Capitolo 29.

929 28 4
                                    

Estrella

Chiudo lo schermo del pc e mi passo una mano sul viso, sbadigliando. Sono nel mio ufficio da sei ore; sono uscita una sola volta per fare pipì e mi sento letteralmente sfinita.

Controllo di nuovo le notifiche sul telefono e, per l'ennesima volta, non ne trovo neanche una da Carlos.

È a Londra da ormai una settimana e negli ultimi due giorni si è fatto sentire pochissimo. Ho provato a giustificare questa sua assenza con il fatto che sia in vacanza, che abbia rivisto uno dei suoi più cari amici dopo tanto tempo e che sia giusto che si diverta e non perda troppo tempo ad usare il telefono. La verità è che nessuna di queste scuse mi ha sollevato il morale.

Carlos mi manca davvero tanto. Non si tratta solo di una mancanza fisica; è qualcosa di più profondo, di molto più complesso che sento dentro di me.

Non è certo la prima volta che parte senza di me; anch'io sono partita molte volte in vacanza con altri amici, è già capitato che non ci vedessimo per dei giorni. Eppure stavolta è diverso. È come se una parte di me non fosse affatto qui, come se dei piccoli pezzi del mio cuore e del mio cervello fossero completamente focalizzati su di lui, e non sentirlo per tutto questo tempo mi fa diventare nervosa e intrattabile.

Nella mia testa, in questi giorni, c'è un'osservazione in particolare che fluttua e non ha intenzione di andarsene. È iniziato tutto quando ho preso coscienza del fatto che Carlos mi mancasse così tanto e in una maniera così strana, così diversa rispetto al solito.

Un brivido ha percorso tutto il mio corpo quando quel pensiero ha iniziato a martellare il mio cervello. Anche il solo immaginarlo e visualizzarlo come idea mi ha terrorizzata.

Non mi sarò mica innamorata di Carlos?

Ci ho pensato e ripensato, mi sono imposta di non sentire questo peso sul petto ogni volta che penso a lui, ma semplicemente non è qualcosa che posso controllare.

Ho anche provato ad ignorare la cosa eliminando il problema alla radice, ma neanche questo ha funzionato, visto che qualunque cosa faccia, dica o veda mi ricorda lui.

Sbuffo rumorosamente tenendomi la testa fra le mani e sussulto quando sento il mio telefono trillare.

Lo afferro velocemente e rimango delusa quando non leggo il nome di Carlos sullo schermo. È un messaggio di Juan.

Esti, ciao. Non so se hai già dei programmi per stasera, ma io e alcuni amici andiamo al Goya, se ti va di venire.

Ci penso su qualche minuto e, anche se inizialmente non ero molto propensa ad andare, mi convinco che invece potrebbe essere un modo per svagarmi e non rimanere depressa sul divano di casa, quindi accetto.

***

Io, Juan e i suoi amici siamo nel locale da appena un paio d'ore e io ho già svuotato tutte le bottiglie del bar. A mia discolpa, però, ci tengo a sottolineare che stavolta non c'entro nulla: veniamo qui talmente spesso che tutti ci offrono shot, drink e amari di ogni tipo che non si possono assolutamente rifiutare. Ecco perché mi ritrovo su un divanetto completamente ubriaca e stordita.

"Esti, tutto ok?" mi richiama Juan, sedendosi accanto a me e mettendo una mano sulla mia schiena.

Annuisco piano e sorrido, cercando di rimanere il più normale possibile e di non dare a vedere quanto io sia realmente fuori.

"Bene" dice sorridente, facendo per alzarsi e raggiungere di nuovo gli altri.

Io però glielo impedisco, tirandolo leggermente dalla camicia che indossa per farlo sedere nuovamente.

Lui mi guarda con le sopracciglia aggrottate, con uno sguardo abbastanza confuso - comprensibilmente. "Che succede?"

"Sapresti darmi un consiglio?" chiedo biascicando e puntando il mio sguardo nel suo.

Lui ridacchia e si gratta la nuca. "Posso provarci" ammette. "Di che si tratta?"

"Allora" esordisco sistemandomi sul divanetto e sventolandomi il viso con la mano. "Immaginiamo una situazione lontana e remota, ok?"

Lui annuisce divertito; ha capito che non sono in me e sa già che questa conversazione sarà surreale.

"Se tu fossi una ragazza" inizio, facendo una piccola pausa. "Sulla trentina, con i capelli biondi e ricc-"

"Come te, in pratica?" mi prende in giro, incrociando le braccia al petto e guardandomi ironico.

"Esatto! Che coincidenza, vero?" esclamo. "Comunque, se tu fossi una ragazza come me e avessi un migliore amico con cui va tutto a gonfie vele e con cui hai un rapporto meraviglioso..." continuo.

"Un migliore amico tipo Carlos?" chiede interrompendomi di nuovo.

"Per esempio, sì" dico vaga.

"Una coincidenza anche questa, non trovi?" ridacchia.

Decido di ignorarlo e di continuare a raccontare. "Dicevo, prima che mi interrompessi di nuovo" dico, fulminandolo con lo sguardo. "Se avessi questo migliore amico e... un giorno, iniziaste ad andare a letto insiem-"

"Voi due cosa?!" esclama scioccato.

"Ho detto che è una situazione lontana e remota, Juan" dico con voce quasi robotica, alzando gli occhi al cielo. "Hai finito di parlarmi sopra, ora?"

Lui rimane scioccato, ma si limita ad alzare le mani in segno di resa e a stare zitto, continuando ad ascoltarmi.

"Ecco... se per pura sfortuna, tu ti innamorassi di questo migliore amico, che faresti?" chiedo infine, guardandolo negli occhi.

"Esti..." mi richiama con tono dolce, avvicinandosi. "Non è una situazione remota, dico bene? Stai parlando di te e Carlos?" mi chiede con lo sguardo fisso nel mio.

Lo guardo per pochi secondi, indecisa tra mentire spudoratamente e dire la verità, poi mi convinco. Annuisco e abbasso il viso.

"Non avevo idea che voi due... Voglio dire, Carlos mi aveva detto che era successo una sola volta!" esclama.

"Juan?" lo richiamo, facendolo girare verso di me.

"Sì?"

"Mi sono innamorata di Carlos"

***

Spazio autrice:

zaaaan zan zannnn, il vaso di pandora è stato aperto 🏺🫣

Il filo rosso del destino - Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora