Capitolo 9

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"Dalla paura
di perdersi
si ha
la certezza
di volersi"
MASSIMO BISOTTI

Il suo corpo è lo strumento musicale migliore al mondo. Compongo stupende melodie toccandola e imprimendo nella mia testa ogni suo più piccolo particolare.
Il neo disegnato ad arte sul suo seno, quella piccola voglia sulla spalla; le cicatrici dell'incidente che marchiano a fuoco il suo dolore stampandoglielo sulla pelle.

Accarezzo e bacio delicatamente quei lembi di pelle tirata cercando di strappare via la sofferenza celata in quei segni.
«Sei sicura?» le sussurro nuovamente all'orecchio.
Ho paura di vederla fuggire domani, ho paura di leggere il pentimento nei suoi occhi.
«Ti prego. Non chiedermelo più» poggia le mani ai lati della mia felpa, sfilandomela lentamente.

Non riuscirò a resistere ancora per molto.
Ho bisogno di sentirla urlare di piacere.
Basta smancerie.
La sollevo velocemente per poi poggiarla sul letto e sdraiarmi sopra di lei. Ho io il comando ora!
Faccio scorrere una mano sul suo petto, strizzando e mordendo il seno sodo in maniera rude e possessiva.

Succhio il suo capezzolo turgido e una lieve risata esce dalle mie labbra appena la sento gemere di puro godimento.
Poso una scia di baci sulla sua pancia arrivando all'orlo delle mutandine di pizzo nere.
«Per chi indossi questa biancheria sexy, piccola Met? Per qualche altro ragazzo? Lo sai vero? Solo e soltanto io posso scoparti»
Con una rapida mossa strappo gli slip lasciando la sua fica bagnata esposta davanti agli occhi di una bestia pronta a divorarla.

Ho deciso di torturarla un po'.
Lecco ogni singolo centimetro del suo interno coscia, senza però toccare il suo punto più sensibile.
«Non torturarmi così» urla con voce tremante mentre spinge i suoi fianchi in direzione della mia faccia.

«Cosa vuoi Miriam? La mia lingua? Dimmi cosa vuoi» continuo a giocherellare con la sua eccitazione.
La sfioro, la lecco senza darle la soddisfazione di godere.
«Si» sussurra, continuando ad ancheggiare in attesa di ottenere ciò che vuole.
«Si cosa?»
«Voglio la tua lingua»
«Bastava chiedere»

Inizio a leccare la sua fica già completamente fradicia, compio movimenti circolari intorno al suo clitoride gonfio.
Lo stringo tra i denti provocandole un grido acuto.
Lecco, soffio e mordo vedendola impazzire sotto il mio tocco.
Amo vedere l'effetto che le faccio.

La osservo roteare gli occhi appena, oltre alla lingua, infilo due dita dentro di lei.
Inizio a muoverle rapidamente su e giù facendo scoccare la lingua sul suo clitoride.
La ammiro schiudere le labbra e urlare il mio nome aumentando il ritmo delle mie dita fino a far esplodere i suoi umori sulla mia mano.

Sfilo delicatamente le dita e, prendendola per le cosce, la avvicino al bordo del letto.
«Non è mica finita qua, piccola Met» un sorriso diabolico si stampa sulle mie labbra mentre con una rapida spinta entro dentro di lei.

«Cazzo, ho aspettato per mesi questo momento» farfuglio, avvertendo un piacere così intenso da far male.
La scopo forte, vedendola letteralmente tremare ad ogni colpo che le assesto.
«Axel...» la sento urlare e quella voce mi manda completamente fuori di testa.
Aumento il ritmo, schiaffeggio e palpo il suo seno strizzandole i capezzoli cosi forte da farle male.
Domani ammirerò i segni che le ho impresso sul corpo.

Affonda le unghie nella mia schiena provocandomi un mix di dolore ed eccitazione.
La bacio, sentendola gemere nella mia bocca.
Mi impossesso di quelle labbra, le divoro.
Riprendo il controllo di ciò che era mio, di ciò che è sempre stato mio.
Poso un pollice sul suo clitoride iniziando a disegnare dei piccoli cerchi e assestandole spinte sempre più decise.

«Voglio che mi guardi negli occhi mentre gridi il mio nome»
Le sue urla riempiono la stanza mentre la osservo cadere nel suo Inferno.
Nel nostro Inferno.

L'inferno in noi 2 {CAOS}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora