capitolo 30

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ANITA POV


Non so spiegarmi come sia riuscita ad arrivare alla festa, nella saletta del residence.
Non so neanche perché sono qui.

Le mie gambe si sono mosse da sole. Le persone mi parlano, ma non riesco neanch a capire cosa dicono.
Sento solo il suono ovattato di voci e della musica.
Sono immobile tra le persone. Ragazzi e ragazze stanno ballando intorno a me, ma io non me ne accorgo.

Ho ancora in dosso quello stupido vestitino che Molly mi ha fatto mettere.

Di quella telefonata ricordo solo due parole "nonna" e "morta".

Ricordo anche che Molly ha provato a starmi vicina, mi ha abbracciata. Ma subito dopo io me ne sono andata senza dirle niente.

Forse mi starà cercando.
Non provo più niente, non sento più niente.

È come se le mie emozioni fossero tutte svanite nel momento in cui mia madre mi ha detto quelle cose.

E io sono qui. Sono a Verona al posto di essere a Los Angeles, a dare il mio ultimo saluto a mia nonna.

E non posso fare un cazzo.

Vedo davanti a me persone che si baciano che si vogliono bene.
Ma non riesco più a provare nessuna cazzo di emozione.

Nessuna felicità nel vedere le persone felici.
Niente.

Mi sento vuota. Tutto questo male mi ha svuotata.

Qualcuno mi sta toccando, ma riesco a percepirlo a stento.
Sento delle mani che risalgono il mio corpo. Ma io sono ferma immobile.
A stento riesco a respirare. Ho la bocca serrata e gli occhi spalancati.

Sono come in uno stato di trance.

- Levati da lei. Immediatamente.-

Tra tutte le voci riconosco solo la sua.
Di scatto mi giro verso Richard.
Mi sta osservando. Non riesco a capire cosa sta provando.

Ma all'istante mi afferra la mano e mi trascina fuori.
Camminiamo finchè raggiungiamo il vigneto, camminiamo tra le viti.

Raggiunto un certo punto mi accascio a terra.
Senza forze, per continuare.

Lui ,che davanti a me mi teneva la mano, si ferma.
Si siede di fianco a me senza dire nulla, apprezzo questo silenzio.

Non mi chiede "come stai?" lui lo ha capito dallo sguardo di prima come sto, ho cercato di dirgli tutto quello che non sarei riuscita a dirgli a parole.

Gli ho comunicato tutto tramite uno sguardo, che lui ha colto.

È una serata particolarmente fresca e un brivido mi percorre lungo la schiena, Richard se ne accorge e mi porge la sua giacca. La indosso e inspiro il suo buon profumo di menta.

Quanto mi è mancato.

- Amore.-

Sussurro, è la prima parola che ho detto dopo la telefonata.

L'ho chiamato "Amore" perché anche se non stiamo ancora insieme, per me lui rimarrà per sempre "Amore". Il mio amore.

Si volta verso di me, incitandomi a continuare. Stringe la mia mano con la sua.

- Non ce la faccio più a sopportare tutto.-

Dico, mentre le lacrime rigano le mie guance.
- Non lo farai da sola. Non questa volta. Ci sarò io con te.-

Vorrei crederci davvero. Vorrei che lui mi aiutasse.
Vorrei il nostro " per sempre".

- Perché... perché mi hai lasciata?-
Chiedo. Devo saperlo. Anche se so che farà molto male. E mi distruggerà ancora di più.

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