Capitolo 19. Senza condizioni

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Christian

Suono preoccupato al campanello di casa di Eléonore, visto che non mi risponde al telefono e avevamo appuntamento per uscire al cinema per vedere un film della Marvel. L'avevamo deciso già due settimane fa e ne abbiamo parlato tanto, perciò mi sembra strano che se lo sia dimenticato.

Improvvisamente la porta si apre e lei mi appare davanti facendomi sussultare per il suo aspetto. Ha il viso pallido e gli occhi rossi e gonfi di chi ha passato tanto tempo a piangere.

"Ele, che sta succedendo?" le accarezzo un braccio ma sussulta all'istante, quasi come se il mio tocco l'avesse ustionata, poi si ritrae. "Ehi... mi parli? Per favore, mi stai spaventando."

Scuote la testa più e più volte e mi impedisce di entrare in casa sua. "No, no, no, tu non dovresti essere qua. Vattene Chris, non voglio problemi."

Mi acciglio all'istante e la scruto come se potessi capire le sue parole solo guardandola negli occhi, ma non riesco. Sembra completamente spenta e invasa dai pensieri, tanto da non sembrare nemmeno lucida.

"Ele, dovevamo andare a vedere Spiderman, mi hai assillato per giorni con questo film. Mi dici che sta succedendo? Sembra che tu abbia passato la giornata chiusa in casa a piangere." Mi fa male vederla così e mi fa ancora più male pensare che potrebbe essere colpa di Kepa, ancora una volta, se sta male. Non posso mai fare nulla quando c'è di mezzo lui, perché lei lo continua ad amare troppo e io, in confronto, non valgo nulla per lei.

"Non mi va più di andare, e poi non mi va più che tu sia così attaccato a me. Pulisic, non mi lasci spazio. Non mi fai respirare. Mi cerchi troppo. Vieni da me troppo spesso. Devi lasciarmi aria." Parla con velocità, come se non pensasse davvero nulla di tutto ciò ma dovesse dirlo per forza. "Ti ringrazio per la tua vicinanza in questi mesi, in questi anni, ma ultimamente è troppo. Ho un ragazzo, non posso essere così attaccata a un altro, mi capisci?"

"Sinceramente no." rispondo sincero "Fino a due giorni fa ridevamo nel soggiorno di casa tua mentre guardavamo la partita di basket e ora, come se fosse normale, mi dici che sono di troppo. Non lo diresti se non fosse successo qualcosa. È Kepa? È una sua idea? Non so perché ultimamente ce l'abbia con me, ma secondo me questo nasce da lui."

"Ma che dici?" Cerca di far sembrare ridicola la mia intuizione, ma fallisce miseramente perché la conosco troppo bene e so quando mente "Non c'entra nulla Kepa. Lui non mi proibisce mica di vedere i miei amici. Semplicemente sei diventato troppo appiccicoso."

Sentendo il termine che ha usato per descrivermi, sento quasi un dolore all'altezza del petto. Sentire una parola del genere da lei, equivale quasi a essere pugnalato da più lame nello stesso momento. Lei per me è importante, mi sono fatto in quattro per starle sempre accanto. Passavo le notti accanto a lei quando si svegliava piangendo e con gli attacchi di panico, subito dopo aver rotto con Kepa, cercando sempre di consolarla. Cercavo di farla ridere durante le giornate che era così spenta da nemmeno avere voglia di parlare. Le ho portato cibo per farla sorridere. L'ho tenuta stretta per farla riposare e addormentare. Ci sono sempre stato per lei, e lei è sempre stata dolce con me... perciò sentirmi dire che sono appiccicoso e devo starle lontano, mi fa male.

"Pensi questo di me?"

Tentenna un po' davanti alla mia domanda ma poi annuisce come per darmi conferma. "Lo penso. Ho bisogno che ci allontaniamo un po'."

"Io spero che davvero questa non sia una richiesta di Kepa e che tu lo stia assecondando, perché vorrebbe dire che ti sta manipolando. Ti voglio bene, lo sai, spero davvero che tu non soffra ancora." Glielo dico con il cuore in mano, nonostante ciò che lei mi sta dicendo sia veramente poco carino "Io temo che succederà inevitabilmente però..."

Better Now||Christian PulisicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora