Osservai le pitture che adornavano il nostro triclinium, mi riempii il piatto e spostai l'attenzione sui miei amici, adagiati accanto a me. Tradizione voleva che un convivio, anche informale, avesse nove invitati o un multiplo di quel numero, ma a noi non importava: eravamo ben lieti di ospitare Quinto e goderci una cena a quattro.
Era venuto con un cesto di datteri farciti, sperando di ottenere notizie sullo scrittore anonimo, e non comprendeva i nostri sguardi complici.
«Si può sapere cosa nascondete?» sbuffò, versando nella zuppa una generosa porzione di garum «Vorrei semplicemente stringere la mano all'autore del tuo spettacolo.»
Volumnia sbatté le ciglia. «Mi sono imbattuta in dei testi intriganti e ho... tentato. Un azzardo andato a buon fine. Infatti, prima dell'inverno, potrai assistere a un'altra opera.»
«Veramente? Di cosa tratterà? Suvvia, dimmi almeno l'argomento!»
Faticavo a restare serio di fronte alla sua insistenza. Per fortuna, Quinto m'ignorava, troppo impegnato a fare domande.
«Basta! C'è tempo» lo fermò Volumnia, sorseggiando un economico vino Albanum «Lo spettacolo sarà tra il secondo e il terzo Mundus Cereris.»
Mundus Cereris.
Come una chiave nella toppa, quel nome aprì la stanza in cui avevo confinato le mie paure. Mi rabbuiai io e si rabbuiò pure Quinto.
«La festa dei morti» mormorò tetro «Quando spiriti e demoni percorrono le strade degli uomini.»
Cornelio sollevò le spalle. «È un giorno per sentire vicini i nostri cari» precisò «Niente guerra, niente comizi, niente aperture dei templi. Non mi pare orribile.»
«Tu non hai un padre e uno zio iniziati ai culti di Cerere.»
Lo fissai allibito. «Cicerone e suo fratello...?»
«Non è illegale, Virgilio. Non sto parlando di magia numitates e nessuno, in casa mia, ne ha mai fatto mistero, però...» Quinto immerse il cucchiaio nella zuppa e cominciò a mescolare «Mundus Cereris è il momento ideale per mettersi in contatto coi mostri. Soprattutto per chi sa cercarli.»
"E i componenti della tua famiglia hanno un dono simile al mio" distolsi lo sguardo e notai che Volumnia aveva smesso di bere.
«In che senso?» s'informò con un pizzico d'angoscia.
Quinto incassò il mento. Pareva in difficoltà, imbarazzato da ciò che stava per raccontarci. «Mio padre non teme l'Oltretomba. Al contrario, ama studiarlo e, ultimamente, menziona spesso Alastor. Dice che i demoni sono vicini, amichevoli...»
«Evita discorsi simili!» sbottò Cornelio, accennando un gesto apotropaico «I demoni sono maligni e non vanno nominati in casa mia.»
Mi portai la coppa alle labbra, malgrado non avessi sete.
«Io... ne sono fuori» farfugliò Quinto «Spero solo che mio padre non voglia... che non organizzi... Magari mi preoccupo troppo.»
«Quinto?» ansimai, tenendo il calice contro la bocca «Per caso, tuo padre parla di Alastor da dopo le Idi?»
«Da quattro anni» confessò «Sostiene di averne approfondito la leggenda durante la guerra tra Cesare e Pompeo. Tuttavia, con la morte del dittatore, i discorsi sulle creature infere sono aumentati. Una sera, Bruto ha preso mio padre in disparte e l'ha interrogato ore a riguardo.»
Serrai la mascella. Forse, Roma tremava davvero sotto le spinte del Tartaro. "I congiurati hanno venduto l'anima ai demoni?" rabbrividii, ripensando allo strano atteggiamento di Bruto "La visione dei due viandanti nel lago c'entra con le sorti della Repubblica? E io? Sarò un tramite per i mostri di..."
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Acheronta Movebo
Fiksi Sejarah"I poeti canteranno gli eroi, consegnandoli all'Immortalità" Ecco ciò che mi hanno insegnato. E io ho consumato la vita per cercare parole con cui glorificare Roma. Però, mentre varco la soglia dell'Ade, non è all'Eneide che penso. Sono altre le dom...