Capitolo 35.

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Estrella

Abituarmi a vedere Carlos come il mio fidanzato è stato strano: per tutta la mia vita, l'ho avuto accanto in veste di migliore amico, fratello e compagno di avventure, ma tutto ciò che riguardava la sfera romantica o sessuale l'ho sempre vissuto con altre persone.

Con Carlos mi confidavo, gli raccontavo ogni cosa, ma mai avrei pensato che mi sarei ritrovata a svegliarmi accanto a lui nel letto ogni mattina.

Tuttavia, col passare delle settimane, tutto è diventato molto più automatico e naturale: passiamo il nostro tempo tra il mio appartamento ed il suo, dormiamo ogni sera insieme, ci prepariamo la colazione a vicenda, ci scriviamo e ci diamo tutte le attenzioni che meritiamo.

"Estrella, c'è Carlos" mi avverte Blanca, facendo capolino nel mio ufficio dopo aver bussato.

Sorrido lievemente e le dico di farlo entrare, approfittando del momento per fare una piccola pausa dal lavoro.

"Ehi" mi saluta, chiudendosi la porta alle spalle.

"Ma ciao..." mormoro sorridendo e aspettando che venga a darmi un bacio.

Quando le nostre labbra si sfiorano, il mio corpo viene invaso da una scarica elettrica; ogni volta che entriamo in contatto in qualche modo, mi sento come se stessi toccando il cielo con un dito.

"A cosa devo questa sorpresa?" chiedo poco prima che Carlos si allontani.

"Volevo solo vederti" dice facendo spallucce. "E anche chiederti di venire con me, Juan e qualche altro suo amico al Goya, stasera dopo la partita" aggiunge.

"A dire il vero sono un po' stanca" cantileno sbadigliando. "Volevo passare la serata a letto" affermo, guardandolo.

I suoi occhi si illuminano improvvisamente e vengono attraversati da una scintilla di eccitazione che conosco fin troppo bene. "Ma pensa che coincidenza... Mi è appena venuta voglia di rimanere a casa" mormora ridacchiando.

Rido insieme a lui e mi alzo dalla sedia per andargli incontro. Mi accoglie fra le sue braccia forti e muscolose e mi stringe, accarezzandomi le schiena dal basso verso l'alto. "Mi sei mancata, lo sai?" sussurra al mio orecchio.

"Ci siamo visti stamattina..." lo prendo in giro, ridacchiando.

"E ora sono le otto di sera!" ribatte lui, facendomi ridere ancora di più.

"Perché non inizi ad andare a casa tua a preparare qualcosa per cena? Io finisco di fare un paio di cose e ti raggiungo" gli dico sciogliendo l'abbraccio.

Lui annuisce e mi lascia un bacio sulla fronte. "Ti aspetto. Fai presto"

***

"Mi aspettavo di meglio da te, Sainz" mi lamento prendendolo in giro, assaggiando il pollo che ha preparato.

Lui mi guarda storto e continua a mangiare, con gli occhi puntati sulla televisione. "È divino per essere stato preparato in mezz'ora" mi fa notare, parlando con la bocca piena.

"Stavo scherzando!" esclamo ridendo. "È buonissimo" affermo, allungando il braccio per scompigliargli i capelli.

"Carlos" lo richiamo annoiata ed infastidita, quando noto che non ha reagito né al mio gesto né alle mie parole.

È sempre stato così: non parla e non ascolta quando il Real Madrid gioca. Attorno a lui potrebbe esplodere il mondo, ma niente lo distrae dalla sua squadra del cuore.

"Carlos!" lo chiamo ancora, a voce più alta.

"Mh?" emette un verso con lo sguardo ancora fisso sulla partita.

"Mi stai ignorando" gli faccio notare, incrociando le braccia al petto dopo aver messo in bocca l'ultimo pezzo di pollo.

Notando che continua a non rispondere, decido di passare alle maniere forti: mi alzo e rimango in piedi fra lui e lo schermo, impedendogli di vederlo.

I suoi occhi si allargano ed escono quasi dalle orbite. "Ma che fai? Spostati, Esti!" alza la voce, allungando la mano verso di me e spingendomi delicatamente.

"Mi sposto solo se tu torni a calcolarmi!" esclamo a mia volta, imbronciata.

Lui sbuffa ed alza gli occhi al cielo, poi finalmente annuisce. "Promesso. Ora però togliti!"

Mi sposto velocemente trattenendo una risatina, e torno a sedermi dietro di lui, appoggiando il mento sulla sua spalla e accarezzandogli la guancia e il collo con le dita. "Manca tanto alla fine?" mormoro soffiando sulla sua pelle prima di iniziare a baciargli la mandibola.

Lo sento deglutire a vuoto prima di rispondermi. "Solo i tre minuti di recupero" dice piano.

"D'accordo..." sussurro, continuando a stuzzicarlo. Faccio passare lentamente la mano su tutto il suo petto, al di sotto della felpa che indossa, poi abbasso la testa e poso la bocca sulla sua clavicola, baciandola piano.

Sento il suo respiro farsi pesante e le sue mani posarsi sulla mia, bloccandola. "Esti..."

"Shh, non parlare" lo blocco.

Riprendo a divertirmi con il suo corpo e a farlo impazzire lentamente, insistendo su quelli che so essere i suoi punti deboli, finché la partita finalmente non finisce e Carlos si gira verso di me, dedicandomi tutta la sua attenzione.

Mi prende in braccio e mi fa sedere sul tavolo sul quale abbiamo appena cenato, spostando tutto ciò che c'è sopra in maniera veloce e poco attenta. Mi bacia con foga e inizia a toccarmi ovunque, spogliandomi e passando la sua bocca su tutto il mio corpo, facendomi sospirare e gemere dal piacere.

In pochi minuti, ci ritroviamo nudi a fare l'amore in giro per tutta la sua casa. "Voglio che tutti i mobili del mio appartamento sappiano che sei mia" mi ha detto un secondo prima di affondare dentro di me.

Mi sento estremamente fortunata ad avere accanto un uomo come lui, che si prende cura di me, che si accerta che tutto vada bene e che mi tratta come una principessa, indipendentemente da tutto il resto.

Stare con lui mi sembra un sogno, da una parte. È come se stessi vivendo in una favola.

D'altro canto, però, ho anche paura. Paura che qualcosa vada storto, che uno dei due faccia soffrire l'altro. Paura di rovinare tutto, di trascinare irrecuperabilmente in un burrone la nostra storia e soprattutto la nostra amicizia.

Il filo rosso del destino - Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora