capitolo 34

136 8 1
                                    




ANITA POV

Mi sto incamminando verso la stradina che porta al cimitero; è una giornata brutta, le nuvole minacciano pioggia.

Solo un'ora fa ero su quell'aereo che mi ha riportato a casa. La prima cosa che ho fatto è stata, prendere il primo bus e venire fin qui.
Ho sempre odiato andare al cimitero, d'altronde non penso che piaccia a molti.

Percorro il corridoio tra le tombe e arrivo a quella.
Appoggio, le margherite che ho comprato per lei, nell'apposito vaso.

Leggo la lapide e una lacrima scende.
Vedo la sua piccola foto, dove rappresenta lei sorridente, tra i fiori.

Mi manchi nonna.
Vorrei raccontarti del ragazzo che ho conosciuto.
Vorrei raccontarti della scuola.

E nonna, non ti ho mai detto che quel libro non parlava di un lupo, come pensavi tu, ma di due ragazzi innamorati.

Non ti ho mai detto "ti voglio bene" perché pensavo che se te lo dicessi, sarebbe stato per l'ultima volta; per questo quella sera non te l'ho detto, speravo che non andassi via.

Ma ora te lo dico.

Ti voglio bene, nonna.

Mi faccio coraggio ed esco da quel posto così cupo e triste.

Ripercorro la stradina e mi fermo alla fermata del bus; ma sembra che qualcuno me lo stia impedendo, una macchina sportiva, si è fermata dinanzi a me.

- Sali, tra poco inizierà a piovere.-
Sembra più un ordine, ma ha ragione, tra poco inizierà a piovere e vorrei evitare di bagnarmi tutta.

- Grazie.-
- L'ho fatto, perché se no ti bagnavi tutta, non che io non ti abbia già vista bagnata.-
Dice, con tono malizioso.
- Che pervertito.-
Scoppia a ridere. Si, sta proprio ridendo di gusto.

- Ma che pensi, quando siamo andati al mare ti ho vista bagnata.-
Improvvisamente divento tutta rossa.
- Sei tu la pervertita, leggi troppi romanzi non adatti alla tua età.-

Mi ha scoperto.
Leggo troppi romanzi, non adatti alla mia età.

Cerco di cambiare discorso.
- Comunque, non ti ho ancora perdonato.-
- Per cosa?-
Chiede, tenendo sempre gli occhi sulla strada.
- Per avermi lasciata.-
- Ma poi sono tornato.-

Si, sei tornato e hai reso la mia vita colorata, come lo facevi prima. Ma mi hai reso ancora più confusa.

- Si, ma non mi hai mai detto perché mi hai lasciata.-
- E non te lo dirò. Ti ho già detto che non posso. Ed è meglio così, per entrambi.-
Non è la riposta, che speravo di sentire.

- Ma ehi, ora ho tutta l'intenzione di stare con te. Non ti voglio più far stare male.-

Sorrido. Spero veramente che non me ne faccia dell'altro, perché in quel caso non troverà più un'altra occasione.



RICHARD POV


Anita, mi ha confessato, in aereo, che la prima cosa che avrebbe fatto, una volta atterrati, sarebbe andata da sua nonna. E così ha fatto. Ho deciso , di lasciarle un po' di spazio.

E ho tutta la voglia di affrontare una questione, che deve chiudersi.
Prendo la macchina e guido verso il solito posto, dove sono sicuro di trovarlo.
Ho accennato quello che sto per fare, solo a Carlos.
Parcheggio l'auto dietro a quel grosso edificio. Prima di scendere afferro la pistola, sperando che non la debba utilizzare.

Prendo un grosso respiro e scendo per quei maledetti gradini, che ricordo fin troppo bene.
La puzza di muffa e marcio è sempre più forte.

Spalanco la porta in acciaio e per poco non vomito.
C'è mio padre steso sopra una ragazza che avrà avuto, si o no venticinque anni.

- Che schifo.-
- Oh, figliolo, non sapevo saresti venuto a farmi visita.-

Sorpresa. Intanto la ragazza si sta rivestendo. E mi sta guardando desiderosa.

- La tua amica, ti vuole tradire.-
Dico. Senza mai guardare quella ragazza.
- Beh si potrebbe sempre fare una cosa a tre.-
Che schifo, che schifo.
- Non pensavo ti piacessero, sti generi di cose.-
Reggo il suo gioco.

- Beh, non sai tante cose di me. Comunque si potrebbe fare, tanto tu non hai più la tua biondina.-

Se intende non avere più si sbaglia, ce l'ho eccome, sopra, sotto di me e dentro di me .

- E anche qui ti sbagli. Sono venuto qui, proprio per questo.-
- Cosa intendi.-
Prego il Signore, che non succeda nulla di brutto.
Faccio cenno alla ragazza di uscire, che non impiega molto a darsela a gambe.

- Intendo, che sono venuto qui, per finire quello che ho iniziato, quel maledetto giorno.-
Gli tiro un pugno che lo stende a terra.
- Vuoi davvero uccidere il tuo papino.-
- Tu non sei mai stato mio padre. Mai. Ne mio, ne quello di Jessie.-
Ribatto schifato.
- Jessie è una brava ragazza, non ammazzerebbe mai suo padre.-
- Non pronunciare il suo nome.-

L'ha fatta soffrire fin troppo e con lei me stesso e molte altre persone.
- Una persona come te, non merita di vivere.-
Sfilo la pistola e la punto all'altezza del petto. La mano mi trema.

Ma mi sono promesso che l'avrei fatto da solo.
Chiudo gli occhi e premo il grilletto. Un solo colpo e non sento più il suo battito.

Un solo colpo per tutto il male che mi ha fatto.
Un solo colpo, per tutto il male che ha fatto a mia sorella.
Un solo colpo per aver fatto soffrire mamma.
Un solo colpo per quello che ha fatto ad Anita.
Un solo colpo per quel giorno in cui ha picchiato Jessie.
Un solo colpo per tutto il dolore e tutti gli incubi che mi ha procurato.
Un solo colpo.

È morto.
Io sono libero.

Esco da quella stanza, salgo le scale di fretta e mi lancio nell'auto.
La pistola la lascerò da Carlos, lui sa come sbarazzarsene.

Un solo pensiero invade la mia testa, un solo volto. Il suo viso angelico.

Senza accorgermene vado dritto da lei.
È sola alla fermata dell'pullman.

Sale e avere lei al mio fianco mi fa stare bene.
Ho ucciso un uomo.
Ma con lei al mio fianco, tutti i problemi scompaiono.

- Ti vedo strano.-
Mi dice. Siamo ancora fermi sul ciglio della strada.
E senza pensarci la bacio.

Le sue labbra umide, entrano in contatto con me.
Il paradiso.
La porto sulle mie gambe, senza mai smettere di baciarci.
Le mie mani vanno sotto alla sua gonna.
Accarezzo le sue gambe morbide e salgo fino al bordo delle sue mutandine.
Le scosto di lato e entro dentro di lei.
Muovo lentamente le mie dita. Mentre un gemito esce dalle sue labbra.
Cazzo il paradiso.

- Richard.-
- Sh, principessa.-
Viene sulle mie mani, esco dal suo corpo e mi porto le mani alla bocca.
- Cazzo.-
Si accoccola sul mio petto e le accarezzo i capelli.
Voglio essere sincero con lei.

- L'ho ammazzato.-
Si alza di scatto da me, facendo scontrare i nostri sguardi.
- Cosa?-
- Mio padre, adesso. Non potevamo continuare così, tutto il male che ha fatto a me, a Jessie, a mia madre, a te e a tutte le altre sue vittime.-

Annuisce solamente, non mi dice niente, non fa niente. Sta solo vicino a me e mi guarda. La cosa migliore che potesse fare, non mi ha abbandonato .
Come mi hanno abbandonato le persone che dovrebbero essere le più importanti della mia vita.

Sta qui con me.
E la amo ancora di più.

Ha accettato la cosa che ho fatto, mi ha accettato.
E questa è la cosa più bella, che potesse fare. Vale molto più di mille parole.


Eccoci qui.
Il capitolo vi è piaciuto?
Ricordatevi di mettere le stelline e di commentare.
Il prossimo capitolo lo pubblicherò martedì.
Grazie💗

contrastoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora