VIII

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Quella stessa notte Xavier era irrequieto: si girava da un lato all'altro del suo letto stropicciando le coperte e non riusciva a prendere sonno.

Il suo corpo desiderava un po' di riposo ma il suo cervello non era disposto a concederglielo. In pochi giorni la monotonia confortevole delle sue giornate era stata stravolta e ora si sentiva così teso e confuso che nemmeno si riconosceva guardandosi allo specchio.

Guardò verso la finestra della sua stanza e, attraverso le tende lasciate aperte per metà, vide il cielo stellato di quella notte.

Decise che aveva bisogno di una boccata d'aria.

Ancora con i pantaloni lunghi del pigiama e una maglia leggera si diresse silenziosamente verso il tetto. Attraversò i corridoi e una volta giunto a destinazione rimase per un attimo spiazzato: la piccola porta che conduceva all'esterno era socchiusa, probabilmente qualcuno aveva avuto la sua stessa idea quella notte.

Aprì di poco la porta cercando di non fare rumore e sbirciò fuori.

Vide una silhouette familiare camminare a passi lenti lungo il cornicione del tetto.
I suoi occhi impiegarono qualche secondo ad abituarsi al buio e mettere a fuoco la persona che si trovava a pochi passi da lui.

La riconobbe.

Mimi si trovava nel posto che lui le aveva mostrato proprio lo stesso giorno.
Era da sola e sembrava assorta.
Aveva le braccia distese ai lati per tenersi in equilibrio e camminava dritta, un piede dopo l'altro, lungo il bordo.

Per un attimo Xavier pensò stesse per lasciarsi andare nel vuoto ed ebbe l'istinto di palesare la sua presenza per fermarla.

Poi però sentì qualcosa.

Stava mormorando una melodia a labbra chiuse, canticchiava tra sé una sorta di ninna nanna mentre avanzava nella notte leggera come una farfalla.

Nessun muscolo del corpo di Xavier aveva più intenzione di muoversi.

Rimase a fissarla rapito attraverso quel piccolo spiraglio della porta.

Fu in quel momento che il suo sguardo scivolò in basso e notò altri dettagli: Mimi era scalza, indossava un dolcevita attillato nero ed era... senza pantaloni.

Xavier deglutì quando vide le coulotte che portava. Anche quelle erano nere come il resto dei suoi vestiti. Non potè evitare di concentrarsi un secondo più del dovuto sul suo sedere fasciato dai ricami in pizzo.

Sicuramente non avrebbe più dormito quella notte.

Osservò come i raggi della luna riflettevano sulla sua pelle rendendola chiara e lucente come madreperla.

Quando la ragazza giunse alla fine di uno dei lati del cornicione fece una giravolta per fare dietrofront, con gli occhi chiusi e un sorriso rilassato sul viso.

Quell'immagine rimase stampata nella mente di Xavier per i giorni successivi.

In quei giorni ebbe altre occasioni per parlarle e passare del tempo con lei. Scoprì che se non superava quella sottile linea immaginaria tra il "fatti gli affari tuoi" e il "non toccarmi" potevano convivere civilmente.

Per quanto gli venisse difficile cercò di trattarla come una semplice "amica".

Notava spesso che quando si comportava in modo gentile o scherzoso con lei la metteva in difficoltà. Sembrava facesse fatica a lasciar cadere quel muro che la isolava dal resto del mondo e da lui soprattutto.

Era ancora un grande mistero, nessuno aveva ancora capito che genere di capacità possedesse.

Un pomeriggio lui e i suoi amici si trovavano in corridoio tra una lezione e l'altra, quando vennero raggiunti da Enid e Mimi.

Xavier si distrasse dal discorso che Ajax gli stava facendo non appena nel suo campo visivo intercettò la ragazza, che si trovava leggermente in disparte rispetto al gruppo.
Cercò il suo sguardo e le fece un mezzo sorriso. Mimi sembrò ignorarlo, ma dalla sua espressione imbarazzata poteva capire che l'aveva visto eccome.

《Potresti almeno far finta di ascoltarmi, stronzo》gli sussurrò Ajax dandogli una gomitata.

《Cosa c'è??》 Xavier cadde per un attimo dalle nuvole.

Ajax scosse la testa ridendo, era un caso perso. Sicuramente non era l'unico ad aver notato come il suo amico pendeva dalle labbra della nuova arrivata. Si comportava sempre in modo strano da quando c'era lei.
Avrebbe dovuto smascherarlo prima o poi.

《Ragazzi domani pomeriggio la Weems ha autorizzato un'uscita! Avete saputo?》esordì Enid attirando l'attenzione di tutto il gruppo.

Si organizzarono brevemente per l'uscita del giorno successivo: Enid aveva in programma una giornata di shopping e cercò di convincere Mimi ad unirsi a lei, mentre i ragazzi proposero di trovarsi al bar per un caffè.
Ripresero infine le lezioni.

Il pomeriggio dell'uscita a Jericho giunse accompagnato da un cielo pieno di nuvole grigie.
In giro per la cittadina c'era poca gente e Xavier si stava dirigendo nel suo bar preferito per una dose doppia di caffeina.

Si trovava in una delle vie principali quando, passando di fianco ad un vicolo, con la coda dell'occhio vide una macchia viola che associò subito alla divisa della sua Scuola.

《Ma che sorpresa... le migliori le tengono sempre rinchiuse in quella Scuola...》

Arrestò il passo appena sentì quelle parole in lontananza.

《...devo dire che per essere una stramba sei piuttosto carina...》

A distanza di qualche metro vide un ragazzo, probabilmente della sua età, che si stava premendo sempre di più contro il corpo di una studentessa della Nevermore.

Xavier aveva già imboccato quella strada per soccorrere la ragazza quando la voce di quest'ultima lo fece sbiancare di colpo:

《Ti consiglio di lasciarmi stare》

Nel momento in cui si rese conto che era Mimi la ragazza schiacciata da quel tipo contro la parete sentì il sangue ribollirgli nelle vene e arrivargli immediatamente al cervello.

Il suo cervello smise di ragionare: raggiunse a grandi falcate la coppia, tirò il ragazzo dalle spalle e lo gettò per terra.

《Ehi... stronzo!》si lamentò lui colto alla sprovvista.

Xavier lo guardò dall'alto con gli occhi iniettati di rabbia. Lo afferrò nuovamente dalla giacca di pelle che portava per sbatterlo contro al muro e riportarlo alla sua altezza.

《Cosa cazzo pensi di fare??》gli disse a denti stretti, sollevandolo da terra.

《Ma che cazzo, fatti gli affari tuoi》riuscì a rispondergli il ragazzo cercando di liberarsi dalla sua presa.

In quel momento non sentiva nemmeno la voce di Mimi che lo stava chiamando.

Lo lasciò andare solo per tirargli un pugno in piena faccia.

《XAVIER!》la voce di lei finalmente attirò la sua attenzione. La guardò negli occhi per un momento, prima di ricevere un pugno a sua volta a causa di quella distrazione.

Il ragazzo ne approfittò per scappare via urlando insulti verso entrambi e Xavier rimase con una mano sul volto dolorante, con i nervi a fior di pelle.

Doveva calmarsi.

《Sono capace di difendermi da sola, non dovevi intervenire》gli disse Mimi.

Come non detto.

《Ma l'hai visto? Era il doppio di te!》

Non poteva credere alle sue orecchie.

《Non mi conosci, potevo gestirlo》

Si fronteggiarono per qualche secondo, poi Xavier scosse il capo e concluse:

《No hai ragione, io non ti conosco》

Eyes - Xavier ThorpeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora