Il fischio del camoscio perforò l'aria. Era un verso di avvertimento diretto ai suoi compagni, un piccolo branco di cinque o sei esemplari tra giovani e femmine, fermi a brucare lichene sul ghiaione di un masso monolitico. Li stava avvisando del vicino pericolo: non lupi, aquile o volpi, bensì uomini.
Decisamente più pericolosi, fu il pensiero di Ilyas.
Il capitano Blatan Kadyshev aveva già puntato il fucile. Il rumore dello sparo fu più alto del fischio del camoscio, che si impennò per un attimo, fece una mezza capriola e cadde tramortito all'istante, mentre il resto del branco si dava alla fuga, sparpagliandosi tra gli anfratti rocciosi come tante formiche brulicanti.
Voleva avvisare i suoi, si è sacrificato, fu un altro pensiero che si affacciò alla sua mente.
«Morto!» gridò Kadyshev e si incamminò a passo svelto verso la bestia caduta.
Solo il suo cane, un segugio dal pelo nero e gli occhi rossi, che aveva avuto il merito di scovare il branco prima del resto della muta, fu più veloce di lui. Quando raggiunse il camoscio, ringhiò e gli mordicchiò la gola dove il suo padrone aveva fatto uscire il sangue che la terra stava già bevendo.
«Gran bel colpo» si complimentò il sergente colonnello Pavel Semonov dopo aver raggiunto il collega. «L'hai colpito netto. È stramazzato come un coniglio. E siamo a sette, Jagun.» Si volse con un sorriso soddisfatto verso Bezbòznij, che nel frattempo si era avvicinato. «Io un cinghiale, due tur e una volpe, Blatan due camosci e una lepre. Tu niente. Qualcuno sta per caso tenendo il conto? Non io.»
L'altro si mise a guardare le montagne indorate dalla luce dell'ultimo sole. «Aspetto il leopardo.»
«Se lo troviamo, quel bastardo» fece Kadyshev, rialzandosi dalla carcassa. Aveva tagliato un pezzo di carne con il coltello: lo gettò al suo cane che lo fece subito a brandelli. «Per me facciamo prima ad avvistare un lupo con le corna. Questo sedicente leopardo non sarà sceso fino a qui: non fa ancora così freddo.»
«Però l'hanno avvistato solo qualche giorno fa» fece notare Semonov. «Per la seconda volta.»
«Se lo saranno sognato, come quelli che dicono di vedere lupi a ogni angolo e poi scopri che si tratta di cani randagi. Non mi fido degli avvistamenti, io.»
«È qui» insistette Bezbòznij, netto. «Bisogna solo stanarlo. Non è una preda qualsiasi.»
«Oh, non fraintendermi, anch'io penso che sia tutta un'altra storia cacciare un "obiettivo", qualcosa di cui si ha molto desiderio, ma serve tempo e noi non ne abbiamo. Fra due giorni dobbiamo rientrare al Comando e non è affatto piacevole, no, ammettetelo anche voi, avere una data di scadenza oltre la quale o la preda la prendi o non la prendi più. E magari neppure la vedi!»
Semonov concordò con un grave cenno del capo. «Abbiamo preso un buon bottino comunque. Anche se non dovessimo catturare il leopardo, non torniamo a mani vuote.»
Bezbòznij non commentò.
Ilyas era dietro di loro, a poca distanza dagli altri due attendenti, i battitori e i tiratori; seguiva i loro discorsi a tratti. Era più concentrato ad annusare l'aria, non tanto diversamente dai cani – anzi, riteneva di avere un olfatto migliore anche del miglior segugio della muta. Era da cinque giorni, da quando la battuta era iniziata, che cercava di cogliere una traccia del leopardo persiano che, a quanto si diceva, era sceso dalle cime appena una settimana prima. Era stato avvistato presso il fiume Baksan, nelle vicinanze di un piccolo villaggio. Mosso dalla fame, sicuro: nonostante non fosse ancora inverno e il ghiaccio nelle vette non era ancora tale da ostacolargli la caccia, si era spinto fin quasi a fondovalle alla ricerca di facili prede come pecore e cavalli. Per Bezbòznij era vicino: i leopardi sono animali stanziali, non ci avrebbero messo molto a trovare il luogo dove si era rifugiato. Ci voleva solo un po' di pazienza, cosa che i suoi colleghi non davano l'aria di possedere in gran quantità.
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Sotto un cielo nemico
ActionIlyas Hasani ha da poco compiuto diciannove anni e si sente già un uomo. È cresciuto tutto in una volta, in una notte, quando ha visto sua madre morire, la sua casa distrutta, la sua infanzia spezzata. Quella notte, a dodici anni, ha fatto una prome...