Mancava una settimana esatta alla Simulazione e Ilyas non batteva chiodo da quasi dieci giorni. Urgeva ingegnarsi a spezzare quell'astinenza forzata prima di diventare carne da cannone in una realtà virtuale.
Architettò un piano per il turno serale previsto dopo la lezione di tecnica militare, che ebbe l'effetto sperato, anzi si rivelò persino migliore delle sue aspettative. Non si trattava in realtà di un vero turno: lo chiamavano così, ma era solo un'ora che lui e Dragan passavano nella classe vuota a ripulire l'aula e star chini sui libri sotto lo sguardo annoiato del sergente colonnello Valentin Vaidiskij, il militare che si occupava delle lezioni. Vaidiskij avrebbe preferito di gran lunga essere altrove che sorvegliare due reclute di domenica sera e non ci era infatti voluto molto a Ilyas per convincerlo ad andare a "farsi una fumata" e lasciargli la stanza libera, anche per più di un'ora, con la promessa che non si sarebbero allontanati. Per corromperlo aveva esaurito tutta la sua scorta di sigarette e dato fondo a parte dei soldi che aveva conservato per le emergenze perché quella era un'emergenza. Lo era diventata, quanto meno.
«Io non so perché ti sto ancora dietro» fece Dragan, sdraiato sul pavimento, nudo come sua madre serba l'aveva fatto, mentre Ilyas si era rialzato e si stava infilando i pantaloni. «Tu sei davvero un pazzo.»
E per rimarcare l'affermazione lo ripeté: Ilyas era un pazzo o era pazzo lui a stargli dietro.
«Beh, non sai resistermi, no?» Era passato più di un mese da quando l'altro gli aveva fatto quella confessione morsa tra i denti, in preda all'imbarazzo, e lui non poteva fare a meno di tirarla fuori di tanto in tanto. «L'hai detto tu, non io.»
Dragan sbuffò e si issò coi gomiti sul pavimento. Non si rivestì: rimase lì seduto a fissarlo. Un cipiglio contrariato gli corrugò la fronte.
«Perché ti stai rivestendo? Non hai detto che Vaidiskij ci ha dato più di un'ora?»
«Sì, ma sai com'è: fai caso sbuchi qualcuno come quello stronzo di Zamatij la prima volta. Non voglio farmi trovare di nuovo senza mutande.»
«Peccato, stai bene senza mutande.»
Ilyas scoppiò a ridere. «Hai bevuto stasera? Sei più sciolto del solito, il che vuol dire che lo sei forse per la prima volta.»
«Mm, ho preso un po' di vodka di nascosto prima, me l'ha data Milos.»
Dragan si alzò dal pavimento con movimenti lenti, quasi ondulati, come ondulata e appena strascicata sembrava la sua voce. Tuttavia, la sua postura era sempre dritta e il suo corpo alto e solido ben piantato al suolo; lo mosse per avvicinarsi a Ilyas, che aveva appena finito di abbottonarsi i pantaloni e si stava sporgendo a prendere la maglia appesa a una delle sedie. Gli intercettò il polso prima che potesse raggiungere l'indumento; senza forza ma con fermezza lo allontanò.
«Dragan, che fai?»
«Non rivestirti» disse - lo pregò, forse -, gli occhi fissi su di lui, le pupille dilatate e le palpebre che non sbattevano. «Ho potuto vederti così soltanto in piscina, durante le sessioni di nuoto, ed era una tortura.»
«Perché pensavi a tutte le posizioni in cui volevi fottermi?»
«Uhm, sì.» Dragan si strofinò una mano sulla faccia. «Cazzo se ho bevuto. Domani Milos mi sente.»
Ilyas rise ancora. «A me non dispiace questa tua versione più "disinibita". Anche prima.» Increspò le labbra in un sorriso allusivo. «Ti sei impegnato di più. Somigliavi meno a un maiale che grufola.»
«Lo prendo come un complimento» borbottò l'altro e si sporse a baciarlo, afferrandogli i fianchi nudi e portandolo a sedersi sopra uno dei banchi.
Ilyas allargò le gambe in modo che Dragan potesse infilarsi tra esse senza difficoltà, in piedi davanti a lui. L'altro ragazzo lo baciò più con languore che con passione, le mani che viaggiavano liberamente sul suo corpo, a saggiargli le spalle, le braccia, il petto, i fianchi, le gambe coperte dai pantaloni, che provvide a sfilargli facendoli scivolare a terra. Ilyas si ritrovò in pochi secondi di nuovo nudo e, a dire il vero, di nuovo accaldato. Mai sigarette erano state spese meglio in vita sua.
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Sotto un cielo nemico
ActionIlyas Hasani ha da poco compiuto diciannove anni e si sente già un uomo. È cresciuto tutto in una volta, in una notte, quando ha visto sua madre morire, la sua casa distrutta, la sua infanzia spezzata. Quella notte, a dodici anni, ha fatto una prome...