capitolo 14

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ANITA POV

Mi dissolvo dai miei pensieri, Will mi ha parlato per tutto questo tempo ma non l'ho neanche ascoltato.

Un senso di angoscia mi pervade lo stomaco, ripensare a quella notte mi fa stare male.

Ogni singolo giorno ripenso a quella maledetta notte, il volto di quell'uomo è sempre presente nei miei sogni.

Una lacrima mi riga il viso, segno che tra poco arriverà uno dei miei pianti amari.

Incomincio a camminare tra la gente e sempre più lacrime mi rigano il volto.
Apro la porta, che si affaccia sulla veranda e mi accascio a terra.

Percepisco una presenza davanti a me, alzo lo sguardo appannato dalle lacrime e vedo Richard, in piedi davanti a me.

Non faccio ,neanche, in tempo ad abbassare lo sguardo che lui è già seduto di fianco a me.

Appoggio la mia testa, ormai diventata pesante, sulla sua spalla.

Non si sente niente, eccetto il rumore dei miei singhiozzi.

La sua mano calda si posa dolcemente sul mio viso, con il suo pollice scaccia via le lacrime.

L'altra mano la mette dietro la mia schiena e mi fa avvicinare di più a lui.

Ormai sono minuti che siamo abbracciati ed ha incominciato a piovere, le gocce fitte ci cascano addosso, ma noi rimaniamo fermi, non una mossa, un gesto, niente.

Lui mi tiene ancora stretta a se.

- Non piango mai.-

Spezza il silenzio, con questa insolita frase.

- Perché?-

Gli chiedo con voce spezzata.

- Ho imparato a non piangere.-

- Cos'è successo?-

Lui indugia a rispondere e mi accorgo che non dovevo chiederglielo.

- Da piccolo piangevo spesso, tutte le volte che mio padre mi picchiava...-

Prende un lungo sospiro, io non tolgo gli occhi da lui.

- Poi ho capito che più piangevo, più mi picchiava, quando ho smesso di piangere, lui mi picchiava sempre meno.-

Lo guardo rattristita.
- Grazie.-

Mormoro

- Di cosa?-

- Per avermi raccontato la tua storia.-

Mi sorride, un sorriso dolce e sincero che non scorderò mai.

RICHARD POV

8 anni prima

È una giornata afosa e calda di Luglio, guardo fuori dalla piccola finestrella di camera mia e di Jess.

La nostra cameretta non è molto spaziosa, abbiamo un letto a castello, io dormo sotto e Jessie sopra, un armadio che occupa la parete; i nostri genitori non ci hanno permesso di dipingerla o di decorarla con foto.

- Buongiorno.-

Mormora Jess, con voce assonnata.

- Buongiorno cangurino.-

Le sorrido; torno ad osservare le strade trafficate di Dallas, che già alle 8 del mattino sono stracolme di macchine che si dirigono al lavoro.

Jessie esce dalla stanza e si dirige verso il bagno.
Sto per uscire dalla stanza, per dirigermi in cucina a fare colazione, quando la porta di camera di mio padre sbatte violentemente, creando un forte trambusto; mio padre esce infuriato dalla stanza e si dirige in bagno, dove trova Jessie, intenta a lavarsi i denti.

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