XVI

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Trascorse un mese intero da quel giorno.

Inizialmente Xavier tentò di parlarle molte volte senza successo: lei lo evitava come un infetto, le uniche volte in cui la vedeva era durante le lezioni, dopodiché spariva nel nulla.
Non la vide più nei corridoi o in giardino, si poteva dire a malapena fosse ancora una studentessa di quella Scuola.

Si chiese spesso il perchè avesse cambiato idea in quel modo su di loro: sapeva che fosse a causa delle parole della loro Preside, ma non quali fossero le conseguenze che la spaventavano a tal punto da isolarsi in quel modo.
Avrebbero potuto trovare una soluzione, avrebbe potuto aiutarla.
Ma ormai non aveva più importanza.

Xavier alla fine aveva rinunciato.
Era stufo dei misteri.

Con il tempo tornò con i piedi per terra e cercò di continuare a vivere, anzi di sopravvivere.
Era diventato infatti l'ombra di sé stesso, quella storia l'aveva stravolto così nel profondo che mangiava poco e raramente, rimaneva per ore a disegnare ed evitava ogni contatto umano.
I suoi amici cercavano costantemente di includerlo nelle loro attività, ma lui rifiutava ogni volta.
Ajax tentò di indagare sul palese malessere dell'amico, ma Xavier non voleva parlarne.

Stare da solo e perdersi nei suoi disegni lo aiutava, da sempre.

Un giorno si presentò in classe con dei pesanti graffi sul collo, suscitando la preoccupazione di tutti e attirando uno sguardo in più del solito.
Ultimamente i suoi dipinti erano tutti più cupi e tetri, rispecchiavano perfettamente il suo umore.
Una delle creature che aveva realizzato era saltata fuori dalla tela e aveva tentato di aggredirlo. In quel periodo era talmente perso che controllava a stento le sue stesse creazioni.

A parte questi inconvenienti le sue giornate si susseguirono sempre uguali: si alzava, frequentava le lezioni e tornava a dormire.
Quando non doveva studiare ed era troppo svogliato anche per dipingere si rifugiava nei sogni.

Una notte si svegliò di soprassalto, sudato e stravolto, a causa di un incubo: era con Lei e stava rivivendo quei momenti di passione di un mese prima.
Era tutto perfetto.
Poi però lei gli rivolse di nuovo quello sguardo gelido, che si trasformò dopo poco in uno cattivo.
Stava tentando di strangolarlo.
Faceva fatica a respirare.
E alla fine il buio.

Guardò il soffitto della sua stanza immobile e rimase così per il resto della nottata, sveglio, senza riuscire ad addormentarsi.

Bianca lo avvicinò una mattina chiedendogli di parlare, ma lei era l'ultima persona con cui voleva avere a che fare.
Sapeva di non ragionare lucidamente quando decise di starle alla larga: poteva benissimo essere ritenuta solo una povera vittima.
Ma non riusciva a fare a meno di darle una parte di colpa in quella vicenda.
Lei aveva istigato Mimi, spinta dalle sue convinzioni malate, ed era a causa sua se ora Mimi temeva anche solo di guardarlo.

Era trascorso un mese da quella notte con Lei.

Quel pomeriggio il tempo era grigio: pioveva a dirotto e il vento soffiava forte.
Xavier si sentiva quasi parte di quella bufera, anziché esserne infastidito.

Stava tornando a Scuola dopo essere stato in città a comprare dei nuovi pennelli.
Giunto a destinazione attraversò il cortile della Nevermore e, mentre stava per aprire le porte dell'ingresso, un dettaglio catturò il suo sguardo.

Qualcuno era rannicchiato sopra ad uno dei davanzali in pietra del porticato esterno.
Pensò che starsene lì seduti al freddo in quel modo non era proprio il massimo e non resistette alla curiosità di avvicinarsi.

I suoi passi si bloccarono a pochi metri da Mimi, si pietrificò sul posto.
Riconobbe i suoi capelli e quel poco che riusciva a vedere del suo profilo: teneva la testa appoggiata alle ginocchia e si avvolgeva con le braccia.

Superato lo shock iniziale cercò di indietreggiare silenziosamente, per lasciarla sola. Ma il suo tentativo di non essere visto andò in fumo quando Mimi colse il movimento con la coda dell'occhio e alzò di scatto il viso verso di lui.

Aveva gli occhi colmi di lacrime e un'espressione stravolta in volto.

《Scusami, non sapevo che fossi tu》disse Xavier con un filo di voce.

《Non importa》gli rispose lei sottovoce, tornando con la testa sulle ginocchia.

Stava per costringersi ad allontarsi quando un singhiozzo gli arrivò alle orecchie.
Ne fu presto sensibilizzato, non poteva andarsene.

《So che non vuoi parlarmi, ma se ti vedo così non riesco a lasciarti sola. Fammi stare qui con te, perfavore》le disse avvicinandosi cauto.

《Tanto ormai non ha più importanza》la sua voce era spezzata dal pianto, non aveva nemmeno alzato il viso per guardarlo.

《Il fatto che tu non voglia parlarmi?》chiese Xavier.

《Tutto》

Finalmente risollevò la testa e puntò gli occhi nei suoi.

《Dovevo solo evitare di creare problemi, questa era l'unica condizione. Non sai quante scuole ho cambiato, quanto sia stato difficile per mia madre... questa volta pensavo di aver finalmente trovato quella giusta per me, era la mia ultima possibilità... ma ora non potrò più stare qui》un singhiozzo interruppe il suo discorso.

《Di cosa stai parlando? Te ne vai??》Xavier piombò nel panico.

《Sicuramente da domani mia mamma non vorrà più farmi rimanere...》 riuscì a rispondere.

Quindi era a questo che si riferiva la Preside Weems quel giorno nel suo ufficio. Lei e la madre avevano stabilito che se Mimi avesse creato problemi non avrebbe più potuto frequentare la Nevermore e forse nessun'altra scuola.

Ma ancora non capiva.

《Perchè da domani??》le domandò.

《Perchè stanotte perderò il controllo》 la vide prendersi la testa tra le mani 《Volevo solo fare la cosa giusta, ci ho provato... ma tanto qualunque cosa io faccia non andrà mai bene. Stare con te sarebbe stato troppo pericoloso, lo sapevi, te ne avevo parlato. Ma quella sera non ho resistito e ho sbagliato. Così ho pensato che evitando tutti, compreso te, soprattutto te, avrei potuto vivere tranquilla... ma mi sbagliavo di nuovo》

Il cuore di Xavier batteva talmente forte che probabilmente poteva sentirlo anche lei.

《L'ho trattenuta per tutto questo tempo》lo fissò dritto negli occhi, terrorizzata 《Sentivo quanto era arrabbiata con me, ma mi rifiutavo di cedere per paura delle conseguenze. Sono arrivata al limite ormai, la sento scavare per uscire anche adesso. Mi rovinerà Xavier...non so come fare...》grosse lacrime le scivolarono sulle guance.

Quella notte avrebbe perso il controllo di nuovo e Dio solo sa cosa avrebbe potuto fare.
Sarebbe stata espulsa.
L'avrebbe persa definitivamente.
Non poteva andarsene.
Non l'avrebbe permesso.

La testa di Xavier iniziò a lavorare velocemente per capire come risolvere la situazione.
Non sapeva come aiutarla, anche se era l'unica cosa che avrebbe voluto.

Poi all'improvviso gli venne un'idea.

《Dormi con me stanotte》

Eyes - Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora