Capitolo 31.

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Estrella

Finalmente, oggi Carlos torna a Madrid. Non penso ad altro da ore anche se sono a lavoro e dovrei concentrarmi, ma è più forte di me. Mi mancava davvero troppo e non avrei sopportato un altro giorno senza di lui.

Dopo quei due giorni di silenzio, Carlos ha ricominciato a scrivermi e a farsi sentire, quindi deduco che fosse solo troppo impegnato o stanco. Non gli ho dato molto peso, non sono il tipo che indaga e fa ricerche da psicopatica; mi basta che sia tornato tutto come prima.

Gli scrivo velocemente un messaggio per dirgli che passerò a casa sua appena avrò finito in ufficio, così da dargli qualche ora anche per riposarsi dopo il viaggio, poi torno ai miei progetti e al mio lavoro, che amo il novantanove percento delle volte; i giorni come oggi fanno parte di quel minuscolo uno percento: i momenti in cui vorrei fare tutto tranne che starmene seduta alla scrivania davanti al pc.

Ora, per esempio, vorrei solo andare all'appartamento di Carlos e riempirlo di baci per recuperare questi dieci giorni che abbiamo perso.

In realtà, ho anche intenzione di parlare con lui, di buttarmi e di dirgli finalmente quello che sento. Parlare con Juan da ubriaca mi ha portata a riflettere molto e sono arrivata alla conclusione che no, soffrire in silenzio non ha senso se prima non si prova a lottare per quello che si vuole.

Quindi stasera, anche se questo dovesse significare fare finalmente i conti con la realtà e mettere alla prova la mia amicizia con Carlos, Estrella Mendez prenderà in mano la sua vita e cercherà di renderla migliore.

***

Suono al campanello ripetutamente, emozionata e con un piccolo sacchetto di caramelle gommose in mano; le preferite di Carlos.

Quando viene ad aprirmi, gli butto subito le braccia al collo e lo stringo forte a me. "Mi sei mancato tanto, cabroncete" sussurro al suo orecchio.

"Anche tu mi sei mancata, Esti" dice passando una mano su tutta la mia schiena e ricambiando l'abbraccio.

Quando mi stacco per guardarlo meglio in viso e mi sporgo per dargli un bacio, però, lui non ha il mio stesso sorriso. Al contrario, è serio e sposta il viso da un lato, facendo finire le mie labbra sulla sua guancia.

Aggrotto le sopracciglia e incrocio le braccia al petto, chiudendomi la porta alle spalle ed appoggiando le caramelle sul tavolo. "Che hai?" gli chiedo scocciata, togliendomi la giacca.

"Devo parlarti di una cosa importante" dice soltanto, guardandomi negli occhi e facendomi rabbrividire.

"Così mi spaventi, Carlos. Che succede? Stai bene?" chiedo di getto, andando verso di lui e prendendogli una mano.

Lui scuote la testa e prende le mie dita fra le sue. "Non è questo, Esti. Sto bene, non preoccuparti"

Annuisco tranquillizzandomi e lo guardo di nuovo. "Che devi dirmi, allora?"

"Sediamoci, ok?" mi chiede, indicando le sedie.

Prendo posto impaziente su una di esse e continuo a guardarlo senza mai staccare gli occhi dalla sua figura.

Da quel momento a quello in cui realmente Carlos inizia a parlare, nella mia mente si fanno spazio milioni di paure. Sento un peso enorme alla bocca dello stomaco e un groppo in gola che mi impedisce di parlare e che, anzi, al contrario, mi fa venire voglia di vomitare dall'ansia.

"Dimmi" lo esorto, cercando di apparire tranquilla.

"Senti, Esti..." inizia, prendendo fiato e incastrando una delle mie mani fra le sue. "So che io e te non stiamo insieme e che il nostro è solo sesso, ma..."

Aspetta, non vorrà per caso dirmi che anche lui è innamorato di me?

Davanti alle sue parole, quell'idea arriva nella mia mente e spazza via tutte le altre, positive o negative che fossero.

"Carlos, anch'io devo dirti una cosa" dico senza neanche pensarci, interrompendolo. Lui alza lo sguardo e lo punta di nuovo nei miei occhi, senza dire nulla. "Finisci prima tu" aggiungo subito dopo.

Lui annuisce e stringe la presa sulla mia mano. "Ho conosciuto una ragazza, a Londra"

Lo dice tutto d'un fiato, come se volesse togliersi un peso.

Il mezzo sorriso che si era formato sulla mia faccia quando pensavo che volesse solo dirmi che anche lui era innamorato di me, scompare all'istante e lascia spazio ad un'espressione che, all'esterno, cerco di rendere neutra. Dentro di me, però, vorrei solamente urlare e piangere.

"Una ragazza?" gli faccio eco, per non sembrare scioccata.

"Sì. Un'amica di Paco" mi informa. "Ho fatto sesso con lei"

Deglutisco a vuoto e annuisco piano, spostando lo sguardo verso il tavolo.

"Due volte" aggiunge.

"D'accordo..." mormoro infastidita. "Dove vuoi arrivare, Carlos? Perché me lo stai dicendo?"

"Credevo fosse giusto, vista la nostra situazione... Sono stato il primo a chiederti di avere una sorta di esclusiva e non mi sembrava corretto nasconderti questa cosa" mi spiega, con una calma e una trasparenza che mi danno sui nervi.

"Hai fatto bene. Vuoi chiuderla qua?" gli chiedo senza peli sulla lingua.

Lui esita un po', ma poi annuisce piano. "Non pensi anche tu che sia meglio?" mi chiede poi, quasi preoccupato per la mia risposta.

"Va bene così, Carlos" dico soltanto. "Insomma, era solo per divertirci, no?" aggiungo abbozzando un sorriso, anche se dentro di me ogni cosa sta cadendo a pezzi e bruciando.

Carlos annuisce deciso e ricambia il sorriso, poi si alza e viene a trascinarmi in un abbraccio avvolgente dei suoi, che ho sempre amato ma che in questo momento non vedo l'ora che finisca.

Sento le sue mani vagare sulla mia schiena e non posso fare a meno di immaginarle su un'altra donna, chissà in quali punti del suo corpo.

Lui mi lascia un bacio fra i capelli e io mi stacco prima del solito e gli sorrido per cercare di mascherare la sensazione di disgusto.

"Avevo paura di ferirti e di rovinare la nostra amicizia" mormora guardandomi e spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Ti voglio bene, Esti. Non voglio perderti"

Quelle parole, per quanto io possa vedere che siano genuine e vere al cento percento, fanno male.

Io non voglio amicizia. Io non gli "voglio bene". Sono innamorata di lui, sono cotta fino all'osso.

Mi limito a sorridergli e a scompigliargli i capelli com'è mio solito fare, per non fargli capire che c'è qualcosa che non va.

"Tu che dovevi dirmi?" mi chiede poi mentre si siede sul divano.

Scuoto ripetutamente la testa e mi gratto la nuca. "Una stupidaggine, mi sono anche dimenticata" ridacchio.

Carlos scuote la testa divertito e mi fa un cenno per dirmi di sedermi accanto a lui. "Vieni qui, dai. Vediamo un film e mangiamo le fantastiche caramelle che mi hai portato"

Il filo rosso del destino - Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora