Ossessione

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Ossessione
/os·ses·sió·ne/
sostantivo femminile

1. non com. Stato, condizione di chi è indemoniato. 2. In psichiatria, fenomeno patologico che si manifesta con la presenza, persistente o periodica, di una rappresentazione mentale, un impulso, un affetto, che la volontà non riesce a eliminare, e che risulta accompagnata da un sentimento sgradevole di ansia, paragonabile a quello di una minaccia incombente. 3. Per estens., nel linguaggio com., idea persistente, incubo, preoccupazione assillante, molestia grave e continua, e sim.

Tutti abbiamo delle piccole ossessioni nella nostra vita quotidiana: il caffè con un certo numero di cucchiaini di zucchero, lavare i capelli ogni tot di giorni, avere i vestiti nei cassetti sempre in un certo ordine...

Piccole e normali compulsioni, inevitabili per la nostra natura umana bisognosa di ordine e logica; nessuno penserebbe mai che un'ossessione possa essere rivolta a una persona nello specifico, per la pura e fattuale ragione che ognuno di noi ha una propria volontà e identità e difficilmente qualcuno resta con noi per sempre e sviluppare una fissa per un essere che potrebbe scapparci da un momento all'altro è tutto fuorché conveniente.

Eppure succede.

Era successo a lui, innamorandosi di quella che ormai era l'unica ragione per cui manteneva una sorta di equilibrio sul filo che era teso tra la vita e la morte, sulla stabilità e sulla completa follia e sul quale camminava come un funambolo cieco da anni e anni.

Era difficile da spiegare, ma era solo questo: un'ossessione, per la quale si concentrava solo su lei, l'unica a contare davvero, ad avere un'importanza, la cui opinione era da prendere in considerazione e con la capacità di mitigare i suoi attacchi violenti ed esplosivi.

E insomma, lei gli aveva letteralmente salvato la vita e lo faceva sentire amato, per davvero, e lui non poteva fare a meno di avvolgersi gelosamente e possessivamente intorno a quei sentimenti come fossero la sua ancora di salvezza.

Al tempo stesso l'idea che lei se ne accorgesse o che un giorno dovesse confrontarsi con quell'oscurità che dissimulava e in seguito a questo se ne andasse.

La cosa lo avrebbe distrutto, più probabilmente ucciso.

Non riusciva neanche a vedere un futuro senza di lei, per quanto si sforzasse.

Lei era la sola fonte di luce, calore e colori in un mondo grigio, spento, freddo, monotono, che si muoveva a rallentatore e che seguiva quasi stesse vedendo un film.

Era... beh, lei, il cui nome era come impresso a fuoco nella sua mente.

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