Capitolo 28

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"Un uomo che
medita la sua vendetta
mantiene le sue ferite
sempre sanguinanti"
FRANCESCO BACONE

«I tuoi urli non somigliano per niente a quelli di una principessa» ringhio, continuando ad assestare spinte decise con il bacino.
«Anche le principesse urlano, Miller» biascica Jen, roteando gli occhi all'indietro in preda a puro piacere.

Ormai scopare con lei è diventato il metodo più efficace per sfogare le mie frustrazioni, le mie voglie; ma, soprattutto, le mie malate perversioni.
È come se fosse perennemente attratta dalla malsana voglia di aiutarmi, di salvarmi dal dolore e dalla rabbia; regalandomi il suo corpo e la sua anima e permettendomi di farne ciò che voglio.
Non le importa di essere usata, nè di far parte del mio diabolico gioco perverso.
Le sarò sempre grato per questo.
La ringrazierò in ogni modo possibile per aver accettato di impazzire insieme a me.

«Sei una fottuta psicopatica» biascico, strizzandole il seno sodo e adornato da due anellini di metallo.
«Perché?» geme sul mio collo, spingendo i fianchi nella mia direzione per poi incastrare le sue iridi verde smeraldo nelle mie.
«Perché, pur di salvarmi, lasci che io ti divori l'anima» confesso, ricambiando quel sincero gioco di sguardi.

Resta per qualche istante in assoluto silenzio, riflettendo su ciò che le ho appena detto per poi distogliere lo sguardo da me e fissare un punto indefinito alle mie spalle.
«Ehi, tutto ok?
Non volevo offenderti» sussurro, stringendo delicatamente le sue guance tra le mani.

«Tu meriti di essere salvato, Axel.
Mostri soltanto un lato di te, quello più crudo...ma l'altro lato.
Dio, l'altro lato di te merita il mondo» ammette, accarezzando goffamente la mia fronte madida di sudore.
«Sei così ingenua, Jennifer» biascico, avvicinando lentamente il mio viso al suo.

Poso le mie labbra sulle sue, rubandole un bacio lento, casto; pieno di riconoscenza.
Schiude leggermente la bocca, permettendo alle nostre lingue di incontrarsi, di sfiorarsi timidamente, di ringraziarsi tacitamente.

«Che succede, Miller?
Ti lasci travolgere dalla dolcezza?» ride sulle mie labbra, muovendo lentamente i fianchi.
«Questo non succederà mai» ringhio sul suo collo per poi sollevarla per i fianchi, obbligandola a sdraiarsi sotto di me.

Riprendo in mano il gioco, cercando di non dar conto al bacio che le ho appena rubato.
Avevo tremendamente voglia di baciarla e, questo, non fa parte dei giochi.
È stato soltanto uno stupido momento di debolezza.

«Allora, bimba?
Pronta per il secondo round?» domando, riacquisendo lucidità.
Una scintilla di perversione attraversa le sue iridi chiare, facendomi perder ancor di più la testa.

La penetro in maniera rude, sentendo le vene del mio uccello adattarsi a fatica alle pareti strette della sua fica.
Poso un pollice sul suo clitoride, iniziando a disegnare dei piccoli cerchi attorno ad esso; lo sfioro, lo strizzo vedendola pian piano perdere la ragione.

La sollevo nuovamente per i fianchi per poi prenderla in braccio e avvicinarmi all'enorme specchio posto di fronte al letto.
«Voglio che ti guardi allo specchio.
Guarda Jen, guarda come ti scopo» ringhio, penetrandola nuovamente e, stavolta, più a fondo.

«Oh, mio Dio» biascica, osservando il nostro riflesso attraverso il vetro.
Aumento il ritmo delle scoccate, facendole tremare le gambe; divoro l'ultimo briciolo di lucidità che le è rimasto facendola sprofondare nell'irrazionalità più totale.
«Cazzo, Axel» urla, mentre i suoi umori scendono a fiumi dalle sue cosce arrossate.

Osservo il suo viso, mi concentro sulla smorfia di puro godimento disegnata sul suo volto madido di sudore.
«Porca puttana, Jen» biascico, sentendo il bisogno di baciarla ancora.

L'inferno in noi 2 {CAOS}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora