Will you leave or will you carry on?
Is your love from before still strong?
If you leave, will you keep the memory
That made the night so long, that cut so deep?Te ne andrai o andrai avanti?
Il tuo amore di prima è ancora forte?
Se te ne vai, manterrai il ricordo
Che ha reso la notte così lunga, che ha tagliato così profondamente?
(Isak Danielson, Broken, 2018)---------
Ai miei genitori, ai miei ex amici, ai miei compagni, alle avventure di una notte, ai cuori che ho spezzato. A chi, ancora, non ascolterà, e penserà di poterlo gestire. Ai miei ex, passati e futuri. A chi pensa che un disturbo di personalità non sia così brutto. A te che ora sei arrabbiata e piena di odio.
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A volte mi sento un disco rotto, che ripete senza sosta le stesse frasi.
"Ti pentirai", "Sono un distastro", "Non funzionerà", "Sono problematicə, non credo lo sopporterai", "Sono un casino mentale, ferisco le persone anche se non lo voglio", "Ti stancherai", "Non voglio ferirti", "Non sono facile, non è facile stare con me", "Non promettere cose che non puoi mantenere", "A un certo punto ti stuferai di me, di ciò che sono".
Nessuno ascolta mai.
Lo ripeto fino a che non sono frasi che sembrano vuote, diventano un avvertimento urlato al vento, inascoltato.
"Uomo avvisato, mezzo salvato," così diciamo, ma il conto delle anime che ho spezzato non fa altro che alzarsi, come se i miei allarmi non servissero a nulla.
Ma non mi stanco, non mi stanco mai di "fare la vittima", perché poi è questo quello che probabilmente percepite.
La ragazza che fa la vittima, che vuole compassione, che vuole attenzioni, che vuole essere al centro di tutto, che esagera.
Quelle parole non sono per me, io sono abituata a soffrire, a essere sola, a non sopportarmi.
Quelle parole sono per voi, voi che vedete qualcosa, che pensate che forse dopotutto non sono così male, che riuscirete a sopportarlo.
Ma finisce sempre allo stesso modo.
Non vi amo, non vi voglio, sono io il centro di tutto, voi vi sacrificate, vi immolate, mi trattate come se fossi una divinità a cui dedicare anima e corpo per poi urlare che sono crudele, un mostro spietato e malvagio.
Come se non ve lo avessi detto.
Come se non vi avessi detto che ho un Inferno con me, che lotto ogni singolo giorno con voci, ansia, emozioni fuori controllo.
E all'improvviso sono drammatica, esagerata, fuori controllo, pazza, egocentrica, egoista, quella che vi ha fatti sentire uno schifo, sono un mostro.
Ma io vi ho avvisato.
Vi ho avvisato dell'oscurità, del cuore sanguinante.
Vi ho avvisato, ve l'ho detto così tante volte che non lo avreste sopportato.
E forse una piccola parte di voi si è detta di volermi provare il contrario, di voler dimostrare a voi stessi che mi sbagliavo.
Ingenui.
Non mi sbaglio, mai.
Non mi sono mai sbagliata sulle persone, in quattordici anni.
Sono un buco nero, un cuore sanguinante, un insieme di tagli che non guariscono, di lividi che non si riassorbono.
Un cuore sanguinante che può solo far sanguinare altri cuori, che può solo avvolgersi nel conforto del dolore che non l'ha mai abbandonato, così come la morte.
Io e la morte siamo amiche, confidenti, amabti silenziose da cinque, lunghi anni. Cinque anni in cui non abbiamo mai smesso di ballare un valzer macabro e grave, nonostante le gare a chi avrebbe vinto prima, a chi avrebbe prevaricato.
"Sono pesante", "Sono difficile", "Sono emotiva", ma puoi gestirlo.
Fino a quando non riesci a capire come ragiono, cosa penso, cosa c'è di sbagliato in me.
Non lo capisci davvero, il nostro vocabolario non ha ancora parole che lo esprimano, ma il tuo subconscio sa.
Per questo all'improvviso sono troppo.
Troppo, troppo poco, troppo troppo, troppo in là, troppo ferita, troppo bisognosa.
Troppo.
Un cuore che sanguina e tagli che non si rimarginano non sono per tutti.
Specialmente coloro che pensano di poterli gestire.
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Back to 5.05
RandomO cose a caso, su cose a caso che mi vengono in mente durante il giorno. O, ancora, la mia scusa per poter scrivere quello che non riesco a produrre in one shot.