Capitolo 29. Risultato

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Il cuore mi batte veloce nel petto mentre alzo il bastoncino e leggo la scritta sul display. Non so cosa mi venga in mente, non so quale sia il mio primo pensiero, so solo che scoppio a piangere, forse per l'ansia che si è posata su di me e mi ha schiacciata, ma non riesco a smettere.

"Ele?" Kepa fa il mio nome quasi a chiedermi perché mi sia messa a piangere e, quando alzo lo sguardo, vedo benissimo riflessa nei suoi occhi la paura che il mio pianto sia dovuto a ciò che non vuole sentirsi dire. "Che c'è?"

"Non preoccuparti, è negativo. Sei libero da qualsiasi responsabilità, Arrizabalaga." lo dico prendendo fiato tra un singhiozzo e l'altro, mentre lui sorride. Sorride sentendo le mie parole, anche se poi cerca di mascherarlo mettendo su un'espressione neutra. Che bastardo.

"E perché stai piangendo? Non penso che tu avresti voluto fosse positivo. Mi odi, perciò è meglio così."

Scuoto la testa davanti alle sue parole, davanti a così poco tatto, davanti alla sua scarsa, o forse inesistente, empatia. "Vattene per favore. Non so se tu lo faccia apposta o cosa, ma ti rendi sempre più stronzo davanti ai miei occhi."

Kepa resta per qualche secondo immobile a guardarmi, poi allunga una mano verso il mio viso e fa per asciugarmi una lacrima, ma io scatto indietro, rischiando persino di cadere per colpa del tappeto.

"Davvero? Non posso nemmeno sfiorarti? E poi prendi per male ogni cosa che dico... non intendevo offenderti, volevo solo dire che così puoi continuare la tua vita senza di me."

"Stai solo peggiorando la tua situazione. Vai via, Kepa." ancora piango disperatamente e mi vorrei prendere a schiaffi per questo, vorrei riuscire a controllare le mie emozioni e dimostrargli che niente che è collegato a lui mi fa effetto, ma questa situazione è carica di sentimenti e io non riesco a soffocarli tutti in me.

"Perché non ti fermi ad ascoltarmi? Perché non mi dai una possibilità? Perché? Per te sono un mostro ormai. Mi hai etichettato come manipolatore e traditore, quando non mi è mai passato nemmeno nell'anticamera del cervello di tradirti." quasi urla e non capisco con che faccia e con quale diritto "Quella che era con me in discoteca era solo una mia vecchia amica, non ti ho detto che eravamo insieme perché stavo organizzando una sorpresa per te. A breve arriverà l'anniversario del giorno in cui ci siamo conosciuti e volevo fare qualcosa di speciale, ma tu non mi hai dato il tempo di parlare..."

Sento il respiro affannato e il cuore uguale, vorrei calmarmi, ma non riesco, più sto ad ascoltare lo spagnolo più mi agito. Perché deve fare questo? Non può semplicemente andare via e smettere di ferirmi?

"Non ti credo..."

"Perché no? Perché dovresti ammettere di aver sbagliato e per questo di avermi perso per un tuo errore? Sarebbe più difficile che dare sempre le cazzo di colpe a me." appoggia una mano sul mio viso e mi obbliga a un contatto visivo "Io sono sempre quello che ti è stato accanto e se ho sbagliato a fare la merda una volta mesi fa, non lo avrei mai rifatto. Non dovresti ascoltare chi vuole separarci... e lo sai anche tu che ancora mi ami, sennò non saresti scoppiata a piangere per un possibile bambino."

"Lasciami, Kepa. Non ti credo." mi libero dalla sua presa e aggancio i suoi occhi, mentre lui sussulta e mi guarda con aria sconcertata, come se stesse realizzando chissà cosa.

"Christian... ha fatto qualcosa, non è vero?" ride nervosamente mentre fa qualche passo indietro e mi osserva ancora con aria più scioccata "Lo vedo dai tuoi occhi... ti ha detto che prova qualcosa per te, mi sbaglio? Hai capito che avevo ragione? Che non erano cazzate quelle che dicevo."

"Perché devi sempre mettere in mezzo Chris? Sei tu che hai rovinato tutto."

Scuote la testa e si passa la mano sul ciuffo, continuando a sorridere con quell'aria beffarda e odiosa che mi fa desiderare solo di cacciarlo via. Non si stanca mai di ferirmi o farmi male. "Wow come lo difendi... che c'è, ti sono piaciute così tanto le sue attenzioni che alla fine hai deciso di provarci con lui? Forse avevo ragione a pensare che il possibile bambino poteva non essere mio. È riuscito a infilarsi nelle tue mutande alla fine? Sarà soddisfatto... tu non tanto se piangi ancora per me."

Non so cosa mi faccia più male in quello che dice. Non so se sia la cattiveria con il quale pronuncia queste parole o se la consapevolezza che lo dica per ferirmi. Ma che persona è? Prima parla di non avermi mai voluto fare male e poi mi tratta in questo modo.

"Sei un pezzo di merda..." Lo sussurro appena, stanca da tutta la situazione e dal pianto "come ti azzardi a parlare così di me?"

"Non sarà mai come me, per te." ride con strafottenza, accarezzandomi i capelli, cosa che gli fa guadagnare un colpo al braccio per allontanarsi e smettere immediatamente di toccarmi. "Paragonerai tutto a me. Sono ancora nella tua cazzo di vita, come fai a volerti scopare lui?"

La mia mano si alza senza che possa trattenerla e con nervoso si posa sulla sua guancia. Il rumore dello schiaffo riecheggia in tutto il bagno e io sento la pelle dei polpastrelli pulsare per l'impatto. Non avrei voluto arrivare a questo, ma le sue parole sono troppo, non posso sopportare tanto, non dopo tutto ciò che mi ha fatto. Mi sento leggermente meglio dopo questo gesto, anche se so che la violenza dovrebbe essere sempre ripudiata.

"Io non vado a letto con Christian, non vado a letto con nessuno, perché sono così deficiente da essere ancora innamorata di te e non voler prendere nessuno per il culo. Non meriti spiegazioni, non dovrei nemmeno risponderti, lo faccio perché voglio che capisca che persona di merda sei. E ora, davvero, esci da casa mia."

Indico la porta del bagno con l'indice ed evito di guardarlo negli occhi. Lo caccio senza ripensamenti e senza problemi, perché è quello che si merita da me. L'unica cosa che devo fare. Non merita ancora le mie lacrime e la mia attenzione.

Con la coda dell'occhio vedo che continua a fissarmi, poi muove appena il capo ed esce dal bagno e, successivamente, da casa mia. Sbatte la porta con rabbia e io vorrei inseguirlo e prenderlo a urla, ma so che non ne varrebbe la pena. Non vale niente la pena con lui. Nulla.

L'unica cosa che sa fare è distruggermi. E non sembra mai abbastanza contento, sembra sempre abbia voglia di sferrare un colpo più letale. Vorrebbe vedermi a terra nel momento in cui non riesce a manipolarmi, e questo mi fa male... perché ho dato tanto amore a una persona che non vuole davvero la mia felicità.

Con le mani che tremano afferro il mio telefono e faccio partire la chiamata a Christian, che è tra gli ultimi numeri che ho contattato. Squilla per non so quanto tempo e, mentre sto per riattaccare, sento la sua voce che riecheggia dall'altra parte.

"Ele, scusami, sono in palestra e non l'ho sentito subito. Che sta succedendo?"

Prendo un bel respiro prima di parlare ma la voce rotta dal pianto mi tradisce. "Chris... ho bisogno di te. Avevo promesso di non coinvolgerti, perché non voglio farti stare male, ma ho bisogno di te. Se chiamassi Mason, lo ammazzerebbe, e non voglio litighino per colpa mia. Mio Dio, sono una deficiente."

Sento la musica della palestra farsi sempre più flebile, facendomi così capire che si è allontanato dalla sala e si è messo in un posto più tranquillo. "Piccola, respira... cerca di stare calma. Non ti chiederò cosa è successo, ne parliamo faccia a faccia. Mi faccio una doccia veloce e arrivo da te. Siediti e aspettami. Sto arrivando."

"Va bene... e scusami ancora Puli." annuisco anche se so che non può vedermi "Meriteresti altro, non questo." mi sento in colpa da morire per coinvolgerlo in tutto ciò sapendo quello che prova. Io piango per Kepa davanti a lui che prova qualcosa per me... è così egoista da parte mia.

"Non ti voglio sentire dire nulla del genere. Sto arrivando."

"Ti aspetto." chiudo la telefonata e poi, con le gambe che tremano per quello che penso sia un attacco di panico bello e buono, esco dal bagno e mi vado a sedere sul divano, dove mi copro con il plaid per fermare questi brividi che mi stanno colpendo, ma nulla mi aiuta.

Continuo a battere i denti come se fossi nel bel mezzo dell'Antartide e ogni muscolo sembra colto da spasmi per colpa del freddo, ma sono ben consapevole che la colpa è più di carattere emotivo. Sono sommersa dai sentimenti negativi e questi mi stanno schiacciando come se fosse una formica sotto un masso.

Non riesco a ragionare lucidamente, mentre dondolo avanti e indietro come se servisse a calmarmi, ma niente riesce. Continuo a piangere e pensare a tante cose diverse che si affollano nella mia mente, sperando che Christian arrivi presto... perché al momento non sono in grado -per quanto ridicolo sia- a salvarmi da sola ancora una volta.

Better Now||Christian PulisicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora