Capitolo 3

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Oggi è sabato, quindi niente scuola, ma c'è il mio gruppo di catechismo, quindi sicuramente verrà a scusarsi.

Alle 17 ho il catechismo, quindi alle 16:20 vado in chiesa, apro il cancello dell'oratorio e la "mia" stanza, piano piano i bambini iniziano ad arrivare, arriva pure Paola, ma insieme a sua madre, "Miriam ciao, più tardi la viene a prendere il nonno" dice la signora, "Va bene signora" dico, mi saluta e va via, speravo tanto che venisse, ma niente.

Si fanno le 19 quando tutti i bambini se ne vanno a casa, alla fine è venuto il nonno a prendere a Paola, dopo che pulisco la stanza, spengo la luce del corridoio e della stanza, chiudo la stanza a chiave, vado verso il cancello, ma vedo il professore, "Ciao Miriam" dice, "Se cerca a sua figlia è venuto il nonno a prenderla" dico, "Lo so, ma io cercavo te" dice, il tempo è brutto, forse tra poco si metterà a piovere, "Accanto alla chiesa c'è un portone rosso, mi aspetti lì" dico, chiudo il cancello marrone e faccio il giro del cortile chiudendo il portoncino e salgo aprendo il portone rosso, lo faccio entrare in tempo perché inizia a piovere, "Perché è venuto?" chiedo, "Per scusarmi, non ce l'avevo con te quel giorno" dice, "Non si preoccupi" dico, "Ci sei rimasta male, hai pianto quando sei scesa dalla macchina" dice, "Non ci fa niente" dico, sento un tuono, mi spavento, lo abbraccio per lo spavento, "Sei così piccola e ingenua, io così stronzo ed egoista" dice, lo guardo, ci guardiamo negli occhi, mi accarezza una guancia, "Non mi devo innamorare di lui" è questa la frase che mi ripeto dal primo giorno che ci siamo conosciuti, più che altro è una promessa che ho fatta a me stessa, mi bacia dolcemente, resto di pietra, mi ha rovinato la promessa, ma poi mi lascio trasportare da lui e dal bacio, ma decido sempre di interrompere il contatto, non lo guardo neanche in faccia, "Perdonami" dice, "Professore devo chiudere" dico cercando di uscire da questa situazione, si stacchiamo definitivamente, usciamo e chiudo a chiave, "Vuoi essere accompagnata?" chiede, "No professore, ci vediamo lunedì" dico andando via, lasciandolo come un cretino li.

Arrivo a casa, le luci sono accese, c'è Filippo a casa, lo vedo sbucare dalla cucina, "Com'è andata in chiesa?" chiede, "Bene" dico, "Prima ero passato per vedere se avevi finito" dice, mi assale l'ansia, "Perché non mi chiamavi?" chiedo, "Ho visto che eri impegnata a baciarti" dice, lo guardo, "Non mi interessa da quando va avanti sta storia, ma almeno voglio sapere chi è" continua, "Non è mai iniziata, oggi è stato il primo bacio, per il resto è complicato da spiegare" dico, "Parla, io ti ascolto" dice, "È il mio professore" dico, "C'è altro?" chiede, "Sono la catechista di sua figlia" dico, "Quando l'hai l'incontro scuola/famiglia?" chiede, "Il martedì" dico, "Martedì verrò con te" dice, "Filippo per favore" dico, "Non hai neanche diciassette anni e già ti mette le mani  addosso" dice, "Per due mesi non cambia niente" dico, "Cambia invece, ora vai in camera tua" dice, faccio quello che dice.

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