ritrovai solo a scrivere il suo nome sulle pagine del mio libro.

Fissai la scritta a caratteri cubitali sul testo.

"Ares"...

Strinsi i denti e presi a pensare.
Non era giusto, Non lo era affatto.

Mi aveva trattato come una cavolo di annullità.

Feci una linea sul suo nome.

Usato.

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