CAPITOLO 8 - CON QUESTO AMULETO IO TI PROTEGGO

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«Che assurdità, Stimicone!» lo sguardo altero del nonno si caricò di sdegno «Perché mai dovresti comprare un regalo a Flacco, per placare la sua gelosia?»

«Posso permettermelo» tagliò corto lui.

«Allora acquista abiti più appropriati al tuo primogenito. Lo mandi in giro come un ragazzino di campagna.»

«Lui è un ragazzino e proviene dalla campagna.»

«I suoi compagni di classe...»

«I suoi compagni di classe non sono un metro di giudizio per le nostre scelte» puntualizzò mio padre «Publio ha tutto ciò che gli serve, una prospettiva di carriera per cui ti ringrazio e un'intelligenza che vale molto più di qualche gioiello.»

Io li fissavo in disparte. Quando c'era anche la mamma, l'aria era tesa ma accettabile; ora, invece, sembravano sul piede di guerra.

«Stai facendo un ottimo lavoro con lui, Magio» proseguì mio padre «Ma, come io mi fido delle tue decisioni, ti prego di fare lo stesso con le mie.»

Il nonno serrò le labbra in un'espressione di rimprovero. «Fa' ciò che vuoi con Flacco» sibilò a denti stretti «D'altronde, la sua massima aspirazione sarà prendersi cura delle tue api.»

"Devo intervenire. Adesso" avanzai, ponendomi tra loro. «Perdonate il disturbo» tentai di sorridere, come se non avessi sentito una parola del litigio «Siamo pronti per andare al mercato e presto il Sole tramonterà.»

«Stavamo discutendo alcune questioni importanti» intervenne subito il nonno «La dote della tua futura sorella, per esempio.»

"Non è ciò che ho ascoltato io" tuttavia, feci finta di niente e lo lasciai continuare.

«Maia avrebbe dovuto sposare un membro della classe equestre, malgrado...» lanciò un'occhiata gelida a mio padre «Beh, sarà la piccola Virgilia a elevare la famiglia.»

«E se fosse maschio?» azzardai. Da che avevo ricevuto la notizia, ero convinto che avrei avuto un secondo fratello. Sia il nonno che mio padre, però, scossero la testa.

«Le donne, gli aruspici e i dottori concordano sul fatto che sarà femmina.»

«E noi ce lo auguriamo» aggiunse il nonno «Un altro maschio non servirebbe a nulla.»

«Sarebbe ugualmente una benedizione.»

"Oh no, ricominciano!" «Una femmina, ho capito» affermai con troppa enfasi «In ogni caso, avrà bisogno di una bulla con dei crepundia adatti» mio padre si sarebbe fermato a Cremona una notte proprio al fine di comprare gli amuleti per il bambino in arrivo.

«Potreste farveli modellare da un artigiano.»

«Preferisco sceglierli insieme a Publio e Flacco» replicò mio padre, cercando di mantenere un tono cordiale.

Il nonno lo studiò a lungo. I suoi muscoli erano rigidi, le sopracciglia aggrottate e gli occhi carichi di disprezzo. «Ricorda d'inserire un pettine, un delfino, un'anfora e una civetta» sospirò alla fine.

«Sarà fatto, Magio» mio padre mi posò una mano sulla schiena e uscimmo dalla stanza, diretti verso il portico, dove Flacco ci aspettava giocando con le sue amate noci.

«La bambina non vuole i ciondoli» esclamò nell'attimo in cui ci vide «Me l'ha sussurrato in sogno.»

«Tuo fratello non l'ha ancora accettato, non è così?»

«Già» ridacchiai, avvicinandomi a Flacco «Se desideri un cavallo, devi sbrigarti. E, senza di te, io e papà non riusciremo a trovare tutti i crepundia. Dunque... Ci aiuti?»

Lui ragionò un momento, poi balzò in piedi. «Se avete bisogno di me...»

Ci scambiammo una rapida occhiata. «Certo» dichiarammo all'unisono.

«Allora vi aiuto» Flacco gonfiò il torace e ci seguì saltellando «Papà, sai che qui Publio si chiama Virgilio?»

«Mi è giunta voce.»

«E sai che sono diventato amico di Signor Vento?»

Mio padre si girò verso di me, per assicurarsi che Flacco non avesse stretto amicizia con individui poco raccomandabili.

«Stai tranquillo» bisbigliai, attento a non farmi notare da mio fratello.

«E i nonni non sanno niente di come si semina!»

«Ha provato a insegnarglielo?» chiese mio padre, guardando di nuovo verso di me.

«Ha distrutto il patio» precisai sottovoce «Il nonno era furioso.»

Lasciammo parlare Flacco fino al mercato, felici di non sentire nemmeno un commento negativo sul bambino in arrivo. Mio fratello era così: i suoi grandi entusiasmi, come le rabbie e le delusioni, avevano la durata di un temporale estivo. Violento, certo, ma breve.

Raggiungemmo le bancherelle degli artigiani e cominciammo a cercare, incaricando Flacco di trovare i ciondoli che aveva commissionato il nonno.

«Padre, come hai scelto i miei amuleti?» era una domanda che non gli avevo mai posto.

Lui sorrise. «I crepundia che hai al collo sono il mio viaggio fino alla tua nascita.»

"Il tuo viaggio" ripetei tra me. Sembrava importante.

«Ho sempre saputo che, presto o tardi, gli Dei ti avrebbero consegnato a me» continuò mio padre in tono assorto, mentre esaminava dei ciondoli a forma di piuma «E per anni, quando avevo un po' di denaro da parte e m'imbattevo in un crepundium speciale, lo acquistavo per te.»

Abbassai lo sguardo sui miei amuleti. «Quindi, non ho questa pergamena perché tu speri che io diventi un retore? Né questa effige di Mercurio affinché gli Dei m'inviino i loro messaggi?»

«Non mi serve un gioiello per sapere che farai grandi cose» sfiorò la collana che mi aveva donato al nono giorno dalla mia nascita «Qui dentro puoi scorgere il primo lavoro che ho svolto, ciò che mi appassionava, l'incontro con tua madre, la nostra casa...»

Sentii il sangue farsi più caldo e gli occhi velarsi di un sottile strato di lacrime. Forse, il Fato mi aveva spinto a porre quella domanda a mio padre solo ora proprio perché sapeva quando avrei avuto davvero bisogno della risposta.

«Preferivo consegnarti le tue radici» proseguì, osservandomi in viso «In questo gioiello c'è il tuo Passato e ci siamo noi, con tutto l'amore e la protezione che siamo in grado di darti. C'è il viaggio della nostra famiglia che continuerai come meglio credi. Qui, a Roma o ovunque vorrai. Io desidero solo che tu sia libero e felice.»

Acheronta MoveboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora