"Ma ricordati sempre
che i mostri non muoiono.
Quello che muore è
la paura
che t'incutono"
CESARE PAVESEMi prendo qualche istante per osservare il suo viso dai tratti tutt'altro che delicati.
Un ciuffo ribelle ricade sul suo volto, nascondendo quasi interamente il suo occhio destro.
Una serie di cicatrici deturpano la sua pelle bianca come il latte; donandogli l'aspetto di un vero e proprio criminale.Ciò che più mi sorprende è che il ragazzo davanti ai miei occhi avrà più o meno la mia età; eppure il suo sguardo, le sue cicatrici, la cattiveria nella sua voce sembrano trasformarlo in un anziano che di guerre ne ha combattute fin troppe, un vecchio che di mostri ne ha visti tanti.
«Una mancanza di rispetto può costarti la vita, caro Miller» biascica, ordinando ai due energumeni accanto a lui di trascinarmi all'interno del capannone.
I due, obbedendo silenziosamente, mi spintonano con violenza per poi richiudere i portelloni in ferro alle loro spalle.Tengono ben salde le mani sotto le mia braccia, trascinandomi energicamente al centro dell'enorme stanza; illuminata in gran parte da due grandi fari mantenuti in vita dal generatore ai loro piedi.
«Devo parlare con Artem.
Non ve lo ripeterò più, porca puttana» grido, cercando inutilmente di liberarmi dalla ferrea presa dei due cani da guardia.
«Ora mi sto seriamente incazzando» ghigna tra i denti Lukyan, prima di assestare un violento pugno al centro del mio volto.«Credi di farmi paura?
Non sono questi i pugni che fanno male.
Dovresti mirare all'anima» ridacchio, sputando una corposa quantità di sangue sulle sue scarpe da ginnastica bianche.
«Oh, oh!
Che filosofo!
Vediamo quanto resisti, allora» ride in risposta, estraendo dalla tasca destra un tira pugni argentato per poi farlo aderire perfettamente alle sue nocche già ferite.Lecca compiaciuto il contorno delle sue labbra, facendo poi scoccare rumorosamente la lingua sul palato.
Con un cenno del capo ordina ai suoi scagnozzi di lasciarci soli.
Una scintilla di pura eccitazione attraversa le sue iridi glaciali facendomi rabbrividire all'istante.«Voglio divertirmi un po' anche io» borbotta il vecchio, comportandosi come una bambina viziata a cui hanno appena sottratto il giocattolo preferito.
«Mi sembra di essere stato chiaro.
Lasciateci soli» ribadisce Lukyan, fulminandolo con lo sguardo.
Il vecchio, seppur controvoglia, obbedisce; trascinandosi lentamente verso l'uscita del capannone.«Fingi di essere un duro.
La verità è che non sai neanche cosa significhi lottare per qualcosa» biascica tra i denti, assestando l'ennesimo colpo al mio volto tumefatto.
«Tu non sai un cazzo di me!
Non è una cicatrice a renderti un uomo.
Te l'hanno insegnato alla scuola per criminali?» rido, prendendomi nuovamente gioco di lui.Piega leggermente la testa di lato, prima a destra poi a sinistra; permettendo così al suo collo di scrocchiare provocando un rumore insopportabile.
«Se davvero sei un duro...perché non reagisci?
Ti lasci colpire senza provare nemmeno a difenderti.
Più che un duro sembri un fottuto codardo» grida, guardandomi dritto negli occhi.«Sei armato e qui fuori ci sono una decina di uomini pronti ad uccidermi.
Che senso ha combattere sapendo, fin dal principio, di perdere?» affermo, cercando di tamponare con la mano il mio naso sanguinante.«Vivere è tutt'altra cosa, Miller.
Non si lotta soltanto per vincere»
Con rapide falcate si avvicina nuovamente a me, iniziando poi a sferrare una serie infinita di colpi a tal punto da farmi capicollare a terra.
Stremato e dolorante.
Esattamente come la mia anima.«Alzati, codardo» urla, incastrando le sue iridi scure nelle mie.
«Alzati immediatamente e combatti, altrimenti sarò io ad occuparmi della tua ragazza.
E credimi, se questo accadrà, rimpiangerai di non averla lasciata nelle mani della tua famiglia»
Un sorriso colmo di eccitazione appare sul suo volto madido di sudore.
Sa di aver colpito proprio dove fa più male.«Cos'hai detto?» urlo, dandogli l'opportunità di rimangiarsi tutto.
«Hai sentito forte e chiaro» biascica, incurvando ancor di più la sua bocca verso l'alto; quasi fino ad assumere una smorfia innaturale.«Non mettere in mezzo l'unica persona a cui tengo.
Potresti pentirtene amaramente» biascico, serrando le mani a pugno lungo i fianchi.
Riesco a sentire le unghie conficcarsi nella pelle provocando un piccolo, piacevole dolore.
«Magari così tiri fuori le palle» afferma, lanciandomi l'ennesima provocazione.Non ascolto neanche la sua insensata ed inutile risposta; lascio che per l'ennesima volta sia la rabbia a comandare il mio corpo e, eseguendo i suoi ordini, mi fiondo su Lukyan iniziando a colpirlo ripetutamente in viso, con una violenza inaudita.
«Non devi azzardarti a nominarla»
La mia voce è soltanto un flebile sussurro, come se stessi parlando con me stesso.
Sento la sua mandibola sbattere rumorosamente contro le mie nocche arrossate e sanguinanti, i palmi delle mie mani formicolano a causa della potente scarica di adrenalina che circola rapidamente all'interno delle mie vene.Lei ha deciso di andarsene, io le ho permesso di farlo.
Ho provato in ogni modo a dimenticarla; ho sfogato le mie più malsane voglie e frustrazioni su Jennifer pur di cancellare Miriam dalla mia testa.
Ho sperato ogni singola notte di riuscire a chiudere gli occhi senza che la sua perfetta immagine tormentasse i miei pensieri, i miei sogni, i miei incubi.
Ho lasciato che ogni ricordo di lei lacerasse la parte più profonda di me, arrivando quasi al punto di odiarla.
Senza però riuscirci.E allora mi chiedo...
Perché spreco le mie energie?
Perché combatto per avere indietro il mio veleno?
Perché mi ostino così tanto a difenderla e a sperare di poterla stringere nuovamente tra le mie braccia?
Semplice, perché la amo.
Amo il suo veleno, amo il dolore e l'astinenza che provoca quando non c'è.
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L'inferno in noi 2 {CAOS}
Romance"Senza te è il caos. E ora dimmi, credi si possa sopravvivere nella confusione della propria mente?" Axel riuscirà a vivere senza la sua Miriam? Cambierà per lei? Miriam invece, troverà un modo per riscattarsi? Che ne sarà di loro due? E del loro a...