Capitolo 1

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"Chissà se un giorno,
guardando negli occhi
di chi ti avrà dopo di me
cercherai qualcosa
che mi appartiene"
PABLO NERUDA

AXEL'S POV

Sento un ragazzo gridare forte, un urlo carico di rabbia e frustrazione.
Respiro profondamente tenendo gli occhi chiusi, mi prendo qualche secondo prima di osservare la persona che sta gridando.
Il rumore dei pugni contro il muro è così forte da farmi accapponare la pelle.

Finalmente apro gli occhi e abbasso lo sguardo sulle mie mani, le nocche sono arrossate e sanguinano provocandomi un piacere malsano.
Sono io il ragazzo che urla, sono io quello che tira pugni contro il muro.

Mi guardo intorno e sposto lentamente lo sguardo sui vari oggetti rotti in mille pezzi sparsi per la stanza.
Lei se n'è andata e io ho perso quel filo di lucidità che mi restava.

Sono trascorsi tre mesi da quel giorno in aeroporto, tre fottuti mesi da quando l'ho vista scomparire dalla mia vita.
Rivivo quel momento come il peggiore dei miei incubi, ogni volta che chiudo gli occhi il suo sguardo pieno d'odio torna a torturarmi.
L'ho cercata e continuo a farlo in ogni scopata, in ogni sguardo, nel sorriso di qualunque puttana mi stia accanto.
Solo che nessuna è come lei...

Sono andato a letto con ogni ragazza che mi sia passata sotto mano nell'ultimo periodo. Il modus operandi era ed è sempre lo stesso: le scopo, le osservo dimenarsi sotto di me, ascolto attentamente i loro gemiti di piacere per provare ad immaginarli suoi e, non appena mi rendo conto che lei è ineguagliabile, le caccio via in malo modo.

Mi guardo allo specchio concentrandomi attentamente sulle grandi occhiaie nere che accentuano ancor di più il mio aspetto trasandato.
Non mi riconosco più, so che è difficile da credere ma avevo dei principi che ho sempre rispettato; primo tra questi il fatto di vivere la mia vita il più lontano possibile da mio fratello Edoardo.
Ora invece, pur di farmi del male ed annientarmi, li sto infrangendo; passando gran parte delle mie giornate con quella testa di cazzo a devastarmi il cervello con alcool e droghe di ogni genere e scopando puntualmente ogni troietta che ci gira intorno vogliosa di cazzo.

Ho provato in tutti i modi a parlare con la mia Miriam, in maniera del tutto egoista ho avuto il coraggio di presentarmi davanti a lei persino in un cimitero, in uno dei giorni più brutti della sua vita.
Ho sentito bruciare la pelle sotto il suo sonoro schiaffo, ho sentito il cuore farsi in mille pezzi ascoltando le sue parole crude e sincere.
Le ho rovinato la vita, l'ho annullata...questo mi ha detto.
E dentro di me so che ha perfettamente ragione.
Se solo le avessi permesso di starmi accanto, di salvarmi dall'oscurità della mia anima...lei lo avrebbe fatto.
Conoscendola, scommetto che avrebbe lottato con le unghie e con i denti pur di curare ogni mia ferita; ma si è arresa.
Si è arresa semplicemente perché le ho fatto capire che uno come me non può essere salvato. L'ho persa, consapevole che sarebbe successo.

Per tutto il tempo in cui l'ho avuta accanto ho cercato in ogni modo di allontanarla da me, di farle capire che era sbagliato starmi accanto; solo quando l'ho vista scappare mi sono reso conto di amarla davvero, di non riuscire a vivere senza di lei.

Sferro un altro pugno contro il muro lanciando un urlo disumano, ho bisogno di smettere di pensare e soprattutto ho bisogno di smettere di provare questo dolore nel petto.

Prendo il cellulare e digito il numero di Edoardo.
Risponde dopo qualche squillo dandomi appuntamento al pub accanto alla palestra che frequenta ultimamente.
Ancora non riesco a comprendere il motivo per cui in questo periodo si trovi così spesso a Montalto, invece di passare il suo tempo nella sfarzosa villa di sua proprietà situata ai Parioli, nella "Roma bene".

L'inferno in noi 2 {CAOS}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora