Estrella
"Mmmh, Carlos..." mormoro, passandomi una mano sul viso e aprendo lentamente gli occhi.
"Che c'è?" mi chiede lui scocciato, apparendo magicamente davanti a me con le mani sui fianchi.
"Devo vomitare" lo informo, lamentandomi.
"Lo so. Me l'hai detto circa venti volte nell'ultima mezz'ora, ma non so come aiutarti se non ti alzi da lì!" esclama aprendo le braccia e indicando il divano su cui sono sdraiata. È il divano di casa di Carlos; lo riconoscerei tra mille per quanto è comodo.
"Forse non devo davvero vomitare..." sussurro, mettendomi seduta e toccandomi la testa.
Lui alza un sopracciglio e mi guarda incrociando le braccia al petto. "No?"
Scuoto la testa lentamente. "Mi prepari una tisana?" gli chiedo, chiudendo gli occhi e massaggiandomi le tempie.
"Non ho tisane, Esti. Sai che non le bevo" sbuffa lui, andando verso la cucina e tornando indietro pochi minuti dopo.
"Posso farti del tè, se ti va" dice guardandomi.
"Va bene, ma voglio venire di là con te" piagnucolo alzandomi ed andando a sbattere subito dopo con il piede contro una sedia. Sono ancora ubriaca, dannazione!
"Fai piano! I miei dormono" mi fa sapere, prendendomi per mano e trascinandomi con lui nell'altra stanza.
Chiude la porta dietro di noi e mi fa sedere su una poltroncina, mentre lui comincia a scaldare l'acqua per il tè. Lo guardo mentre si muove lentamente per cercare di non fare rumore. Passo i miei occhi sulle sue braccia muscolose e sulla sua schiena super allenata, mordendomi piano il labbro superiore e immaginando cose a cui mai in vita mia avevo pensato; non su di lui, non sul mio migliore amico!
"Esti?"
La voce di Carlos mi risveglia da quei pensieri assolutamente sbagliati. Scuoto la testa come a volerli scacciare e lo guardo confusa. "Cosa?"
"Ti ho chiesto quanto zucchero vuoi" mi ripete, agitando il barattolo davanti ai miei occhi.
"Un cucchiaino" rispondo prontamente, annuendo.
Lui ridacchia e, dopo averlo girato leggermente, mi passa la tazza con il tè. "Sei ancora ubriaca, non è vero?"
Io soffio sul liquido bollente e stringo la tazza tra le mani, stringendo le labbra per trattenere una risatina. "Beccata..." mormoro, alzando lo sguardo verso di lui.
"Pensi che ti ricorderai di tutto questo domani?" mi chiede, avvicinandosi a me.
Scuoto la testa, continuando a ridere e posando la tazza sul tavolo accanto a me. "Mi gira la testa da morire, Carlos! Non mi ricordo neanche cosa abbiamo fatto stasera" confesso, ridendo di più, contagiando anche lui.
"Allora posso farti una domanda?" azzarda, sedendosi sul bracciolo della mia poltrona.
Annuisco e lo guardo negli occhi, appoggiando una mano sulla sua guancia.
"Cosa guardavi prima, mentre ti preparavo il tè?" mi chiede con un sorriso divertito.
Ritraggo immediatamente la mano dal suo viso e arrossisco violentemente, abbassando lo sguardo per cercare di coprirmi con i capelli.
"Esti..." sorride lui, alzandomi la faccia prendendomi delicatamente dal mento. "Rispondimi" insiste.
Scuoto la testa e cerco di non incrociare i miei occhi con i suoi, fallendo miseramente. Le sue iridi color caffè mi fissano e mi fanno quasi tremare le gambe, impedendomi di fare qualunque tipo di ragionamento, ancora di più di quanto non ci abbia già pensato l'alcol.
"Guardavo te" confesso finalmente. Non avrei mai avuto il coraggio di dire questo se non avessi bevuto così tanto. Maledetti Margarita!
Lui annuisce soddisfatto e passa la sua lingua sul suo labbro inferiore, senza staccare lo sguardo dal mio.
D'istinto, avvicino il viso al suo e faccio toccare i nostri nasi, restando a pochissimi centimetri dalle sue labbra. Il suo sguardo cade sulla mia bocca, poi torna di nuovo sui miei occhi.
"Carlos..." sussurro, guardando le sue labbra. "Perché voglio baciarti?" chiedo senza pensare, allacciando le braccia dietro al suo collo.
Lui sussulta leggermente davanti a quella domanda, evidentemente colto di sorpresa, ma non si sposta. "Non lo so, Esti. Anch'io voglio baciarti" confessa, inumidendosi le labbra.
"Sarebbe una cazzata?" chiedo, piegando la testa un po' all'indietro.
Lui annuisce, ma poi si fionda sulle mie labbra senza pensarci neanche un secondo in più. Stringo la presa attorno al suo collo e lo avvicino a me, facendolo finire seduto sulla poltrona.
Senza staccarmi, salgo a cavalcioni su di lui e faccio vagare le mie mani tra i suoi capelli, sulle sue spalle e sul suo petto, sorridendo soddisfatta quando sento la sua erezione crescere sotto di me.
"A cosa stavi pensando prima mentre mi guardavi?" chiede col fiato corto, appoggiando la sua bocca sul mio collo.
"Stavo pensando che sei bello, Carlos" ammetto, spostando la testa da un lato per dargli più spazio.
Lo sento sorridere sulla mia pelle, ma l'atmosfera del momento si rompe in mille pezzi quando sentiamo qualcuno bussare alla porta della cucina.
Spalanco gli occhi e mi alzo il più velocemente possibile dalla poltrona, restando in piedi al centro della stanza. Carlos invece rimane seduto e si affretta a rispondere. "Sì?"
"Carlos, sono io. Posso entrare?" sentiamo dire dall'altra parte della porta. È Reyes, la madre di Carlos.
A grandi - e ancora confusi - passi, vado verso la porta e la apro, cercando di sembrare il più sobria possibile davanti a lei.
"Ciao, tesoro!" mi saluta, con un sorriso e un bacio sulla guancia. "Non sapevo fossi qui"
Le sorrido dolcemente e ricambio il bacio, stringendola in un veloce abbraccio. "Io e Carlos siamo andati a ballare" mormoro.
"Che c'è, mamma?" le chiede lui, fissandola e battendo il piede nervosamente contro il pavimento.
Lei scrolla le spalle. "Nulla. Volevo solo un po' d'acqua" dice, prendendo una bottiglia e agitandola. "Torno a letto. Buonanotte, ragazzi" ci saluta sbadigliando e chiudendosi la porta alle spalle.
Carlos mi guarda abbozzando un sorriso mentre lo raggiungo, sedendomi sulle sue ginocchia. "Esti, io non so cosa mi sia pres-" prova a dire imbarazzato, ma viene interrotto dalle mie labbra che si scontrano nuovamente con le sue, fameliche.
Quando ci stacchiamo, il suo sguardo è visibilmente confuso. "Sei ubriaca, Esti. Non vorrei-"
"Sshh" lo zittisco, posando un dito sulla sua bocca. "Ci pensiamo domani, ok?" mormoro sul suo orecchio. "Adesso voglio che le mie fantasie di prima diventino realtà"
Carlos annuisce piano e ride leggermente, facendomi di nuovo mettere a cavalcioni su di lui. "Perché non me le racconti, allora?"
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Il filo rosso del destino - Carlos Sainz
FanfictionEstrella e Carlos sono migliori amici fin dai tempi dell'asilo. Si adorano e sono, da sempre, come fratello e sorella. Caratterialmente sono l'uno l'opposto dell'altra: lei dolce, sensibile e semplice; lui arrogante, strafottente e sfacciato. Cosa...