Capitolo 30

142 4 13
                                    

"C'è sempre da imparare.
Si cambia per via
della nostra indole ribelle
che non accetta compromessi,
si cambia per le ferite,
si cambia perché c'è un limite
alla sopportazione
e perché
la vita
è troppo bella per logorarsi l'anima"
CLAUDIO CAPUTO

«Oh, oh.
Attenzione!
Passiamo alle minacce» ride il coglione, lasciando scorrere le dita lungo il corpo marmoreo della mia finta ragazza.
Stringo le mani a pugno lungo i fianchi nel vano tentativo di placare la rabbia che minaccia prepotentemente di esplodere.

«Senti, moccioso.
Fuori dai coglioni» farfuglia divertito, per poi poggiare le sue labbra su quelle di Jen e rubarle un bacio disgustoso.
«Ora ti ammazzo» biascico, facendo rumorosamente scrocchiare il collo prima a destra poi a sinistra.

Mi fiondo su di lui, obbligandolo così a staccare la sua lurida bocca da quella della piccola Jennifer.
Lo spingo violentemente; uno, due, tre volte...fino a quando non cade rovinosamente a terra.
Rapidamente mi inginocchio sopra di lui e, dopo aver osservato il suo orribile volto scarno per qualche istante, inizio ripetutamente a colpirlo in viso.
Sferro un pugno dopo l'altro, concentrando il mio sguardo sui rivoli di sangue che colorano la sua faccia biancastra e ormai quasi irriconoscibile.

«Sbaglio o ti avevo detto di non toccarla?» biascico in preda ad un'incontrollabile scarica di adrenalina, continuando a colpirlo senza sosta.
«Axel, basta.
Ti prego, andiamo via» urla Jen, strattonandomi energicamente per un braccio.
«Tu stanne fuori.
Non intrometterti, cazzo»

Con un rapido scatto mi libero dalla sua ferrea presa, facendola balzare indietro di qualche metro.
Ormai la rabbia ha preso il sopravvento, rendendomi schiavo della parte più marcia di me.
Vorrei fermarmi ma, allo stesso tempo, vorrei continuare all'infinito.

«Che cazzo succede qui?» grida Artem sollevandomi, senza alcuna fatica, per le spalle.
«Chiedilo a questo stronzo pervertito» urlo, cercando di riacquisire un briciolo di lucidità.
Sbuffo rumorosamente dal naso, concentrandomi sull' insistente formicolio che si propaga lungo i palmi delle mie mani.

«Allora, Sergei?
Vuoi dirmi cosa sta succedendo?» domanda ancora, osservando confuso il volto tumefatto del coglione.
«Nulla, capo.
Stavo ballando con una ragazza e questo psicopatico mi ha messo le mani addosso» balbetta dolorante, tamponando con la mano il suo naso sanguinante.

«Sì, ballava con la mia ragazza» sbraito, cercando di liberarmi dalla ferrea presa di Artem.
«No, no.
Non ci siamo proprio, Sergei.
Non si toccano le ragazze degli altri» afferma in tutta tranquillità Artem, prima di assestare un violento calcio sulle sterno del suo piccolo e disobbediente cane da guardia.

«Axel, vai a casa e calmati.
Domani parleremo di affari» ordina, facendomi segno di uscire dal locale.
Prendo Jennifer per mano e, dopo aver salutato Artem con un cenno del capo, esco da lì.

«Si può sapere che cazzo ti è passato per la testa?» sbraito, strattonando Jennifer per un polso.
«Miriam, Miriam.
Stai sempre a parlare di lei.
Io non conto un cazzo per te.
Sono soltanto un passatempo.
Se voglio scopare con un altro ragazzo non credo che sia un tuo problema» grida in risposta, spintonandomi energicamente senza però smuovermi di un millimetro.

«Vaffanculo Jen.
Sei soltanto una fottuta ragazzina» urlo, battendo un sonoro colpo sul cofano della mia Mercedes SLK.
«Vaffanculo tu, Axel.
Pensi solo e soltanto a te stesso.
Passi le giornate a scopare con me, senza capire che io ci metto il cuore.
Non capisci un cazzo, altrimenti ti saresti reso conto che mi piaci» grida, piazzandosi di fronte a me per poi incrociare le braccia al petto.

L'inferno in noi 2 {CAOS}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora