CAPITOLO 5 - UN TALENTO NASCOSTO

844 79 685
                                    

Solo quando ebbi finito mi resi conto che stavo tremando. Ero esausto, avevo la gola secca e nemmeno un briciolo d'aria nei polmoni, ma riuscii comunque a sollevare il capo. Cornelio era immobile, con le braccia conserte e la mascella contratta; talmente distaccato che, per un momento, ebbi il dubbio di non aver aperto bocca.

«Non pratichiamo la magia, né la mia famiglia né io» balbettai «Sono nato così per volere degli Dei... del Destino... di un'insolita combinazione di atomi...» appena Cornelio prese le mie mani, smisi di parlare. Il nonno mi aveva ripetuto tantissime volte di non rivelare quel segreto, me l'aveva fatto giurare davanti ai Lari e io avevo agito diversamente. Dovevo accettarne le conseguenze. «Ti prego, di' qualcosa» posai gli occhi sulle nostre mani, ancora strette le une nelle altre «Prometti almeno che manterrai il silenzio.»

«Io...»

«Mi odi? Non sarai più mio amico?»

«Devo proteggerti.»

«Proteggermi?» sussultai «Tu vuoi...?»

Cornelio lasciò andare la presa e fece un passo indietro. «Hai creduto di vedere uno spettro. Il Traditore di Roma, per di più! E se, entrando nella necropoli, avessi realmente evocato le anime del Tartaro? Non si scherza con un simile dono» scosse il capo e sospirò «Dovevi dirmelo subito! Dovevi stare più attento.»

Mantenni il controllo finché ne fui in grado, poi scoppiai a piangere e avvolsi Cornelio in un abbraccio.

«Perché lo stai facendo?» domandò lui confuso.

Non sapevo spiegarlo a parole, così strinsi più forte, affondando il viso tra le pieghe della sua toga. «Grazie.»

«Io non...» la frase gli morì sulle labbra e noi restammo in silenzio, stretti in quell'abbraccio che mi dava sicurezza. Solo dopo molto tempo, Cornelio cercò il mio sguardo. «Il sogno della scorsa notte» mormorò «Credi che l'abbiano inviato gli Dei? Era un monito? Una minaccia?»

Feci spallucce. «I mortali ricevono tanti sogni oscuri e io non so interpretare le mie visioni.»

«Se non fosse una visione? Se provenisse da...» pronunciare il suo nome lo spaventava «Ci hai pensato? Magari, è fuggito dal Tartaro, il nostro raduno alla necropoli l'ha incuriosito e tu, con il dono che possiedi, sei diventato un bersaglio da perseguitare.»

«Intendi, sotto forma di alastore? Perciò sarebbe entrato nei miei sogni?»

«Per esempio.»

Mi asciugai gli occhi dalle ultime lacrime. «So poco di quei demoni e spero che Cati...»

«Non dirlo!»

«Che lui non abbia piegato il Tartaro per tramutarsi in un alastore. Tuttavia, anche se avesse assunto una forma demoniaca, perché dovrebbe tormentare me?» ero un ragazzo qualsiasi, con cui Catilina non aveva alcun conto in sospeso: il sogno non poteva essere opera sua. «Alla necropoli ho avuto paura» ammisi «E mi chiederò a lungo se ciò che ho visto fosse un fantasma reale; però, escludo che sia pericoloso per me.»

«Prometti che farai le dovute ricerche» m'intimò Cornelio «Prometti che non mi escluderai di nuovo.»

«Lo giuro» dichiarai, convinto di aver rivelato fino all'ultima sillaba degna di nota.

Intanto, gli Dei – o chiunque giochi coi nostri Fati – cancellavano dai miei ricordi il monito di Catilina. La profezia che i presenti alla necropoli sarebbero morti anzitempo volò lontana e pensieri diversi mi riempirono la mente: avrei trovato il coraggio di tornare nell'accademia? Epidio sapeva qualcosa? I miei compagni mi credevano pazzo? E Sabino? Mi ero addentrato tra i morti per conoscerlo meglio e, invece, ero sembrato soltanto un folle.

Acheronta MoveboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora