Capitolo 21

192 20 5
                                    

"Non sarai punito
per la tua rabbia,
sarai punito
dalla tua rabbia"
BUDDHA

Impiego più tempo del previsto a prepararmi per questa stupida serata.
La testa mi scoppia e ogni giorno che passa mi sento sempre più intrappolato in questa diabolica tela; sono diventato un burattino nelle mani di un uomo a cui piace manovrare le fila a suo piacimento.

Infilo un paio di jeans neri, rabbrividendo a contatto con quel tessuto ghiacciato; dall'armadio estraggo poi una delle mie tante felpe e la indosso rapidamente.
Osservo per qualche istante la mia immagine riflessa nello specchio, soffermandomi sui grossi cerchi neri che contornano i miei occhi azzurri.

Non ricordo esattamente quale sia stato il mio ultimo pasto o semplicemente l'ultima volta in cui io sia riuscito a dormire senza essere disturbato dai miei terrificanti incubi.
Il mio viso è scarno, denutrito; i miei occhi sembrano privi di luce e un'evidente stanchezza colora la mia pelle olivastra.
Ho un aspetto a dir poco orribile.

Pettino i capelli più volte, muovendo la spazzola ad un ritmo maniacale; muovo la mano con ferocia a tal punto da irritare la mia cute.
Sistemo un ciuffo sul davanti, lasciandolo cadere ribelle sulla fronte madida di sudore.
Spruzzo un'enorme quantità di lacca sull'acconciatura, in modo da non farla muovere di un millimetro.

Infilo il mio chiodo in pelle e, dopo aver inspirato aria preziosa nel vano tentativo di non farmi sopraffare dall'ansia, esco di casa.

Andreas è poggiato sul cofano della sua Panda, con le braccia incrociate al petto e la testa rivolta verso l'alto.
«Come cazzo ti sei vestito?» domando, trattenendo a stento una risata.
«Perché?
Non sono abbastanza elegante?» allarga le braccia, controllando il suo outfit.

Le sue iridi color petrolio brillano sotto la luce del lampione, uno smoking nero fascia la sua muscolatura, facendolo sembrare un uomo per bene.
I capelli biondo platino sono meticolosamente tirati all'indietro da un quintale di gel; delle scarpe eleganti completano l'outfit rendendolo un perfetto idiota.

«Dobbiamo andare ad un matrimonio, per caso?» domando, lasciando scivolare gli occhi lungo tutta la sua figura.
«Ah-ah
Sei spiritoso, Axel.
Davvero spiritoso» esclama contrariato, battendo le mani tra loro.
«Stai benissimo, sposino» ribatto, strizzando energicamente la sua guancia arrossata.

Con lente falcate raggiunge lo sportello della sua auto e, dopo aver girato la chiave in senso orario, lo apre provocando un fastidioso cigolìo.
«Io non ci salgo in quella bagnarola.
Andiamo con la mia»
«Ehi, non permetterti di insultare il mio gioiellino» afferma, prendendo posto sul sedile della mia Mercedes SLK.

Con la coda dell'occhio osservo questo ragazzino seduto accanto a me, si muove nervosamente aggiustando in maniera morbosa la giacca nera mentre delle goccioline di sudore imperlano la sua fronte.
«Va' tutto bene?» domando, stringendo la presa sul volante.
«Sì.
Cioè, non lo so.
Non sono mai stato a questo genere di feste» posa lo sguardo sul finestrino dal vetro oscurato, osservando il paesaggio.
«È un ammasso di stronzi pieni di soldi, convinti che le donne siano soltanto oggetti da usare per divertirsi.
La maggior parte delle ragazze che si trovano lì devono ridicolizzarsi e spogliarsi per ripagare dei debiti» confesso, sentendo la rabbia fluttuare prepotentemente nelle mie vene.

«È terribile» biascica, torturandosi le dita in preda all'angoscia.
«Già»
«Com'è possibile che esista gente così?» sussurra, serrando la mascella.
«Sono malati.
Malati di potere.
Meriterebbero di marcire tra i vermi.
E comunque Andreas, grazie per oggi» balbetto, mantenendo lo sguardo fisso sull'asfalto di fronte a me.

«Non l'hai ucciso, vero?» domanda, posando le sue iridi color petrolio su di me.
«No.
Stavo per farlo ma non ci sono riuscito.
Non ce l'ho fatta, Andreas» confesso, ingoiando il nodo che mi impediva di respirare.
«Hai fatto la scelta giusta, Axel.
Tu sei diverso da loro, non devi mai permettere alla tua anima di scendere a compromessi con il diavolo» sorride timidamente, mostrando la dentatura perfetta.

L'inferno in noi 2 {CAOS}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora