Capitolo 4.

1.1K 33 4
                                    

Il suono assordante del campanello mi rimbomba nelle orecchie e fa risvegliare molto lentamente il mio cervello.

Apro piano gli occhi e guardo la sveglia che tengo sul comodino. Chi diavolo può essere alle tre e mezza del mattino?

Agitata e impaurita dal fatto che possa essere successo qualcosa di grave, indosso la vestaglia e mi fiondo ad aprire, ma il mio stato d'animo cambia radicalmente quando davanti a me vedo Carlos.

Ha i capelli spettinati, le labbra ancora più gonfie del solito e i vestiti sgualciti.

Incrocio le braccia al petto e lo guardo indispettita. "Che diavolo ci fai qua a quest'ora?"

Lui mi guarda negli occhi e contrae la mascella. È arrabbiato. Lo so perché fa sempre così quando lo è: mascella stretta, pugni chiusi e sguardo tagliente. "Perché cazzo sei tornata a casa con Felipe?" mi chiede con tono duro.

Inarco un sopracciglio e lo fisso come se la risposta non fosse già ovvia. "Che avrei dovuto fare? Starmene lì ad aspettare che finissi di..." faccio una piccola pausa, gesticolando. "...fare qualunque cosa tu stessi facendo?!" esclamo, concludendo.

"Non dovevi andare con lui" dice alzando la voce.

"Entra in casa per favore, altrimenti svegli tutti" sussurro, tirandolo per un braccio e chiudendo la porta.

"Sei sparito e non mi rispondevi al telefono, Carlos!" mi lamento poi, già stanca di quella scenata.

Lui rimane in silenzio e abbassa lo sguardo, non sapendo evidentemente cosa dire.

"Si può sapere almeno dov'eri finito?" azzardo, avvicinandomi a lui.

"Ero con una ragazza" mormora.

Rido ironicamente davanti a quell'affermazione. "Giusto, che sciocca! Come ho fatto a non pensarci?" chiedo retoricamente, battendomi piano una mano sulla fronte.

Carlos si gira velocemente verso di me e fa incrociare i nostri sguardi, aggrottando le sopracciglia. "Quale sarebbe il problema, scusa?" mi chiede stizzito.

"Il problema, Carlos, è che tu sei sparito per un'ora intera, senza avvisarmi o senza farti rintracciare in alcun modo, e poi, perché un tuo amico si è gentilmente offerto di riportarmi a casa, ti incazzi e vieni a fare scenate a casa mia alle tre del mattino. Questo è il problema" gli spiego io, puntandogli un dito contro.

"È vero, io sono sparito e ti chiedo scusa, ma-"

"Niente ma, Carlos. Non devi giustificarti. Mi ha riportato Felipe a casa, non è successo nulla" lo interrompo, cercando di fargli capire che non deve farsi perdonare. "Possiamo andare a dormire, adesso?" lo supplico, con gli occhi che quasi mi si chiudono.

"No. Non possiamo andare a dormire, perché il punto è proprio questo! Non saresti dovuta andare con lui!" esclama, sbattendo una mano sul tavolo.

"E perché mai? Sei amico di un serial killer, o qualcosa del genere?" ironizzo.

Lui mi guarda male. "Non è divertente, Estrella"

Estrella. Ok, qui c'è davvero qualcosa che non va. Quando Carlos mi chiama col mio nome per intero, è arrabbiato sul serio.

"Spiegami, illuminami. Perché non sarei dovuta tornare a casa con lui?" sospiro.

"Ti mangiava con gli occhi! Non dirmi che non te ne sei accorta" esclama.

La mia faccia assume un'espressione un po' sorpresa e la mia bocca si apre, restando leggermente socchiusa. "Non me ne sono accorta, no" ammetto. "Ma anche se fosse cosa ci sarebbe di male? Non mi ha mica molestata! È stato solo gentile e mi ha riportata a casa" faccio spallucce.

Lui scuote nervosamente la testa e si mette una mano tra i capelli. "Non ti capisco, ti giuro" mormora.

A quel punto, non posso che farmi scappare una risatina. "Sono io che non capisco te! Non ti sto seguendo, Carlos" confesso, allargando le braccia.

"Ci ha provato con te?" chiede subito dopo.

"Carlos..." lo ammonisco, continuando a ridacchiare.

"Ci ha provato, Esti?" insiste, addolcendo il tono e guardandomi di nuovo negli occhi.

"Non lo so, io... Mi ha chiesto di vederci qualche vol-" rispondo sincera, dopo qualche secondo di silenzio.

"Lo sapevo, lo sapevo!" esclama, interrompendomi. "Lui ti piace, non è vero?" insinua poi.

"È carino..." ammetto, stringendo le labbra per trattenere una risatina.

"Gesù..." mormora lui, scuotendo la testa ripetutamente.

"Carlos" lo richiamo, tornando seria.

"Mh?"

"Sono adulta, ok? So cavarmela da sola in queste situazioni" affermo. "Insomma, non andrò con cento uomini a settimana come fai tu con le ragazze, ma ti assicuro che ci so ancora fare" ridacchio, per alleggerire l'atmosfera.

"Lo so..." sbuffa lui, alzando gli occhi al cielo. "Solo... sta attenta, ok?" si raccomanda, avvicinandosi a me e mettendo una mano sulla mia guancia.

Annuisco e lo guardo dolcemente. È così carino quando si preoccupa per me. A volte può risultare odioso perché sembra che voglia gestire la mia vita sentimentale, ma so che non è così; lo fa solo per assicurarsi che io non soffra. Lui non l'ha mai ammesso, ma nel profondo so che lo fa perché vuole evitare che mi succeda quello che è successo a lui con Camila.

"Abbracciami" gli dico, aprendo le braccia per accoglierlo.

Per tutta risposta, lui si fionda su di me e mi stringe forte, lasciandomi poi un bacio fra i capelli. "Scusa se sono sparito" mormora poi.

"Ti perdono, cabroncete..." lo prendo in giro, sciogliendo l'abbraccio per guardarlo in faccia. "Ne è valsa la pena, almeno?" chiedo poi, abbozzando un sorriso.

Lui fa finta di pensarci su per un secondo, poi annuisce. "Devo dire di sì"

Ridacchio e scuoto la testa. "Un giorno mi svelerai il tuo segreto per averle tutte ai tuoi piedi"

"Nessun segreto" confessa lui, passandosi una mano fra i capelli. "Sono semplicemente favoloso" scherza poi, indicandosi.

"Sì, certo..." lo assecondo. "Ora posso tornare a dormire?" chiedo implorando, unendo le mani come se stessi pregando.

Lui fa una risatina e annuisce, scompigliandomi leggermente i capelli. "Dormi, tu che puoi"

Mi giro a guardare l'orologio che ho appeso al muro della sala e strabuzzo gli occhi quando mi accorgo che sono le quattro meno dieci. "Devi alzarti praticamente tra un'ora?!" esclamo, incredula.

Lui fa spallucce e annuisce. "Tempo di una doccia"

"E per fortuna che non volevi fare tardi..." commento.

"Non ho bisogno di dormire, sono carichissimo lo stesso" afferma, andando ad aprire la porta.

"Mandami un messaggio quando arrivi a casa" gli dico, guardandolo uscire.

Lui annuisce sorridendo. "Ciao Esti"

"Buonanotte Carlos"

Il filo rosso del destino - Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora